mercoledì 2 marzo 2022
Molti i casi raccolti dalla stampa internazionale e sui social. Documentati anche da un inviato dell'Oms per il covid. L'ambasciatrice polacca in Nigeria smentisce, ma il governo protesta
Molte le denunce discriminazione da parte dei polacchi nei confronti dei lavoratori africani in Ucraina in fuga dalla guerra, alla frontiera polacca. Qui siamo vicino Medyka

Molte le denunce discriminazione da parte dei polacchi nei confronti dei lavoratori africani in Ucraina in fuga dalla guerra, alla frontiera polacca. Qui siamo vicino Medyka - Ansa / Afp

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Accuse di discriminazione razziale. Sugli autobus al confine tra Ucraina e Polonia, nelle stazioni dei treni, dentro i campi improvvisati per l’accoglienza. Nei giorni dell’apertura delle frontiere da parte dei Paesi di Visegrad, per lasciar spazio all’ondata di profughi in arrivo dall’ex repubblica sovietica, arrivano pesanti imputazioni a carico in particolare delle autorità polacche. Le voci sono state raccolte dalla stampa internazionale e dai social media e puntuale è arrivata la smentita di Varsavia.

«Ci hanno detto "No Blacks", e ci hanno fatto scendere dal bus che stava attraversando la frontiera con la Polonia. A me, alla mia famiglia e ad altri immigrati» ha raccontato un attivista nigeriano, padre di tre figli, all’Independent.

«Mio nipote, cittadino del Marocco, è stato respinto alla frontiera tra Ucraina e Polonia. Dopo varie peripezie, con tutta la documentazione, stava tentando di fuggire dall’Ucraina ed entrare in Polonia per prendere un aereo e tornare a casa» ha denunciato una donna italiana su Twitter.

Quanto stanno documentando alcuni inviati, al momento, è soprattutto un diverso trattamento, a seconda del colore della pelle. Razzismo a tutto tondo, in parole povere.

L’ambasciatrice polacca in Nigeria, Joanna Tarnawska, ha però smentito gli atti discriminatori. «Tutti ricevono uguale trattamento. Posso assicurare che ho rapporti sul fatto che alcuni nigeriani hanno già attraversato il confine della Polonia», ha spiegato ai media locali.

Le denunce di razzismo si stanno però diffondendo di ora in ora su Twitter e sugli altri social sotto l’hashtag #AfricansinUkraine. A pesare sarebbe soprattutto il limbo, fisico e giuridico, in cui verrebbero collocati i migranti originari dell’Africa rispetto alle persone nate nell’Est Europa. «Stanno dividendo profughi di serie A e di serie B. È una vergogna».

Nel territorio che separa l’Ucraina dalla Polonia, si stanno riversando dall’inizio del conflitto centinaia di migliaia di cittadini in fuga dalle esplosioni e dai bombardamenti. I primi post e video di denuncia sono comparsi settimana scorsa sul profilo Twitter della dottoressa Ayoade Alakija, inviata speciale dell’Oms per l’emergenza Covid. Nelle immagini dei video si vedono africani, in fuga insieme a centinaia di migliaia di ucraini, davanti ai fucili puntati della polizia di confine che decide chi far entrare e chi no in Polonia, e quindi in Unione Europea.

Sul tema, smentito come detto dall’ambasciatrice polacca in Nigeria, le autorità del Paese africano hanno sollecitato i funzionari governativi polacchi al confine a trattare in modo uguale tutti i profughi e i richiedenti asilo provenienti dalle città ucraine.

"Il messaggio" del ministro degli Esteri ucraino "Dmytro Kuleba è forte e chiaro: gli africani che cercano l'evacuazione dall'Ucraina hanno pari opportunità di ritornare a loro Paesi d'origine in sicurezza. Siamo grati per gli sforzi del governo ucraino su questo fronte". Così è intervenuto l'Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, in un tweet replicando alle notizie circolate negli ultimi giorni secondo cui agli africani in fuga dall'Ucraina sarebbe stato negato il diritto di attraversare il confine per mettersi in salvo.


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