sabato 1 febbraio 2020
I repubblicani hanno ritrovato i voti dei senatori e imposto la maggioranza per impedire le deposizioni. Mercoledì la conta finale che chiuderà il processo, segnando una grande sconfitta per i dem
Per Donald Trump si profila un facile successo

Per Donald Trump si profila un facile successo - Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

Le nuove indiscrezioni sul contenuto del libro di John Bolton non hanno fatto cambiare idea ai senatori repubblicani. Al contrario, nonostante il New York Times abbia pubblicato rivelazioni inedite sul manoscritto dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale, che sembrano incriminare Donald Trump, ieri la senatrice del Grand Old Party Lisa Murkowski si è unita alla maggioranza del suo partito nel sostenere che il processo di impeachment deve concludersi senza l’ascolto di testimoni. Quando la mozione sulla convocazione di testi è stata chiamata al voto, dunque, il risultato era già scontato. Il testo, che aveva infatti bisogno di quattro voti repubblicani per passare, è stato bocciato con 51 «nay».

«Ho lavorato perché il processo fosse onesto, giusto e trasparente – ha detto la senatrice eletta dell’Alaska – data la natura dell’impeachment sono arrivata alla conclusione che non ci sarà un processo onesto al Senato. Non credo che la continuazione cambierà qualcosa. È triste per me ammetterlo ma, come istituzione, il Congresso ha fallito». Poco prima anche un altro senatore repubblicano incerto, Lamar Alexander, aveva annunciato la stessa scelta, pur con motivazioni diverse: «Non c’è necessità di ulteriori evidenze per provare qualcosa che è già stato provato ma che non arriva al livello di un illecito da impeachment». Solo i repubblicani Mitt Romney e Susan Collins si erano dichiarati pronti a sostenere l’istanza dei democratici, che così erano arrivati a contare 49 voti sui 51 necessari per la maggioranza.
Prima del voto finale, ai senatori era stata presentata la notizia che, due mesi prima della telefonata con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha dato il via al Kievgate, Donald Trump avrebbe chiesto all’allora consigliere per la sicurezza nazionale Bolton di aiutarlo a cercare prove per danneggiare i democratici, in particolare il suo probabile rivale alle elezioni del prossimo novembre, l’ex vicepresidente Joe Biden. L’informazione, contenuta nel libro di memorie di Bolton, che ancora non è stato pubblicato, precisa che nel maggio 2019 il presidente Usa avrebbe dato queste istruzioni durante un incontro nello Studio Ovale a cui avevano partecipato il capo dello staff, Mick Mulvaney, l’avvocato del presidente, Rudolph Giuliani, e il consigliere alla Casa Bianca, Pat Cipollone.

In Campidoglio a Washington il voto si è protatto fino a notte inoltrata

In Campidoglio a Washington il voto si è protatto fino a notte inoltrata - Reuters

Trump avrebbe detto a Bolton di chiamare Zelensky, appena eletto presidente, per assicurarsi che avrebbe incontrato Giuliani, in procinto di andare a Kiev. Bolton racconta di non aver mai fatto quella telefonata e di aver allora compreso la portata e lo scopo delle pressioni del presidente nei confronti dell’omologo ucraino, cominciando quindi ad obiettare e arrivando fino a farsi licenziare, a settembre. Una versione confermata dalla testimonianza di una sua assistente, Fiona Hill, la quale ha riferito alla Camera un monito dello stesso Bolton: Giuliani è «una bomba a mano che esploderà contro tutti». Una volta archiviata la mozione che impedisce ai democratici di sentire Bolton, il processo è di fatto già concluso, dopo soli dieci giorni, contro le oltre cinque settimane dei procedimenti contro Bill Clinton per il caso Lewinsky.

Duri i giudizi dei democratici, che comunque ne escono con le ossa rotte, alla vigilia dell'inizio delle primarie in Iowa per la designazione del candidato da contrapporre a Trump a novembre per la corsa allaCasa Bianca. «L'America ricorderà questo giorno sfortunato che ha visto il Senato non adempiere alle proprie responsabilità» e «voltare le spalle alla verità», ha attaccato i leader di minoranza, il dem Chuck Schumer. «Se Trump sarà assolto senza testimoni e senza documenti, l'assoluzione non avrà alcun valore - ha aggiunto - perché gli americani sapranno che questo non è stato un vero processo». La Speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha tacciato i repubblicani di "complicità nell'insabbiamento" delle prove contro Trump, accusato di abuso di potere e intralcio delle indagini del Congresso.
L’unica ragione per la quale ieri non si è passati direttamente a un voto sulla colpevolezza di Trump, che avrebbe bisogno di due terzi di sì per passare, era che accusa e difesa hanno chiesto un po’ di tempo per presentare le loro argomentazioni conclusive. L’assoluzione, scontata, del capo della Casa Bianca appare quindi rimandata alle 16 (le 22 in Italia) di mercoledì della prossima settimana.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: