giovedì 21 giugno 2018
Salta il voto in Congresso sui migranti, First lady sotto tiro per la scritta su una giacca mentre partono i primi ricorsi ai giudici dei governatori: no alle separazioni e alle detenzioni dei bimbi
La scritta sul giaccone indossato dalla Fisl lady tra i bimbi separti in texas ha destato polemiche (Ansa)

La scritta sul giaccone indossato dalla Fisl lady tra i bimbi separti in texas ha destato polemiche (Ansa)

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Una decina di Stati Usa - fra cui California, New Jersey e Stato di Washington - fanno causa all'Amministrazione Trump per la sua politica migratoria di "tolleranza zero" che ha portato alle separazioni di bambini dai genitori migranti fermati per essere entrati illegalmente negli Stati Uniti dal Messico. Nonostante il presidente Usa Donald Trump abbia firmato un ordine esecutivo mercoledì per porre fine alle separazioni, a seguito di polemiche nazionali e internazionali, non esiste un piano immediato per riunire le famiglie che sono già state separate. Fra gli Stati che presentano la denuncia ci sono anche Massachusetts, Maryland, New Mexico, Pennsylvania, Iowa e Illinois. Ma il procuratore generale dello Stato di Washington, Bob Ferguson, ha fatto sapere che si aspetta che altri si uniscano.

È stato invece rinviato alla prossima settimana il voto chiave su una riforma dell'immigrazione che era stato fissato per venerdì alla Camera degli Stati Uniti, segno che le divergenze giovedì continuavano a esistere tra le file repubblicane. Si tratta di una legge che dovrebbe da una parte affrontare il nodo della separazione delle famiglie al confine fra Usa e Messico e dall'altra, per volere di Donald Trump, inserire il finanziamento del muro al confine con il Messico e una soluzione per i cosiddetti "Dreamer". Il voto era inizialmente previsto per giovedì, poi era stato rinviato a venerdì e adesso infine alla settimana prossima.
Travolto da una pressione planetaria culminata con la condanna del Papa contro una politica «inumana», Donald Trump cede e, pur non rinunciando alla politica della tolleranza zero, aveva retromarcia sulla separazione dei bambini dai genitori che varcano illegalmente la frontiera Usa-Messico. Il presidente non affronta però la questione delle famiglie divise fino a ora: sono 2.342 i bambini separati dai genitori, dopo l'arresto di 2.206 adulti fra il 5 maggio e il 9 giugno.

«Il presidente non conquista nessun punto passando da una misura che imprigiona genitori e figli separati a una che li imprigiona insieme» ha commentato Karen Tumlin, avvocatessa del National Immigrant Law Center, esprimendo l'auspicio che «fioriscano migliaia di ricorsi» contro la misura che ora rischia di provocare detenzioni a lungo termine di bambini. Infatti l'ordine prescrive la «detenzione di famiglie straniere insieme per tutto il tempo della procedura criminale».

La copertina del Time: la piccola migrante in lacrima faccia a faccia con il presidente Usa. E una semplice scritta "Benvenuti in America"

Il nuovo ordine firmato da Trump

Trump, che mercoledì ha firmato un ordine esecutivo perché i figli di migranti illegali siano trattenuti insieme ai genitori anziché separarli, ha spiegato di essere stato influenzato nella sua decisione dalle immagini e dagli audio diffusi dai media (sui bambini soli nelle "gabbie"), aggiungendo che la moglie Melania e la figlia Ivanka «hanno un'opinione decisa» in merito. «Non mi piace vedere famiglie che vengono divise», ha dichiarato Trump, con accanto il segretario alla giustizia Jeff Sessions e la segretaria per la sicurezza interna Kirstjen Nielsen, assicurando tuttavia il proseguimento della politica della tolleranza zero sull'immigrazione.

L'ordine esecutivo precisa che le famiglie dei migranti clandestini possono essere trattenute anche in strutture messe a disposizione o costruite dal Pentagono, evitando così una separazione che Trump aveva dichiarato di ritenere obbligatoria per legge. Il dietro front è arrivato dopo che la ministra Nielsen era stata costretta dai manifestanti a lasciare un ristorante messicano e dopo che il ministro Sessions aveva accennato alla possibilità di test del Dna per verificare i rapporti di parentela tra minori e genitori.

Il Dipartimento della Salute degli Stati Uniti ha chiesti al Pentagono di prepare un piano per ospitare nelle sue basi fino a 20mila bambini soli.

A Melania «Non importa proprio niente, e a te?»

Intanto la stessa Melania nel pomeriggio è volata in Texas, per una visita a sorpresa in un centro di accoglienza per i bambini migranti. "Cosa posso fare per aiutare a ricongiungere i bambini con le loro famiglie?", ha chiesto. Una visita che è stata accompagnata dalle polemiche, da un lato molti hanno messo in dubbio la "spontaneità" del gesto parlando di "propaganda" e di "uso strumentale dei sentimenti", dall'altro per la scritta che portava sulla giacca la First lady durante il breve soggiorno, ma intensamente "coperto" dai media, a McAllen. Al punto che è intervenuto in difesa della moglie anche il presidente. Il messaggio di Melania era sui "fake news media", ha dichiarato Trump. Tagliando corto sulle illazioni riguardo al parka verde militare con una scritta "Non mi importa proprio niente, e a te?" indossato dalla moglie. Il messaggio scritto sulla giacca di Melania - ha twittato Donald Trump - "si riferisce ai Fake News Media. Melania ha imparato quanto sono disonesti e davvero non le importa più".

Il tweet di Trump: sicurezza e «cuore»

«Vogliamo sicurezza per il nostro Paese ma allo stesso tempo abbiamo compassione, vogliamo tenere le famiglie unite», ha detto Trump dopo aver twittato «Vogliamo "cuore" e sicurezza in America!». Alla fine quindi, anche se per motivi di immagine, è prevalso il "cuore" invocato da Melania, la first lady che - secondo una fonte della Casa Bianca citata dalla Cnn - avrebbe lavorato dietro le quinte per spingere il marito ad agire. La figlia di Trump, Ivanka, ha ringraziato pubblicamente il padre e ha invitato il Congresso ad «agire adesso e trovare una soluzione duratura che sia coerente con i nostri valori condivisi; gli stessi valori che in tanti vengono qui a cercare nel tentativo di creare una vita migliore per le loro famiglie».

Trump ha persino rinviato il tradizionale picnic con i parlamentari e i loro famigliari previsto per domani alla Casa Bianca: «Non mi sembra giusto farlo», ha spiegato, temendo forse che circolassero immagini di divertimento in contrasto con quelle dei bimbi che piangono nelle gabbie alla frontiera.

Le incertezze al Congresso e i sondaggi negativi

Con la firma del decreto, Trump ha finito per dare ragione ai Democratici, i quali sostenevano che il presidente ha il potere di mettere fine alla separazione delle famiglie alle frontiere. E ha cercato di minimizzare le incertezze nel voto di oggi al Congresso. Il disegno di legge sponsorizzato dallo speaker repubblicano Paul Ryan prevede la fine della divisione delle famiglie, il finanziamento del Muro con il Messico e un percorso per dare la cittadinanza a circa 1,8 milioni di Dreamers, i figli di immigranti irregolari arrivati negli Usa quando erano minorenni. Ma i Democratici sono contrari al Muro, mentre l'ala più radicale dei Repubblicani è contraria ai Dreamers.

Il presidente ha giocato così d'anticipo per sedare una protesta dilagante contro un dramma che, dicono i sondaggi, non paga in termini elettorali. Gli si erano messi contro persino il governatore repubblicano della Florida, Rick Scott, e gli evangelici, cruciali per la sua elezione e per il voto di midterm (le elezioni di metà mandato, a novembre), in cui il miliardario Michael Bloomberg ha annunciato ieri di voler spendere 80 milioni di dollari a favore dei Democratici.

Dal rock alla Silicon Valley, i big contro Trump

La linea dura della Casa Bianca contro l'immigrazione illegale ha provocato un'alzata di scudi anche nel mondo dell'entertainment. A Broadway, la star del rock Bruce Springsteen ha condannato come «disumana» la separazione dei bambini e ha accusato il ministro Sessions e la portavoce di Trump, Sarah Sanders, di aver profanato la Bibbia quando hanno invocato san Paolo a giustificazione della linea della fermezza. «Non posso pensare a una cosa più anti-americana», gli ha fatto eco il cantante degli U2, Bono. Peter Fonda invece è scivolato male su un tweet choc contro il figlio undicenne del presidente: «Dovremmo strappare Barron Trump dalle braccia di sua madre e metterlo in una gabbia con i pedofili». Cinguettio cancellato ma sul quale ora indaga il Secret Service, mentre la famiglia Trump reagisce sdegnata. Anche la Silicon Valley e Corporate America attaccano la politica migratoria di Trump: da Apple a Google, passando per Facebook, Microsoft e Airbnb. Per Tim Cook, «è inumana, va fermata». «Dobbiamo fermare questa politica ora», ha scritto Mark Zuckerberg su Facebook. Anche le compagnie aeree American e United Airlines si sono schierate contro la separazione forzata delle famiglie.

La denuncia: «Sedativi ai bambini rinchiusi nei centri»

E intanto è emerso un altro particolare agghiacciante dei centri in cui vengono tenuti i figli dei migranti irregolari: lo staff dei centri ha dato sedativi ed altri psicotropi ai minori senza il consenso dei genitori. È quanto si legge in una denuncia presentata il 16 aprile scorso, secondo quanto riporta l'Huffington Post Usa. "Quando un ragazzo si rifiuta di prendere i medicinali - si legge sulla denuncia contro l'Office of Refugee Resettlement - lo staff li costringe, senza chiedere l'autorizzazione ai genitori o ad altre autorità legali.

Invece firmano loro stessi il consenso, definendosi "autorizzati ad amministrare psicotropi a bambini rinchiusi nei centri". Tra i casi
citati nel ricorso, quello di un bambino che ha dovuto ingerire nove pillole la mattina e sette la sera, senza sapere quale medicinale si trattava. Le accuse si riferiscono principalmente allo Shiloh Residential Treatment Center di Manvel, in Texas. Ma, gli avvocati che
stanno presentando il ricorso appellandosi al precedente del caso Flores per chiedere il rilascio dei minori, affermano che il problema è diffuso anche in altri centri. In particolare si riporta la testimonianza di Julio Z., che afferma di essere stato bloccato sul pavimento dagli addetti del centro per costringerlo ad ingoiare le pillole. "Mi dicevano che se non prendevo le medicine non avrei mai lasciato il centro Shiloh", ha detto. Anche una ragazza, Rosa L., ha testimoniato affermando che "due persone mi tenevano mentre un'infermiera mi faceva un'iniezione". La madre di un'altra giovane, Isabella M., ha detto che i medicinali somministrati erano così potenti che la figlia non riusciva a camminare. Il Shiloh Residential Treatment Center non ha risposto alle richieste di commento da parte dell'HuffPost.

"Io sospetto che venivano medicati per renderli più tranquilli e controllabili", ha dichiarato Lorilei Williams, avvocato che ha seguito i casi di decine di ragazzi rinchiusi nello Shiloh, sottolineando che molti "hanno registrato un enorme aumento di peso in
un brevissimo tempo".

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