venerdì 13 gennaio 2023
Secondo le Nazioni Unite ci vuole un'azione urgente per proteggere i più piccoli in 15 Paesi, dall'Afghanistan all'Etiopia, dal Kenya al Sud Sudan, colpiti da una crisi alimentare senza precedenti
Un uomo cerca qualcosa da vendere in un campo bruciato ad Harare in Zimbabwe

Un uomo cerca qualcosa da vendere in un campo bruciato ad Harare in Zimbabwe - Ansa

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È necessaria un'azione urgente per proteggere i bambini più vulnerabili nei 15 Paesi più colpiti da una crisi alimentare e nutrizionale senza precedenti. A chiedere un intervento rapido in Afghanistan, Burkina Faso, Ciad, Etiopia, Haiti, Kenya, Madagascar, Mali, Niger, Nigeria, Repubblica del Congo, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Yemen sono le agenzie delle Nazioni Unite.

Conflitti, choc climatici, l'impatto dell'epidemia di Covid-19) e l'aumento del costo della vita stanno facendo lievitare il numero di bambini che soffrono di malnutrizione acuta. Attualmente, in questi 15 Paesi piu' colpiti, piu' di 30 milioni di bambini soffrono di consunzione, 8 milioni dei quali sono colpiti da grave deperimento, la forma piu' mortale di privazione di calorie e principi nutritivi. Si tratta, secondo le agenzie Onu, di una grave minaccia per la vita dei bambini e per la loro salute e il loro sviluppo a lungo termine, con ripercussioni che si fanno sentire anche nelle loro comunità. Per fare i conti con questa difficile questa situazione cinque agenzie delle Nazioni Unite. l'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, l'Organizzazione mondiale della sanità, il Programma alimentare mondiale e il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia, chiedono di accelerare i progressi sul Piano d'azione globale con lo scopo di prevenire, rilevare e curare la malnutrizione acuta nella popolazione infantile dei Paesi più colpiti.

Anche se non rientra in questo elenco, a trovarsi in una situazione per molti aspetti anche più grave è lo Zimbabwe che soffre ancora delle pesanti conseguenze lasciate dall'eredità del dittatore Robett Mugabe continua a pesare su un Paese che per decenni è stato tra i più floridi dell'Africa australe. Lo Zimbabwe si trova infatti ormai sull'"orlo della carestia" secondo i dati appena pubblicati dal Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef). La crisi alimentare provocata da siccità, inondazioni e epidemie avrebbe reso tre milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria di cui due milioni sarebbero bambini. Per il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia, inoltre, un milione e mezzo di persone, tra cui 1,1 milioni di bambini, hanno bisogno di servizi sanitari salvavita e farmaci contro l'HIV.

Secondo i dati Onu il Paese africano avrebbe registrato un aumento della prevalenza del deperimento del 7,2%. A peggiorare, in particolare, è la situazione del raccolto dei cereali che potrebbe provocare una grave carenza di cibo nella stagione di magra tra gennaio e marzo. Anche il reddito familiare medio è diminuito da 75 dollari al mese nel 2021 a 57 nel 2022.

Sempre per l'Onu oggi, in Zimbabwe, circa il 22% delle famiglie vivono una situazione critica e di emergenza rispetto al 17% delle famiglie nel 2021 con il risultato che, nel 2023, fino a 3,8 miioni di persone potrebbero vivere una grave situazione di insicurezza alimentare. In generale la popolazione si confronta ogni giorno con pericoli naturali come inondazioni e siccità che sono esacerbati dai cambiamenti climatici e dall'instabilità economica. Sempre secondo l'Onu le epidemie, tra le quali il morbillo e la diarrea, stanno colpendo le regioni meridionali del Paese e il rischio di colera rimane elevato. (S.Guz.)

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