giovedì 24 marzo 2016
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I ministri dell’Interno dell’Unione Europea si stringono intorno al Belgio, nel tentativo di mostrare un’unità di fronte al nuovo, terribile attentato in Europa. “Esprimiamo il nostro choc di fronte agli attacchi a Bruxelles del 22 marzo” - si legge nella dichiarazione conclusiva. Per il resto, sembra un déjà vu di quanto accaduto dopo gli attacchi in Francia già a gennaio 2015, con l’assalto Charlie Hebdo e a un negozio ebraico: l’insistenza sulla necessità di meglio cooperare. Tra i punti “forti”, i ministri puntano ad adottare entro l’aprile 2016 la direttiva sul Passenger Name Record (Pnr), e cioè l’obbligo per le compagnie aeree di fornire i nomi dei passeggeri alle authority di sicurezza sul modella di quanto fanno già gli Usa, ma restano resistenze nel Parlamento Europeo. Del resto, anche se tutto andrà bene, la direttiva non entrerà in vigore prima del 2017. Si chiede poi (ancora una volta) il “rapido completamento” della normativa Ue sulla lotta al terrorismo, controlli sistematici anche di cittadini Ue alle frontiere esterne dell’area Schengen, sull’acquisizione e possesso di armi da fuoco. O ancora, l’inclusione (se ne parla da anni) di cittadini non Ue nel sistema di scambio di informazioni sui casellari giudiziari. Si parla molto della necessità di migliorare lo scambio di informazioni tra servizi di sicurezza europea (che ancora non funziona, troppe diffidenze), della creazione di una sorta di task-force di esperti dell’antiterrorismo dei vari paesi Ue all’interno del centro antiterrorismo europeo creato da poco in seno all’Europol. E, infine, di “continuare a sviluppare” l’opera di prevenzione, con il miglioramento dell’individuazione di segni di radicalizzazione a livello locale, e combattendo la propaganda di Daesh, con strategie di comunicazione. Resta da vedere se questo davvero migliorerà la cooperazione a livello Ue, per esempio non c’è traccia della proposta della Commissione Europea di un vero e proprio servizio d’intelligence Ue.  Certo, sullo sfondo la Commissione continua a lavorare, ieri il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha affermato che “una direttiva Ue antiterrorismo che renda più omogenee le normative ed eviti delle contraddizioni tra le norme che oggi regolano la repressione nei diversi Paesi, dal punto di vista penale è una meta a portata di mano”. Orlando ha comunque espresso l’auspicio che da questo Consiglio dei ministri dell’Interno “venga una iniezione di concretezza: mi auguro che quanto deciso oggi implichi tempi certi Non possiamo più permetterci questa diffidenza reciproca fra Stati: i terroristi ci colpiscono come se fossimo una cosa sola e noi rispondiamo come se fossimo diversi".
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