Macron l'africano tenta il rientro nel Continente con la "Françafrique"
di Daniele Zappalà, Parigi
In occasione del G20 sudafricano di fine settimana, il presidente francese avvia ubna trasferta di 5 giorni che toccherà pure le Mauritius, il Gabon e l’Angola

«Valorizzare il rinnovo della nostra relazione con l’Africa». È questo, per l’Eliseo, l’obiettivo centrale della tournée africana del presidente francese Emmanuel Macron, in occasione del G20 sudafricano. Una trasferta di 5 giorni che toccherà pure le Mauritius, il Gabon e l’Angola. Nella fase attuale, evocare un ‘rinnovo’ è pure un modo eufemistico per riconoscere i malintesi e attriti che si sono accumulati negli ultimi decenni. In particolare, attorno all’affarismo occulto noto come Françafrique, capace di prolungare le distorsioni e asimmetrie dell’epoca coloniale. Lo scenario geopolitico è decisamente mutato rispetto all’epoca, non lontana, in cui l’Eliseo era ancora capace di riunire a Parigi i dirigenti dell’intero continente, proponendo una sorta di ‘avvocatura’ per gli interessi africani presso le istanze multilaterali. Negli ultimi anni, a partire dai Paesi francofoni del Sahel, un’ondata talora anche violenta di rigetto antifrancese, o comunque di riconsiderazione delle relazioni, ha costretto la Francia a cambiare gioco.
Oggi, dopo un ridimensionamento in particolare della propria presenza militare in Africa, Parigi vuole puntare su un approccio economico di un nuovo genere, su programmi rivolti ai giovani e sul cosiddetto «lavoro memoriale», volto ad allontanare gli spettri nati dalle lacerazioni coloniali. In piena crescita economica grazie al turismo, le Mauritius, vicine ai territori francesi nell’Oceano Indiano, fanno gola agli imprenditori francesi. Parigi vorrebbe pure consolidare la propria rete di alleati nell’area oceanica indiana altamente strategica, soprattutto dopo lo ‘smacco’ della recente destituzione forzata del presidente del Madagascar, Andry Rajoelina, fra i pochi capi di Stato continentali ancora spiccatamente francofili. In Sudafrica, Macron spera pure di cominciare a ‘rammendare’ gli ultimi strappi con l’Algeria di Abdelmadjid Tebboune, tanto più nella scia della grazia accordata da quest’ultimo allo scrittore franco-algerino Boualem Sansal, appena rientrato in Francia. Dall’anno scorso, ad avvelenare le relazioni è stata la scelta di Macron di schierarsi con il Marocco nella pluridecennale diatriba territoriale sul destino del Sahara Occidentale.
In Gabon, dopo la caduta del ‘clan’ Bongo, il capo dell’Eliseo cercherà di rafforzare il legame con il generale Brice Nguema, nuovo uomo forte nel Paese, dove la Francia ha deciso di trasformare la sua importante base militare in un «campo condiviso» con le autorità gabonesi, finalizzato alla formazione. Un po’ dappertutto, dunque, Parigi cerca di moltiplicare i segni di ‘bonifica’ dei vecchi metodi datati. Un modo, questo, anche per restare in corsa, di fronte all’attivismo diplomatico ed economico crescente in Africa di numerose altre potenze, soprattutto asiatiche. Così, la partecipazione di Macron al vertice Unione Europea-Unione Africana, in Angola, centrato sulla strategia europea ‘Global Gateway’ per finanziare delle infrastrutture in Africa, sembra anch’essa coerente con l’abbandono di un protagonismo francese ostentato e solitario, divenuto improponibile.
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