giovedì 12 ottobre 2017
Già dal 2011, con l'ingresso della Palestina, gli americani avevano sospeso i finanziamenti all'agenzia Onu per la cultura. Le motivazioni: è anti-israeliano.
La sala conferenze dell'Unesco a Parigi (Ansa)

La sala conferenze dell'Unesco a Parigi (Ansa)

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La direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova, ha annunciato che gli Stati Uniti hanno deciso di ritirarsi dall'agenzia Onu, dopo aver sospeso nel 2011 il pagamento dei contributi. La responsabile dell'Organizzazione delle Nazioni unite per l'educazione, la scienza e la cultura ha dichiarato in un comunicato che il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, ha notificato formalmente la decisione. Bokova si è detta «profondamente dispiaciuta» e ha parlato di «una perdita per il multilateralismo».

Alla decisione americana è seguita anche quella, analoga, di Israele: "L'Unesco è diventata il teatro dell'assurdo dove si deforma la
storia anzichè preservarla", si legge in un comunicato dello Stato ebraico, dove si specifica che il premier Netanyahu ha dato istruzioni al ministero degli Esteri per avviare la procedura di ritiro dall'organizzazione.

Da parte loro, gli Stati Uniti hanno motivato la decisione accusando l'organizzazione dell'Onu basata a Parigi di «inclinazioni anti israeliane». Il riferimento è all'ingresso della Palestina nell'Unesco. Washington - ha affermato la portavoce del Dipartimento di Stato americano, Heather Nauert - sostituirà la propria rappresentanza attuale con una «missione di osservatori».

Non si tratta, comunque, di una prima volta per gli Usa: Foreign Policy ricorda che già l'amministrazione Reagan decise di lasciare l'organizzazione nel 1984, in piena Guerra Fredda, a causa della sua presunta propensione per l'Unione Sovietica. A far rientrare Washington nell'agenzia checontribuì a creare nel 1945 fu il presidente George W. Bush nel 2002.

Sei anni fa Washington decise di tagliare oltre 80 milioni di dollari all'anno per l'agenzia, ovvero circa il 22% dell'intero budget dell'Unesco, a causa dell'ingresso della Palestina come membro. L'amministrazione Obama spiegò di doverlo fare a causa di una legge degli anni '90, che proibisce agli Stati Uniti di finanziare agenzie delle Nazioni Unite che riconoscono la Palestina come Stato.

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