martedì 7 aprile 2015
In Siria è sempre più tragica la situazione nel campo profughi palestinese attaccato dai jihadisti del Califfato. I governativi hanno lanciato una dura controffensiva riconquistando parte dell'area. L'Onu chiede l'accesso umanitario.

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Infuria la battaglia per il controllo del campo profughi palestinese di Yarmuk, cinque chilometri a sud di Damasco, attaccato dallo Stato islamico (Is o Isis). L’esercito governativo siriano sta conducendo una durissima controffensiva, bombardando a tappeto l’area. I miliziani del Califfato sono stati costretti a cedere terreno e adesso controllano “solo” il 60 % dell’area, contro il 90 % che erano riusciti a conquistare. Lo afferma il responsabile in Siria dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina, Anwar Abdel-Hadi. Questi ha anche spiegato che sono ancora in corso gli scontri tra i miliziani dell'Is e i comitati popolari palestinesi all'interno del campo. La tragedia dei civili Nel mezzo dei furiosi combattimenti sono però rimasti intrappolati migliaia di civili. Che non possono muoversi e restano chiusi in casa o in rifugi improvvisati. I jihadisti sparano a chiunque cerchi di entrare o di uscire dal campo. Cibo e acqua scarseggiano. "Abbiamo lasciato il campo sotto i bombardamenti. Io e i miei cinque figli mangiavamo piccoli pezzi di pane e bevevamo olio perché non c'erano più né cibo né acqua", ha raccontato in una testimonianza riportata dalla Dpa Um Ahmad, un palestinese fuggito da Yarmuk. Intrappolati 3.500 bambini Almeno 3.500 i bambini sono intrappolati all'interno del campo profughi palestinese di Yarmuk, con il rischio di essere uccisi o feriti, senza cibo, acqua e assistenza medica. Lo denuncia Save the Children. Non solo: secondo fonti dell'organizzazione, "nei giorni scorsi decine di medici volontari, operatori umanitari e civili, sono stati uccisi, rapiti o feriti; e molti risultano ancora dispersi". Save the Children chiede alla comunità internazionale di sollecitare tutte le parti in conflitto ad un cessate il fuoco che consenta di portare aiuti all'interno di Yarmuk e di evacuare i bambini e le famiglie ferite. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu chiede l'accesso umanitario Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto accesso umanitario al campo di rifugiati palestinesi. Lo ha detto l'ambasciatrice della Giordania presso l'Onu Dina Kawar, chiedendo che i 15 membri del Consiglio di sicurezza Onu hanno chiesto "la protezione dei civili, l'accesso umanitario" al campo e la possibilità di fornire "assistenza salva vita". Attualmente nel campo di Yarmuk, dove il primo aprile sono entrati i jihadisti dell'Is, vivono circa 18mila rifugiati palestinesi, contro i 160mila di prima dell'inizio della rivolta contro Bashar al-Assad nel marzo del 2011. Riferendo al Consiglio di sicurezza Onu, Pierre Krahenbuhl dell'Unrwa (l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi) ha descritto la situazione nel campo "più disperata che mai". L'ambasciatore palestinese presso l'Onu, Riyad Mansour, ha quindi affermato che la priorità del suo governo è quella di salvare i rifugiati e a chiesto ai Paesi membri del Consiglio di trovare una nuova collocazione per loro. "Non c'è cibo, non c'è acqua e ci sono pochissime medicine. Le persone sono chiuse in casa, ci sono scontri per le strade. Ci sono notizie di bombardamenti. Vanno fermati e i civili devono essere evacuati", ha detto un altro funzionario dell'Unwra, Chris Gunness.
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