mercoledì 26 aprile 2017
La timida apertura di Maduro non ha fermato gli scontri di piazza. Domenica il presidente si era detto disposto a convocare le elezioni locali, ma non le presidenziali
Proteste e scontri: 30 morti in tre settimane
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La situazione in Venezuela sta precipitando: sono saliti a 30 i morti, in tre settimane, negli scontri di piazza. Più di uno al giorno. La timida apertura del presidente Nicolás Maduro non ha fermato la protesta. Domenica, Maduro si era detto disposto a convocare le elezioni regionali e municipali. Non, però, quelle presidenziali, come più volte domandato dall’opposizione. Quest’ultima, dunque, è tornata a protestare lunedì: migliaia di attivisti hanno bloccato per ore l’autostrada che divide in due Caracas. Mentre nella capitale la manifestazione è stata pacifica, nell’occidente del Venezuela, alcuni gruppi di incappucciati si sono staccati dai cortei e provocato incidenti: quattro persone sono state uccise.

Come al solito, data la polarizzazione dominante, l’interpretazione dei fatti diverge diametralmente a seconda della prospettiva. Il governo ha accusato le forze anti-chaviste di «terrorismo golpista». Secondo queste ultime, invece, a causare i disordini sarebbero stati infiltrati dei “colectivos”, le milizie mobilitate da Maduro.

Dall’inizio delle proteste, il 4 aprile, è stata un'escalation di violenza. Fino a livelli mai raggiunti prima. Segno che la situazione è esplosiva, mentre all’interno dei rispettivi schieramenti, le parti disponibili alla mediazione fanno sempre più fatica a tenere a bada le componenti estreme. Martedì la Mesa de unidad democrática (Mud) – coalizione che riunisce i diversi partiti oppositori – ha convocato una nuova marcia. L’idea è quella di andare avanti fino a quando il governo non accetterà di andare alle presidenziali e di revocare il recente decreto che impedisce la candidatura a Henrique Capriles, leader della Mud.

Per evitare derive violente, gli altri Paesi latinoamericani stanno moltiplicando gli sforzi per riaprire canali di dialogo tra le parti. Mentre lunedì l’arcivescovo di Caracas, il cardinale Jorge Urosa – come riporta Il Sismografo - ha detto di aver ricevuto una telefonata di solidarietà dal Vaticano data la grave situazione del Paese.

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