lunedì 18 marzo 2019
Beira, la seconda città mozambicana, con mezzo milione di abitanti, è stata «danneggiata o distrutta al 90%». Milioni di persone hanno bisogno di aiuti
Gli effetti del ciclone nel villaggio di Chiluvi, nel Mozambico centrale (Ansa)

Gli effetti del ciclone nel villaggio di Chiluvi, nel Mozambico centrale (Ansa)

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Idai potrebbe aver fatto quasi 1.000 morti in Mozambico, che ha visto la città di Beira devastata e isolata dalla violenza del ciclone, che ha colpito anche il Malawi e lo Zimbabwe. Le vittime accertate in Mozambico finora sono già oltre 200, e un milione e mezzo gli sfollati, secondo dati Onu e del governo. l ciclone è il peggiore che ha colpito il Paese dal 2.000, quando il ciclone Eline devastò la parte orientale e meridionale del Paese. Secondo un'agenzia delle Nazioni Unite, in Zimbabwe sono 5,3 milioni le persone che hanno bisogno di aiuti alimentari.

«Non mi stupirebbe che alla fine il bilancio possa superare i mille morti», ha avvertito il presidente Filipe Nyusi, rientrando da un sorvolo in elicottero, Beira, la seconda città del Paese africano con mezzo milione di abitanti, è stata «danneggiata al 90%», ha reso noto la Federazione internazionale della Croce Rossa.

«I racconti che ci sono arrivati - ha spiegato Giovanna De Meneghi, coordinatore dei progetti di Medici con l'Africa Cuamm nel Paese, in contatto con i cooperanti sul posto - sono davvero allarmanti. La città è distrutta, tralicci abbattuti, case scoperchiate, tetti di lamiera sparsi ovunque da un vento violento che soffiava a 170 chilometri orari.

È nell'Ospedale Centrale la situazione più difficile: il blocco operatorio è inagibile; così pure la Neonatologia (Bercario), che è stata spostata nel nuovo edificio della Pediatria, a sua volta scoperchiata. Il pronto soccorso, anch'esso scoperchiato, è senza acqua e luce, il pavimento è coperto da almeno 5 cm di fango e acqua. Tutto intorno. un odore nauseabondo. In questa situazione - ha aggiunto De Meneghi - continuano ad arrivare corpi e feriti e l'ospedale cerca di rispondere come può, con turni da 48 ore. Anche i tetti degli edifici dell'Università Cattolica del Mozambico sono stati divelti dalla furia del ciclone».

Sono difficili le comunicazioni tra Maputo, capitale del Paese africano, dove si trova il coordinamento di Medici con l'Africa Cuamm. «Il nostro staff è fortemente preoccupato, ma sta bene. Sono stati colpiti i posti in cui i nostri volontari lavorano ogni giorno - spiega don Dante Carraro, direttore di Medici con l'Africa Cuamm - e siamo tutti con il fiato sospeso per quello che sta succedendo a Beira e in Mozambico in questi giorni. La vera preoccupazione è per la popolazione, che con una forza incredibile si sta già mobilitando in autonomia per rendere agibili le strade.

Stiamo trasferendo i nostri medici con più esperienza dalle altre aree del Mozambico a Beira. Se non interveniamo subito rischiamo il diffondersi del colera, che già l'anno scorso aveva colpito la zona ed è endemico nell'area. L'obiettivo primario è garantire, anche in emergenza, le attività dell'ospedale di Beira e dei dieci centri di salute circostanti, perchè tutti possano ricevere cure. Poi, dovremo pensare a ricostruire: abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti».

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