giovedì 5 maggio 2022
La guerra in Ucraina ha mutato volto. I russi sono ora molto più prudenti
L'avanzata russa sul terreno ha incontrato molte difficoltà. Ora Mosca punta di più su missili e artiglieria

L'avanzata russa sul terreno ha incontrato molte difficoltà. Ora Mosca punta di più su missili e artiglieria - Reuters

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Ha mutato volto la guerra in Ucraina. I russi sono ora molto più prudenti. Hanno scommesso su una tattica a loro più congeniale: usurare l’avversario, colpendone da lontano la logistica. A finire nel mirino sono molti snodi di approvvigionamento, con sbarramenti missilistici sempre più intensi. Per la prima volta, i cruise si sono spinti fino all’oblast della Transcarpazia, trait d’union fra l’est europeo e Leopoli.

Nella notte fra il 3 e il 4 maggio, 18 raid simultanei hanno centrato ovunque ferrovie, depositi di munizioni, centrali elettriche e ponti. Gli ucraini cominciano ad avere difficoltà. I treni sono il loro polmone, via di transito principale delle armi occidentali, degli uomini da inviare al fronte e dei supporti di ogni genere che servono alla guerra. I russi lo sanno.

Si stanno accanendo contro le centraline elettriche delle strade ferrate per mettere sotto scacco le locomotive elettriche. Quelle diesel sono molto meno potenti. Caricano meno materiali e sono lente. Potrebbero non bastare per alimentare la manovra in prima linea.

Nel Donbass, l’angoscia è costante. Scarseggiano i carburanti. Nonostante tutto, gli ucraini reggono ancora bene. Le avanzate russe sono limitate. Il terreno ghiacciato cede il passo a una melma fangosa e i blindati annaspano. Anche se Mosca sta cercando di aumentare la spinta nell’Est e di attaccare verso Zaporizhzhia e Kryvvj Rih, la battaglia è lentissima.

Al ritmo attuale ci vorranno 2-3 mesi per vincerla, perché l’Armata rossa si espone molto meno. Punta tutto sull’artiglieria, che fa tabula rasa di ogni cosa, prima che le forze meccanizzate occupino quel che resta dei settori bombardati. La tattica è dispendiosa. Richiede almeno 600mila proiettili di ogni calibro al giorno. Potrebbe essere un ritmo non sostenibile se la guerra durasse con quest’intensità. Come far arrivare milioni di munizioni al fronte senza che i magazzini si svuotino? In una guerra d’usura, il punto di rottura può sopraggiungere bruscamente e rivelarsi un tallone d’Achille impietoso.

Ecco perché il Cremlino è a un bivio.

Nega che il 9 maggio dichiarerà formalmente guerra all’Ucraina. Farà forse come in Siria, dove ha annunciato più volte la vittoria, ma combatte tuttora? Putin propende forse per la fine delle operazioni offensive principali e per una tattica difensiva a oltranza che protegga le poche conquiste finora realizzate?

Una cosa è certa: senza una mobilitazione generale, Mosca non può più sperare in vittorie decisive sul terreno. Non ha gli uomini per prevalere. E nemmeno i mezzi. Il 25% dei carri armati è ormai distrutto. Impossibile andare avanti così. E c’è un’altra nota dolente. Il ministro della Difesa, Sergeij Shoigu, e il numero uno delle forze armate, Valery Gerasimov, hanno fallito tutti gli obiettivi della prima fase della guerra.

Anche se Putin mettesse loro a disposizione 2 milioni di riservisti, difficilmente avrebbero la soluzione magica. Si tratterebbe di forze poco addestrate, non in grado di compensare le vulnerabilità dell’Armata rossa, evidenti in fatto di tattiche operative, di logistica e di preparazione. La mobilitazione generale richiederebbe settimane, se non mesi di tempo. Forse, la guerra come l’abbiamo vista finora potrebbe avere i giorni contati ed evolvere presto in una nuova fase, duratura e a bassa intensità, senza vincitori né vinti.





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