lunedì 29 giugno 2015
L'attentatore era solo, ma si cercano complici.
In nome di Dio vanno fermati di Riccardo Redaelli
ANALISI La "globalizzazione del jihad" in un anno di Is di Camille Eid
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Ha fatto il giro del mondo la foto dell'attentatore di Sousse che cammina in spiaggia in maglietta e pantaloncini con il kalashnikov in mano. A diffonderla l'emittente Sky News, che sottolinea come l'immagine confermi il racconto dei testimoni che hanno descritto un atteggiamento "molto calmo" da parte del killer.E mentre dalla Tunisia prosegue l'esodo dei turisti che hanno deciso di interrompere le vacanze (almeno tremila gli stranieri che hanno lasciato il Paese) domenica sera centinaia di persone sono scese in strada a Sousse e nella capitale Tunisi per manifestare contro il terrorismo.Centinaia di poliziotti armati hanno iniziato a pattugliare le strade delle città turistiche dopo l'annuncio del ministro dell'Interno, Najem Gharsalli, secondo cui saranno dispiegati mille agenti negli hotel e per proteggere i turisti. A CHE PUNTO SONO LE INDAGINI. A tre giorni dal venerdì di sangue di questo mese di Ramadan si continua a lavorare per chiarire la dinamica dell'attacco e fare luce sui responsabili. Venerdì si era parlato di due attentatori giunti in gommone, di cui uno ucciso nello scontro a fuoco con la polizia e l'altro era stato arrestato poco dopo. Si è accertato invece che l'attentatore era solo, ma avrebbe contato su alcuni sostegni.L'attenzione è concentrata ora sul terrorista ucciso, Seifeddine Rezgui, di 23 anni. È lui che ha avuto il ruolo principale, sparando prima sulla spiaggia e poi dentro l'hotel Imperial Marhaban di Sousse. È stato ripescato nel mare di Sousse il cellulare gettato in mare dal giovane poco prima dell'attacco. A recuperare il telefono è stata una squadra di sub della protezione civile, intervenuta a seguito della testimonianza di un tunisino in vacanza che ha segnalato che l'autore dell'attacco, prima di cominciare a sparare, aveva fatto una telefonata e poi gettato il cellulare a mare.Alcuni dicono che il killer abbia mirato principalmente ai turisti, ma tra le vittime ci sono anche tunisini e nella società civile c'è già chi si affretta a sottolineare che sarebbe pericoloso pensare che i terroristi non facciano del male ai tunisini.Al momento sono sette le persone arrestate dalla polizia perchè sospettate di appartenere ad una cellula terroristica legate a Seifeddine Rezgui. Tra gli arrestati, che al momento vengono interrogati dalla polizia, due sono stati arrestati a Sousse, uno a Tunisi e un altro a Kasserine. Gli altri sono stati fermati domenica. IL GIOVANE KILLER CHE SU FACEBOOK ESALTAVA L'IS. E su Seifeddine Rezgui emergono man mano nuovi dettagli: studente di un master, pare che frequentasse dei corsi in una moschea che era fuori dal controllo dello Stato e che fosse a contatto con dei salafiti nella città di Kairouan. La sua radicalizzazione sarebbe avvenuta proprio negli ultimi mesi. Dal profilo Facebook di Seifeddine Rezgui, prima che venisse oscurato, emergeva una personalità totalmente dedita al jihad e pronta a passare all'azione. "Se l'amore per la jihad è un crimine, tutti possono testimoniare che io sono un criminale", avrebbe scritto il giovane in uno dei post. L'ultimo messaggio pubblicato pare risalisse al 31 dicembre 2014, quando Rezgui se la prendeva con chi festeggiava il capodanno, definendoli 'koffar', cioè miscredenti.L'Is ha rivendicato l'attacco di Sousse con un post diffuso su Twitter in cui ha definito l'attentatore "un soldato del califfato" e le vittime "individui di Stati dell'alleanza crociata che combatte lo Stato del califfato". Al di là della rivendicazione, però, il legame fra attentatore e regia dell'Is resta da accertare.

 

GIRO DI VITE CONTRO LE MOSCHEE FUORI LEGGE. Il premier Essid, dopo una lunga riunione alla Kasbah venerdì notte, ha annunciato 13 misure a seguito dell'attentato. Fra queste a colpire di più è l'annuncio della chiusura, entro una settimana, di 80 moschee ritenute "fuori legge", cioè che sfuggono al controllo dello Stato, accusate di incitare alla violenza. Essid ha anche annunciato l'organizzazione di un congresso nazionale per la lotta contro il terrorismo per settembre 2015, a cui dovrebbero partecipare rappresentanti della società civile, partiti e associazioni.TUNISIA BLINDATA, TURISTI IN FUGA IL BILANCIO DELLE VITTIME. L'ultimo bilancio, fornito dal ministero tunisino della Sanità, è di 39 morti e 39 feriti. La maggior parte erano britannici, forse una trentina, ma tra le vittime ci sono anche tre irlandesi, una portoghese e diversi belgi e tedeschi. Si tratta dell'attacco terroristico con più morti per il Regno Unito dagli attentati alla metro di Londra del 7 luglio 2005.

Turisti in lutto sulla spiagga di Sousse (Lapresse) GOVERNI STRANIERI VOGLIONO PARTECIPARE A INDAGINI. Le autorità di Germania, Francia e Regno Unito hanno informato il governo tunisino di voler prendere parte alle indagini e vedere decisioni chiare in materia di sicurezza. "Martedì - ha spiegato la ministra del Turismo tunisina, Salma Loumi - riceveremo tutti gli ambasciatori per informarli delle misure di sicurezza adottate per proteggere i turisti". Intanto il Foreing Office britannico ha lanciato un allarme per possibili nuovi attacchi da parte di militanti islamici contro resort turistici in Tunisia. NUOVO COLPO PER TURISMO A 3 MESI DAL BARDO. La Tunisia, confinante con la Libia dove recentemente sta avanzando la branca locale dello Stato islamico, deve affrontare un problema di sicurezza nazionale e lotta al terrorismo. E costituisce un nuovo durissimo colpo per il turismo questo attacco a Sousse, che è giunto solo tre mesi dopo l'attentato al museo del Bardo in cui morirono 24 persone, 21 dei quali turisti fra cui quattro italiani.Il turismo è un pilastro dell'economia del Paese ma si trovava in difficoltà da tempo: un crollo di arrivi si era verificato a seguito della Rivoluzione dei gelsomini del 2011, quando Ben Ali fu costretto alla fuga dopo circa 23 anni al potere, e una nuova battuta d'arresto era poi giunta dopo l'attacco del 18 marzo scorso al Bardo. "Questa è una catastrofe per l'economia. Le nostre perdite saranno grandi, ma perdere vite umane è stato ancora peggio", aveva commentato a caldo la ministra Salma Loumi subito dopo l'attacco di Sousse.Dalla Tunisia, secondo gli esperti, circa tremila persone sono partite negli ultimi anni per andare a combattere in Siria e Iraq, e le autorità pensano che circa 500 siano rientrate. Da qui molti partono anche per la vicina Libia, per unirsi alla branca locale dello Stato islamico.

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