lunedì 5 novembre 2018
Entra in vigore la seconda tranche delle sanzioni Usa contro l'Iran. Per sei mesi deroghe a 8 Paesi
Sul profilo Twitter del presidente degli Stati Unit, Donald Trump, la seconda tranche delle sanzioni contro l'Iran è annunciata in stile cinematografico (Ansa/Twitter)

Sul profilo Twitter del presidente degli Stati Unit, Donald Trump, la seconda tranche delle sanzioni contro l'Iran è annunciata in stile cinematografico (Ansa/Twitter)

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Scatta oggi la seconda tranche delle sanzioni degli Stati Uniti contro l'Iran, dopo la prima tranche partita in agosto. Questa seconda fase, che alza significativamente la pressione sul regime di Teheran, riguarda i settori petrolifero, marittimo, assicurativo e bancario. Le sanzioni scatteranno alla mezzanotte di Washington (le 6 di martedì mattina in Italia).

Il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha però annunciato che 8 Paesi, tra cui l'Italia, per i prossimi 6 mesi saranno autorizzati dagli Usa ad acquistare petrolio dall'Iran. Oltre all'Italia, le deroghe valgono per Cina, India, Giappone, Corea del Sud, Grecia, Turchia, Taiwan. Pompeo ha detto che gli Usa faranno una pressione «implacabile» su Teheran fino a quando questi non compirà «una virata di 180 gradi» nel suo comportamento «destabilizzante» in Medio Oriente.

Tre mesi fa erano stati colpiti l'acquisto di Dollari da parte del governo iraniano, il commercio in oro o metalli preziosi, le transazioni significative riguardanti l'acquisto o la vendita di Rial. Nel mirino stavolta finiscono soprattutto il petrolio e la Banca Centrale.

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Non si è fatta attendere la risposta di Teheran. Il presidente iraniano Hassan Rohani ha dichiarato che la guerra economica lanciata dagli Stati Uniti contro l'Iran risulterà in una perdita per loro nel prossimo futuro, aggiungendo che l'Iran «può vendere e venderà il suo petrolio» nonostante il tentativo degli Usa di ridurne l'esportazione a zero.

Le misure restrittive contro la Repubblica islamica erano state rimosse a seguito dell'accordo sul programma nucleare di Teheran firmato nel luglio 2015 dal governo iraniano e dalle potenze del gruppo '5+1' (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania). L'intesa, negoziata dall'amministrazione Obama, era stata aspramente criticata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che a maggio scorso ha annunciato l'uscita dal patto e il ripristino delle sanzioni contro gli ayatollah.

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