giovedì 21 gennaio 2021
A fianco del neopresidente, a capo dello staff, ci sarà il 59enne Ron Klain, con il quale ha iniziato lavorare in Senato negli anni Ottanta. L’impegno: cancellare l’«improvvisazione» di Trump
IN SENSO ORARIO: JOHN KERRY  Inviato sul clima; LINDA THOMAS GREENFIELD  Ambasciatrice Onu; JANET YELLEN  Tesoro; ANTONY BLINKEN  Segretario di StatoLLOYD AUSTIN  Difesa

IN SENSO ORARIO: JOHN KERRY Inviato sul clima; LINDA THOMAS GREENFIELD Ambasciatrice Onu; JANET YELLEN Tesoro; ANTONY BLINKEN Segretario di StatoLLOYD AUSTIN Difesa

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All’annuncio dei primi nomi, maliziosamente, e in maniera nemmeno tanto velata, in tanti avevano parlato di un «terzo mandato di Obama». Quella squadra che il neo presidente eletto Joe Biden andava formando era infatti così imbottita di «obamiani» da far pensare a una regìa occulta da parte dell’ex presidente.

E come d’altronde poteva essere diversamente, se in quella squadra che ha già guidato l’America dal 2008 al 2016, c’era lo stesso Biden in qualità di vicepresidente? Questo non è il terzo mandato di Obama perché affrontiamo un mondo completamente differente da quello che abbiamo affrontato nell’amministrazione Obama/Biden», si affrettò a sottolineare Biden nella sua prima intervista dopo la vittoria elettorale su Donald Trump.

Sia come sia, l’obiettivo principale del nuovo presidente Usa è quello di «curare le ferite» di un’America politicamente spaccata e duramente colpita dalla pandemia. Ma soprattutto di chiudere un’era, quella Trump, spesso segnata dall’improvvisazione e dagli umori ballerini del comandante in capo. Largo spazio dunque all’esperienza, nella scelta degli uomini e donne che lavoreranno con Biden, e anche a una certa eterogeneità.

Il quarantaseiesimo presidente Usa, Joe Biden

Il quarantaseiesimo presidente Usa, Joe Biden - Reuters

Al suo fianco, il democratico ha voluto come capo dello staff il 59enne Ron Klain, con il quale ha iniziato lavorare in Senato negli anni Ottanta. Sarà lui la «porta di accesso» al presidente, colui che dovrà smistare le pressioni. Al segretario di Stato Antony Blinken il compito di riportare gli Stati Uniti nel solco del multilateralismo e di riaprire una serie di dossier sui quali si è abbattuta come un bulldozer l’Amministrazione Trump. Si va dall’accordo sul nucleare iraniano, nel quale Biden punta a rientrare ma senza per questo concedere troppo a Teheran, alla guerra commerciale con la Cina, con cui i toni dovrebbero ammorbidirsi. Il rientro di Washington negli accordi di Parigi sul clima sarà invece gestito dall’ex segretario di Stato John Kerry, altra figura di esperienza. A lui anche il compito di convocare un summit sul clima con i leader delle maggiori economie del mondo entro i primi cento giorni della presidenza Biden.

Sul versante economico Janet Yellen avrà il difficile compito, tra gli altri, di stimolare la crescita post-Covid. Biden ha già presentato il suo piano da 1.900 miliardi per aiutare cittadini e imprese, con l’obiettivo di sollevare dalla povertà 12 milioni di americani e proponendo un aumento del salario minimo a 15 dollari l’ora. Nel pacchetto ci sono nuovi assegni alle famiglie, rafforzamenti dei sussidi di disoccupazione e più generosi crediti d’imposta, ma sarà solo il primo passo verso l’auspicata risalita. Se contro la pandemia agirà un’apposita squadra di esperti (di cui farà ancora parte l’immunologo Anthony Fauci), all’Istruzione arriverà il 45enne Miguel Cardona, figlio di immigrati ispanici e sostenitore delle scuole pubbliche, che avrà il compito di gestire la ripresa della didattica in presenza.

Al dipartimento della Giustizia sarà procuratore generale l’ex giudice Merrick Garland, che ha promesso di abbandonare la partigianeria politica dell’era Trump. Il primo afroamericano a guidare la Difesa, se la sua nomina sarà approvata, sarà l’ex generale Lloyd Austin, mentre all’Interno andrà Deb Haaland, 60 anni, prima nativa americana a entrare in un governo Usa: gestirà, tra l’altro, la conservazione delle terre federali e delle risorse naturali, oltre che i programmi per le minoranze etniche.

Spazio anche al 39enne Pete Buttigieg come segretario ai Trasporti, rivelatosi astro nascente del partito democratico e paragonato da Biden al figlio scomparso Beau, e al 43enne Jake Sullivan come consigliere per la Sicurezza nazionale, che nell’era Obama partecipò al negoziato sul nucleare iraniano. Con Camera e Senato entrambi sotto il controllo dei democratici, Biden spera di far avanzare speditamente la sua agenda per riportare subito l’America “a capotavola”.

Ma per il nuovo presidente alcune tra le insidie maggiori potrebbero venire dal suo stesso partito, visto che l’ala liberal dei democratici vuole contare sempre di più e condizionare, con i suoi voti, un leader considerato fin troppo «moderato».

Ecco alcuni nomi.

LLOYD AUSTIN, DIFESA

Primo afroamericano scelto per guidare il Pentagono. Da poco in pensione, è nel board di Raytheon, uno dei più grandi produttori di armi al mondo e contractor del Pentagono. La sua conferma rimane, dicono in molti, in salita.

MERRICK GARLAND, GIUSTIZIA

Magistrato e giurista, nel 2016 era stato nominato alla Corte Suprema da Barack Obama per sostituire il defunto giudice conservatore Antonino Scalia, ma aveva incontrato la ferma opposizione dei leader repubblicani.

ANTONY BLINKEN, SEGRETARIO DI STATO

Ha lavorato nelle amministrazioni Clinton e Obama, da vice segretario di Stato, vice consigliere per la sicurezza nazionale e consigliere per la sicurezza nazionale presso l’allora vicepresidente di Joe Biden.

JANET YELLEN TESORO

Prima donna a guidare la Fed, 74 anni, è sostenitrice di azioni forti da parte della Federal Reserve System per combattere la disoccupazione. Per questo è ben vista dall’ala più a sinistra del partito democratico.

JOHN KERRY INVIATO SUL CLIMA

Senatore per due decenni, candidato del partito democratico alla Casa Bianca nel 2004, quando venne battuto da George W. Bush, è stato segretario di Stato durante il secondo mandato del presidente Barack Obama.

LINDA THOMAS GREENFIELD AMBASCIATRICE ONU

Afroamericana 68enne, nota come Ltg al dipartimento di Stato, dove è stata in servizio per 35 anni, Thomas Greenfield è stata assistente segretario di Stato per l’Africa nella Amministrazione di Barack Obama.



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