giovedì 6 febbraio 2020
Il flop democratico in Iowa, l'assoluzione in Senato di Trump, i media, la novità Bloomberg. E poi Biden, Sanders e Buttigieg in cerca di un posto da sfidante per le presidenziali
Il presidente Usa Donald Trump

Il presidente Usa Donald Trump - Reuters

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A che punto sono i democratici?

Puntavano a fare dell’impeachment il palcoscenico ideale per lanciare la sfida a Donald Trump in vista delle elezioni presidenziali, ma i democratici hanno raccolto poco o nulla da un processo a cui gli americani si sono appassionati ben poco. I numeri in Senato non erano dalla loro parte ma almeno a livello di immagine i dem si aspettavano qualcosa di più. Ingarbugliato tra tecnicismi e regole ferree e in mancanza di nuove prove e testimonianze in aula, il processo si è rivelato non solo improduttivo, ma anche noioso e privo di appeal per i telespettatori-elettori che a novembre andranno alle urne. Di più: in Iowa i caucus si sono trasformati da vetrina in un flop epico. A quasi 72 ore dalla fine del primo appuntamento delle primarie, ancora manca il risultato definitivo. L'ex vicepresidente Biden, il candidato centrista preferito dall’establishment, dovrà aspettare le prossime tornate per rifarsi, soprattutto il South Carolina. Nei sondaggi nazionali resta in testa, ma deve dare un senso alla sua aurea di "candidato inevitabile" e scaldare un po' l'anima del partito. La novità Buttigieg e il socialista Sanders rischiano di sfruttare poco, vista com’è andata, la vittoria in Iowa, dove i dati parziali li danno appaiati in testa. Sanders dovrebbe fare molto bene in New Hampshire, dove quasi sicuramente vincerà, ma poi arriveranno anche Stati a lui meno congeniali. E Buttigieg o sfonda subito o rischia di essere una novità dal fiato corto.

Bernie Sanders

Bernie Sanders - Ansa


Come si comporterà Trump?

Per Donald Trump la campagna elettorale per le presidenziali di novembre non poteva iniziare nel migliore dei modi. Dal suo punto di vista, il processo per impeachment, conclusosi con la sua assoluzione, è stato solo l’ultimo capitolo di una campagna portata avanti dai suoi nemici per annullare la sua elezione. Prima il Russiagate, poi le varie inchieste del Congresso, la richiesta di rendere pubbliche le sue dichiarazioni dei redditi, l’arresto di molti suoi ex consiglieri, per il capo della Casa Bianca tutto rientra in questa visione di uno sforzo coordinato per trovare quel qualcosa in grado di buttarlo giù. Assolto dall’impeachment, che non ha mai menzionato nel suo discorso sullo stato dell’Unione, Trump si sente ora più forte che mai. Nel discorso ha invece puntato sulla promozione dei suoi successi in economia, sulla lotta all’immigrazione irregolare e sulla sua nomina di giudici conservatori, tutti temi su cui martellerà in campagna elettorale. Perché di certo tutti si aspettano che, passata la bufera, la sua sarà una lunga e strenua offensiva.

Quale sarà l’atteggiamento dei media?

La prospettiva di un continuo conflitto riguardo allo sforzo del presidente di forzare l’Ucraina ad aiutarlo contro i suoi rivali interni (il caso alla base dell’impeachment) continuerà probabilmente a modellare il dibattito interno ancora per qualche tempo. Se ovviamente i media hanno dato ampio risalto all’assoluzione di un presidente in cerca di rielezione, la gran parte dei commentatori sta sottolineando che il voto al Senato, più che dall’inchiesta e dalle prove, sia stato fin troppo legato all’appartenenza partitica. Tra i repubblicani il solo Mitt Romney ha “saltato la barricata” e ha votato con l’opposizione contro il presidente. I media, insomma, difficilmente molleranno il colpo: soprattutto se Trump continuerà a identificarli come “nemici”, il duello in campagna elettorale sarà incandescente.


Quale potrebbe essere la novità?

L’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, patrimonio personale di 54,4 miliardi di dollari, potrebbe essere la novità delle primarie democratiche. Dopo aver saltato i caucus dell’Iowa, Bloomberg ha deciso di investire poco anche nei prossimi appuntamenti di febbraio, New Hampshire e South Carolina. Da un lato, il timore di bruciarsi subito, dall’altro la consapevolezza che il bottino grosso, in termini di delegati, sarà quello del Supermartedì del 3 marzo. Quel giorno andranno al voto Stati molto grandi e popolosi e che assegneranno quindi un maggior numero di delegati necessari a raggiungere la soglia della nomination. Bloomberg sta investendo per quella data oltre 200 milioni di dollari della sua fortuna personale in pubblicità tv e digitale. Deve ovviamente sperare che le prime tornate non regalino troppa visibilità e forza ai suoi principali rivali e, da questo punto di vista, quanto accaduto in Iowa per l’ex sindaco è stato un successone. Bloomberg è popolare soprattutto nell’elettorato moderato, anziano e benestante, ma deve ovviamente allargare questa base per poter davvero sfondare. Non è affatto detto che ci riesca ma la sfida la cavalcherà. Al momento è ancora dietro ai favoriti: la sua speranza è che, andasse bene il Supermartedì, i media passino a occuparsi di lui in maniera più continua.

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