martedì 19 settembre 2017
Ha definito il leader di Pyongyang Kim Jong-un "Rocket Man" che sta compiendo una missione suicida, per se stesso e per il regime". Gueterres: il mondo ha paura di una guerra nucleare
Trump: «Se la Corea del Nord attacca sarà distrutta totalmente»
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"Non avremo altra scelta se non distruggere totalmente" la Corea del Nord, se non rinuncerà al
suo programma nucleare.
Così Donald Trump nel suo primo intervento da presidente degli Stati Uniti all'Assemblea Generale dell'Onu, con la delegazione di Pyongyang schierata in prima fila, proprio di fronte a lui. "Rocket Man è in una missione suicida, per se stesso e per il regime", ha avvertito Trump, tornando a sbeffeggiare il leader nord-coreano Kim Jong-un. "L'irresponsabile" corsa agli armamenti nucleari del regime, ha insistito Trump, "minaccia il mondo intero. È ora che la Corea del Nord capisca come il solo futuro responsabile possibile sia la denuclearizzazione".
Nel suo discorso, durato 41 minuti, il presidente ha usato parole dure anche contro coloro che fanno affari e finanziano la Corea del Nord. "È un oltraggio - ha affermato - che alcune nazioni non solo commercino con un tale Stato ma che forniscano anche armi e supporto finanziario ad un Paese che mette a
rischio il mondo". Trump ha anche attaccato frontalmente l'Iran, definendolo "Stato canaglia" e lasciando intendere di voler rivedere l'accordo sul nucleare, definito "uno dei peggiori mai
siglati", e "un imbarazzo per gli Usa". Tesi respinta al mittente dal presidente francese Emmanuel Macron che lo ha seguito sul podio del Palazzo di Vetro.
Nel mirino di Trump, pure "la dittatura socialista" in Venezuela e il governo di Cuba. Il presidente Usa ha lanciato un appello a "combattere i terroristi dell'Islam radicale" che "hanno guadagnato forza e
sono arrivati in ogni regione del Paese". E se gli Stati Uniti non vogliono la guerra ma la "pace e l'armonia", sono pronti ad usare la forza se non hanno alternative. "Metterò l'America sempre al primo posto", ha rimarcato Trump. "L'America non vuole imporre il proprio stile di vita ma piuttosto farlo brillare come un esempio a cui tutti possano guardare", ha insistito.
Trump ha aperto il suo intervento rivendicando i successi economici degli Stati Uniti da quando si è insediato alla Casa Bianca. "Gli Usa sono andati molto bene dall'Election Day dello scorso 8 novembre. I mercati azionari sono ai massimi di tutti i tempi, un record. La disoccupazione è ai minimi", ha osservato, attribuendo alle sue "riforme" il merito di tale boom. Nessun accenno invece alla Russia e neppure all'accordo di Parigi sul clima. Le preoccupazioni per "una guerra nucleare sono al più alto livello da decenni" era stata invece espressa, nell'intervento di apertura dell'Assemblea generale dal segretario
delle Nazioni Unite Antonio Guterres, parlando della crisi nordcoreana. "Milioni di persone - ha aggiunto Guterres, vivono nel terrore a causa delle provocazioni e dei test missilistici di Pyongyang".

Il giorno prima, per i leader mondiali che si aspettavano un altro attacco alle Nazioni Unite come «club delle chiacchiere», l' intervento di Donald Trump al Palazzo di Vetro era stato un sollievo. In realtà, il presidente americano, durante un breve discorso a margine dell’apertura dei lavori dell’Assemblea generale, non ha risparmiato lunedì critiche alla 72enne istituzione internazionale. Ma ha mostrato una inattesa volontà di cooperazione alle sue attività. In un incontro con una dozzina di capi di Stato e di governo convocato per discutere di riforma dell’Onu, il capo della casa Bianca ha dichiarato che le Nazioni Unite sono troppo burocratiche e inefficaci e dovrebbero meglio orientare il loro approccio. Si è inoltre lamentato che la spesa e il personale delle Nazioni Unite sono cresciute enormemente negli anni, senza che i risultati «siano in linea con questo investimento».

Ma poi ha riaffermato il suo impegno a collaborare a una «riforma dell’Onu», lodando la determinazione del segretario generale Antonio Guterres a concentrarsi «più sulle persone e meno sulla burocrazia». Il tycoon non ha fornito particolari sulla sua proposta di riforma, limitandosi a chiedere «maggiore responsabilità a tutti i livelli» e «attenzione ai risultati piuttosto che al processo», ma almeno non ha ripetuto la minaccia, lanciata più volte durante la campagna elettorale del 2016, di tagliare radicalmente i fondi americani per l’organizzazione.

È stato abbastanza per attenuare l’apprensione dei leader internazionali, riuniti a New York per l’avvio del dibattito Onu, che restano però in attesa del più ampio discorso che Trump pronuncerà oggi di fronte all’intera Assemblea per capire come la sua visione di mettere «l’America prima» può essere conciliata con gli scopi globali dell’istituzione. «Se ricordiamo le premesse dell’amministrazione Trump in riferimento all’Onu, mi pare che gli sviluppi siano fortemente migliorativi delle relazioni tra l’Amministrazione e le Nazioni Unite. Oggi è un grande passo in avanti», ha detto ieri il ministro degli Affari Esteri, Angelino Alfano.

Anche da parte dell’Onu si nota un tentativo di distensione. Se solo un paio di settimane fa l’alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite ha accusato Trump di incitare alla violenza contro i giornalisti, ieri il segretario generale ha invece ringraziato il capo della Casa Bianca e assicurato che l’Onu «è dedicata più ai risultati che alla burocrazia». Restano comunque molti i punti di tensione fra Washington e il Palazzo di Vetro, su temi scottanti che saranno affrontati nel corso della settimana, dalla minaccia nucleare nordcoreana all’accordo con l’Iran, dalle politiche internazionali sui cambiamenti climatici alla gestione della crisi in Myanmar dove continua la persecuzione della minoranza Rohingya.

Trump ieri ha evitato di pronunciarsi su temi particolari. Sull’Iran, ha risposto con un vago «lo vedremo presto» alle domande sul destino dell’accordo sul programma nucleare con Teheran. Né ha confermato per ora in sede Onu la sua minaccia di “fuoco e furia” in risposta ai test missilistici di Pyongyang, dei quali discuterà giovedì con il primo ministro del Giappone, Shinzo Abe, e il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in. In attesa di maggiori elementi, per il momento bisogna accontentarsi dell’assicurazione che Trump «vede grande potenziale nell’Onu», anche se forse più come immobiliarista che come statista. «Chiaramente vedo grande potenziale dall’altra parte della strada, se devo essere onesto con voi – ha concluso ieri il miliardario del mattone –. Ed è solo per il fatto che l’Onu si trova qui che la Trump World Tower – che è anche un residence – è diventato un progetto di così grande successo».

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