mercoledì 26 ottobre 2016
Approvata una risoluzione che nega, nuovamente, il legame millenario tra gli ebrei e i luoghi sacri della città: 10 a favore, due contrari e otto astenuti. Però questa volta l'Italia non votava
L'Unesco «strappa» ancora su Gerusalemme
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Un altro strappo. Un'altra, inevitabile, polemica. Il Comitato del patrimonio mondiale dell'Unesco ha approvato oggi una risoluzione che nega nuovamente il legame millenario tra gli ebrei e i luoghi sacri di Gerusalemme. Il voto si è svolto a scrutinio secreto: 10 a favore, due contrari e otto astenuti. l testo approvato fa riferimento ai luoghi sacri di Gerusalemme con la sola denominazione musulmana e denuncia i «danni materiali» perpetrati da Israele come già nelle precedente risoluzione adottata definitivamente la settimana scorsa dall'Unesco.

Gli attuali 21 membri del Comitato sono: Angola, Azerbaigian, Burkina Faso, Croazia, Cuba, Finlandia, Indonesia, Giamaica Kazakistan, Kuwait, Libano, Perù, Filippine, Polonia, Portogallo, Repubblica di Corea, Tanzania, Tunisia, Turchia Vietnam e Zimbabwe. Obiettivo del Comitato Unesco è concedere un'assistenza finanziaria in funzione delle richieste degli Stati membri ed esaminare, tra l'altro, lo stato dei siti iscritti al patrimonio mondiale. In questi ultimi giorni il ministero degli Esteri israeliano aveva moltiplicato le missioni diplomatiche per ottenere che i 21 membri votassero contro la risoluzione. In questo caso l'Italia non è comunque rappresentata in Consiglio. Nei giorni scorsi, a scoppio ritardato, era invece divampata la polemica sul fatto che l'ambasciatore all'Unesco italiana si fosse astenuta dalla precedente risoluzione che richiamava solo le denominazioni arabe sui luoghi santi alle tre religioni monoteiste. Scatenando l'ira di Israele e del premier Benjamin Netanyahu.

La comunità ebraica italiana

Intanto, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha ricevuto alla Farnesina una delegazione dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, guidata dalla presidente Noemi Di Segni. Si è trattato, ha detto Di Segni, di «un incontro positivo e costruttivo» nel corso del quale il capo della Farnesina ha fornito «rassicurazioni», alla luce del voto con cui l'Unesco il 18 ottobre scorso ha negato l'ebraicità del Monte del Tempio, il sito di Gerusalemme che per gli arabi è la Spianata delle moschee. «Siamo certi - ha aggiunto Di Segni - che d'ora in poi in sede Unesco e nelle altre istituzioni internazionali i nostri rappresentanti faranno registrare un deciso cambio di rotta». In questi tempi di grave minaccia alla sicurezza e ai più fermi valori dell'integrazione europea e di radicamento del fondamentalismo islamico, come ha sottolineato il ministro Gentiloni, la politica estera «deve svolgere la sua seria azione».

Da Gerusalemme il presidente della Knesset (il Parlamento israeliano) Yuli Edelstein, in una lettera al Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, chiede alla Santa Sede di «usare i suoi migliori uffici per impedire il ripetersi di questi sviluppi di questo tipo». E definisce la Risoluzione dell'Unesco sulla Città Vecchia di Gerusalemme «un affronto per i cristiani e per gli ebrei».

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