lunedì 8 agosto 2022
Il vescovo delle diocesi di Matagalpa ed Estelí, monsignor Rolando Álvarez Lagos, da giovedì non può uscire dalla sua abitazione. Il regime di Ortega lo accusa di incitare atti contro il governo
Il vescovo davanti alla polizia

Il vescovo davanti alla polizia - Fermo immagine da video

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Da giovedì scorso la polizia del Nicaragua blocca nel Palazzo vescovile di Matagalpa monsignor Rolando José Álvarez Lagos, delle diocesi di Matagalpa ed Estelí, assieme a 6 laici e 6 sacerdoti, con l'accusa di incitamento alla violenza per destabilizzare il Paese. La polizia afferma che la Chiesa e Álvarez Lagos, apertamente critico nei confronti del presidente Daniel Ortega, stavano "cercando di organizzare gruppi violenti incitandoli a compiere atti di odio contro" il governo.

Giovedì scorso la polizia antisommossa ha impedito al vescovo di andare a celebrare la Messa. Álvarez Lagos ha cercato di
pregare in strada, portando con sé anche l'Eucaristia in un ostensorio, ma è stato fermato dagli agenti della polizia, come riferisce Vatican News.

Il vescovo, in un video diffuso giovedì, aveva denunciato le "molestie" subite da parte dell'esecutivo e ha esortato il governo a rispettare la libertà religiosa. In un nuovo video, che circola su Twitter, il vescovo canta la canzone popolare "El Amigo", dedicandola alla polizia.

La polizia accusato le persone rinchiuse nel Palazzo vescovile di provocare "un'atmosfera di ansia e disordine, disturbando la pace e l'armonia nella comunità con lo scopo di destabilizzare lo stato del Nicaragua e aggredire le autorità costituzionali".

"Questa situazione tocca i nostri cuori di vescovi e la Chiesa nicaraguense, perché se un membro soffre, tutti soffriamo con lui" è il commento della Conferenza episcopale nicaraguense.

La polizia ha inoltre dichiarato che è stata aperta un'indagine per determinare la responsabilità penale di quanti sono coinvolti in questi atti definiti "criminali" e che per questo "gli indagati rimarranno a casa". Nel Paese centroamericano diverse emittenti cattoliche, tra le quali Radio Hermanos, nella diocesi di Matagalpa, sono state costrette a chiudere. Nei mesi scorsi era stato cacciato il Nunzio apostolico e più recentemente hanno dovuto lasciare il Nicaragua anche le suore di Madre Teresa di Calcutta.

La Chiesa in Nicaragua è stata sottoposta a crescenti pressioni da parte del governo da quando le proteste dell'opposizione nel 2018 hanno incontrato la repressione che ha provocato 355 morti, secondo la Commissione interamericana per i diritti umani. Ortega, che sostiene che le proteste facevano parte di un complotto dell'opposizione sostenuto da Washington per spodestarlo, ha accusato i vescovi di complicità e ha affermato che i manifestanti hanno usato le chiese come "basi logistiche", dando riparo ai manifestanti feriti o nascosti.

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