venerdì 24 gennaio 2020
Protesta interrotta dopo quattro mesi e moltissime vittime Il magnate delle telecomunicazioni Strive Masiyiwa offrirà 300 dollari ad ogni dottore, il triplo dello stipendio merdio
Oppositori dell’Mdc in piazza nella capitale Harare contro il governo e la crisi che sta dilaniando il Paese

Oppositori dell’Mdc in piazza nella capitale Harare contro il governo e la crisi che sta dilaniando il Paese - Reuters

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Non lo chiamavano sciopero, ma «interdizione». I più anziani tra loro si erano spinti un po’ oltre, definendolo un «genocidio silenzioso», vista la morte di un altissimo numero di pazienti. Semplicemente, centinaia di medici dello Zimbabwe per quattro mesi hanno incrociato le braccia, sostenendo di non potersi permettere di lavorare visti i bassi stipendi a fronte di un’inflazione galoppante e chiedendo che i salari fossero ancorati al dollaro Usa. Una sfida al governo finita solo grazie all’uomo più ricco del Paese, il magnate delle telecomunicazioni Strive Masiyiwa, residente in Gran Bretagna. Il filantropo miliardario (2,5 miliardi di dollari la sua fortuna, secondo Forbes) verserà infatti ai medici dello Zimbabwe, attraverso un fondo da lui istituito, un’indennità di circa 300 dollari al mese, provvedendo anche al trasporto verso il luogo di lavoro. Il finanziamento proseguirà per sei mesi e non è chiaro cosa succederà in seguito, ma l’offerta era impossibile da respingere, considerando che la maggior parte dei medici in sciopero guadagna meno di 100 dollari al mese.

Lo sciopero, uno dei più lunghi nella storia del Paese africano, in grado di mettere in ginocchio un sistema sanitario nazionale già precario, è stato quindi interrotto. Le associazioni dei medici chiedono peraltro che vengano di nuovo assunti decine di medici che erano stati licenziati perché si rifiutavano di lavorare. Quanto accaduto al settore sanitario è solo un aspetto di una situazione economica difficile per uno Zimbabwe che, finita l’era Mugabe, non è ancora riuscito a risollevarsi. Oltre ai medici, anche insegnanti e altri dipendenti pubblici chiedono aumenti salariali a cui il governo dice di non poter fare fronte. Gli stipendi attualmente contano per oltre l’80 per cento del budget nazionale. Masiyiwa, fondatore del gigante delle telecomunicazioni Econet Wireless, non è nuovo a gesti simili.

Un anno fa aveva istituito un altro fondo da decine di milioni di dollari per investimenti a favore degli imprenditori agricoli dello Zimbabwe, «sfidando» altri miliardari ad aumentare le loro donazioni. Insieme alla moglie Tsitsi, Masiyiwa ha fondato l’Ong Higherlife Foundation, che si occupa di istruzione per i giovani. Attraverso uno dei principali programmi di borse di studio in Africa, la sua fondazione paga le tasse scolastiche ogni anno per 30mila studenti in Zimbabwe, Lesotho e Burundi. A livello sanitario, nel 2014 Masiyiwa si era unito ad un altro miliardario africano, Aliko Dangote, per raccogliere 35 milioni di dollari contro l’epidemia di ebola in Africa occidentale. Nel tempo ha anche sostenuto organizzazioni che si battono contro l’Hiv, la malnutrizione e a favore dell’ambiente. Sei figli, uno dei quali ha dovuto lottare contro il cancro, Masiyiwa ha lasciato lo Zimbabwe alla fine degli anni Novanta anche a causa di pressioni politiche crescenti, affiancando sempre la beneficenza agli affari. «La cristianità è un sistema di valori che mi chiede di aiutare il più debole – ha spiegato di recente –. Riesco a guadagnare molto per me e per i miei azionisti, ma questo non può essere qualcosa di fine a stesso».

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