giovedì 6 settembre 2018
Il capogruppo vuole sostituire Juncker dopo il voto di maggio. Merkel gioca la carta del fedelissimo della Csu, innescando il risiko degli incarichi
Manfred Weber (nella foto con Jean-Claude Juncker), 46 anni, ingegnere, dal 2014 è presidente del gruppo dei Popolari al Parlamento Europeo, dal 2015 è anche vice-presidente della Csu,(l’Unione cristianosociale bavarese, «sorella» della Cdu di Angela Merkel). È inoltre membro del comitato centrale dei cattolici tedeschi. È molto vicino alla cancelliera, europeista – molto più del leader Csu Horst Seehofer e del ministro presidente della Baviera Markus Söder – e nel suo periodo di presidente del gruppo dei Popolari ha saputo gestire con buon equilibrio un raggruppamento decisamente eterogeneo. In passato è stato membro del Parlamento bavarese. (G.M.D.R.)

Manfred Weber (nella foto con Jean-Claude Juncker), 46 anni, ingegnere, dal 2014 è presidente del gruppo dei Popolari al Parlamento Europeo, dal 2015 è anche vice-presidente della Csu,(l’Unione cristianosociale bavarese, «sorella» della Cdu di Angela Merkel). È inoltre membro del comitato centrale dei cattolici tedeschi. È molto vicino alla cancelliera, europeista – molto più del leader Csu Horst Seehofer e del ministro presidente della Baviera Markus Söder – e nel suo periodo di presidente del gruppo dei Popolari ha saputo gestire con buon equilibrio un raggruppamento decisamente eterogeneo. In passato è stato membro del Parlamento bavarese. (G.M.D.R.)

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Il segreto peggio custodito degli ultimi tempi. Scherzano così vari eurodeputati su quel che ieri è diventata ufficialità: la candidatura del presidente del gruppo dei Popolari al Parlamento Europeo, il tedesco Manfred Weber (della Csu, la «sorella» bavarese della Cdu di Angela Merkel), a capolista popolare alle elezioni che si terranno in tutta l’Ue tra il 23 e il 26 maggio per rinnovare l’Assemblea Ue, e alla successione di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione Europea. I media tedeschi ne parlavano da giorni, ieri è stato lo stesso Weber ad annunciarlo.

«Voglio essere capolista Ppe e nuovo presidente della Commissione» ha detto via Twitter. «Le elezioni europee – ha dichiarato poi ai cronisti – decideranno il futuro dell’Europa. L’Ue è sfidata dall’esterno ed è attaccata dall’interno da radicali, nazionalisti, anti-europei. L’intero mondo è in profonda transizione». Un mondo in cui, ha aggiunto, «è necessaria l’auto affermazione dell’Europa e la difesa dei nostri valori. In gioco è la sopravvivenza del modo di vita europeo».

Dunque «andare avanti così non è possibile», urge «ristabilire il legame tra cittadini ed Ue». Weber ha il sostegno della cancelliera, da lei espresso ieri pubblicamente. In effetti a Berlino c’è stata una svolta cruciale: Merkel ha deciso che piuttosto che alla guida della Bce (il mandato di Mario Draghi scade nel novembre 2019), è meglio mirare all’esecutivo Ue, oltretutto i tedeschi non hanno avuto la presidenza della Commissione dai tempi di Walter Hallstein (1958-1967).

La cancelliera ha anche una molla interna: placare la sempre più riottosa ed euroscettica Csu. Così Berlino scarica il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, che aspirava al posto di Draghi, e aumenta le chance del ritorno di un francese alla guida della Bce (i nomi più gettonati sono quelli di Benoit Coeuré, membro del direttivo della Banca, e François Villeroy de Galhau, governatore della Banque de France). Weber, vicino a Merkel, appartiene all’ala più moderata ed europeista della Csu, e non ha condiviso lo spostamento a destra in chiave anti-migranti e anti-Ue del leader Horst Seehofer.

Ed è visto per questo come un buon pontiere tra destra e moderati. Vari gruppi contestano però che sia troppo tradizionalista e non sia stato abbastanza deciso con il premier ungherese Viktor Orbán (il cui partito Fidesz è membro del Ppe) che ha accentuato sempre più una retorica anti-migranti e di sfida a Bruxelles. Il tedesco ha comunque discrete chance, anche perché secondo i sondaggi il Ppe dovrebbe restare primo partito al Parlamento Europeo. Tuttavia la sua partita è tutt’altro che giocata, il candidato ufficiale del Ppe sarà votato solo alla riunione del partito che si terrà a novembre a Helsinki. Weber gode di un buon consenso tra i Popolari e dovrebbe spuntarla, ma ha l’handicap di non aver mai rivestito un incarico di governo.

E potrebbe avere sfidanti di peso nel Ppe, anzitutto il capo-negoziatore per la Brexit, Michel Barnier (ex ministro, con però lo svantaggio di non esser appoggiato dal presidente Emmanuel Macron) e Alexander Stubb (ex premier finlandese). Oltretutto la stessa Merkel, che rifiuta, come Macron, l’automatismo tra capolista e presidenza della Commissione (difeso dal Parlamento Europeo), resta prudente, si mormora che tenga come riserva un suo fedelissimo, l’attuale ministro dell’Economia Peter Altmaier. Tra i nomi non Ppe che circolano per la successione di Juncker figurano l’attuale commissario alla Concorrenza, la liberale danese Margrethe Vestager, e l’ex cancelliere austriaco Christian Kern (socialista).

La decisione finale arriverà al Consiglio Europeo di giugno. Non sarà facile, comunque, per i Popolari trovarsi alleati in Parlamento, con i Socialisti, loro tradizionali alleati a Strasburgo, decimati e l’avanzata dei populisti. Del resto la partita Commissione si innesta con quella per un’altra carica importante, da decidere sempre a giugno: quella di presidente del Consiglio Europeo dopo Donald Tusk. Tra i nomi che girano, il premier olandese Mark Rutte, l’ex premier irlandese Enda Kenny, il presidente lituano Dalia Grybauskaite e l’ex premier danese Helle Thorning-Schmidt. Si sente fare però anche un nome ancora più di peso: la stessa Angela Merkel, ormai sempre più fragile a casa. Berlino per ora smentisce.

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