martedì 25 febbraio 2020
L’ex produttore cinematografico è stato riconosciuto colpevole di «atto sessuale criminale» e di «stupro». Scagionato dall’accusa di essere un «predatore seriale», che poteva comportare l'ergastolo
Il procuratore: «Un giorno nuovo per le donne coraggiose che hanno denunciato» Il «re di Hollywood» ha ascoltato in silenzio e poi è stato portato via in manette. Rischia fino a 25 anni. I legali faranno appello

Il procuratore: «Un giorno nuovo per le donne coraggiose che hanno denunciato» Il «re di Hollywood» ha ascoltato in silenzio e poi è stato portato via in manette. Rischia fino a 25 anni. I legali faranno appello - Ansa

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Harvey Weinstein è colpevole. Dopo cinque giorni di discussione serrata, la giuria della corte di New York ha raggiunto un accordo su tutti i cinque capi d’imputazione contro l’ex produttore di Hollywood e ha emesso il verdetto. Weinsten è stato riconosciuto responsabile di «atto sessuale criminale di primo grado» nei confronti dell’assistente, Miriam Haley, per un episodio avvenuto nel 2006. Nonché dello «stupro di terzo grado» dell’aspirante attrice Jessica Mann nel 2013. Arthur Aidala, uno dei difensori dell’ex capo della Miramax, ha immediatamente annunciato di voler ricorrere in appello. Nel frattempo, però, il magnate 67enne, che ha ascoltato la decisione in silenzio, è uscito dall’aula in manette e incarcerato in attesa della sentenza. Invano la difesa si è opposta adducendo come motivazione la precaria salute di Weinstein che si è presentato alle udienze sostenuto da una stampella e la sua buona condotta durante le settimane del processo.

L’ex “re di Hollywood” è stato, però, assolto dall’accusa di stupro di primo grado e dalla quella più grave di aggressione sessuale predatoria. Un comportamento criminale che, per essere qualificato tale, implica lo stupro di due donne. La giuria, però, ha assolto Weinstein dal reato di violenza sessuale nei confronti della nota attrice dei “Soprano”, Annabella Sciorra, negli anni Novanta, assicurandogli il proscioglimento da un’imputazione per cui avrebbe rischiato l’ergastolo. Ora, invece, la pena può variare tra i cinque e i 25 anni per la violenza a Mann, a cui si aggiungerebbero fino a quattro anni di libertà vigilata per l’aggressione a Haley. A definirla sarà il giudice Jason Burke, l’11 marzo prossimo. Il procuratore di New York, Cyrus Vance, pur definendosi «non completamente soddisfatto del verdetto», ha dichiarato: «È un nuovo giorno per le coraggiose donne che hanno denunciato Weinstein. Abbiamo un debito di riconoscenza nei loro confronti». Lo scandalo, che ha travolto uno dei più potenti personaggi nel mondo del cinema americano – costringendolo alle dimissioni dagli studi Miramax – è scoppiato nel 2017.

Allora, le rivelazioni del New York Times e del New Yorker hanno portato alla luce il “segreto di Pulcinella” sulle molestie sessuali che molte delle donne di Hollywood hanno subito per anni per mano di produttori quali Weinstein. Forti dell’appoggio collettivo, attrici e modelle hanno deciso di raccontare il loro dramma al pubblico, dando vita al movimento #MeToo e #Time’sUp. Contro Weinstein sono arrivate denunce da oltre novanta donne ma molte vicende erano troppo “vecchie” per finire in tribunale.

In ogni caso, l’affaire ha “rotto” il tabù degli abusi sui luoghi di lavoro, un dramma che va molto oltre Hollywood. Molte delle attiviste si sono ritrovate fuori dalla corte. Tra loro anche varie celebrità, da Rose MxGowan a Sandra Bernhard, nonché Jodi Kantor, la giornalista del New York Times autrice dello scoop su Weinstein. «Questo processo, e la decisione della giuria, segna una nuova era per la giustizia, non solo per chi ha rotto il silenzio e per chi ha parlato a grande rischio personale, ma per tutti i sopravvissuti all’abuso e alla violenza sul lavoro», ha plaudito la presidente della Fondazione Time’s Up, sottolineando che la notizia di ieri è un’importante svolta in America. I guai di Weinstein non finiranno con la sentenza di marzo. Il magnate ha un’altra causa pendente al tribunale di Los Angeles per stupro e molestie sessuali.

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