martedì 22 agosto 2017
Dopo molti tentennamenti, il Commander in chief ha dato ascolto ai generali: la situazione sta degenerando. I taleban: sarà il vostro cimitero
Alla fine Trump ha deciso: altri 4.000 soldati in Afghanistan
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Annunciato da mesi, discusso per settimane, alla fine il presidente statunitense ha detto «sì »al "surge": ossia, l'aumento di truppe in Afghanistan. Donald Trump, ha accolto il consiglio dei suoi generali annunciando che gli Stati Uniti resteranno in Afghanistan con un aumento non specificato di militari e senza fissare una data per il ritiro. In un atteso discorso alla base militare di Fort Myer, in Virginia, non ha precisato a quanto ammonterà l'aumento di soldati, ma fonti del Congresso citate dai media hanno parlato di 4mila. In Afghanistan sono già dispiegati 8.400 militari, mentre dal 2001 sono morti circa circa 2.400 soldati americani (3.500 in totale). Trump ha detto che sarà "una battaglia per vincere", poi ha spiegato di voler mantenere il segreto su alcuni punti della nuova strategia, considerando "controproducente" annunciarli perché avvantaggerebbero il nemico.

I taleban: verso il cimitero Usa

Immediata la risposta dei taleban. "Se non ritirano le loro forze, non è lontano il giorno in cui il Paese si trasformerà nel cimitero (...) dell'impero statunitense", ha dichiarato un portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid. "Sino a quando anche solo un soldato americano resterà nel Paese", ha aggiunto, "continueremo il nostro jihad contro di loro con il morale alto, con piena volontà e più sobrietà".

Le promesse di ritiro

Trump per anni ha sostenuto fosse necessario un "veloce ritiro", ma ha ora dato ascolto ai generali che hanno fatto pressione per il rafforzamento militare, con lo scopo di contrastare l'avanzata dei talebani che assediano il Paese dopo quasi 16 anni di conflitto. "Il mio istinto originario era di ritirarci. E in generale, mi piace seguire i miei istinti. Ma per tutta la vita ho sentito dire che le decisioni sono molto diverse, quando ti siedi nello Studio ovale", ha affermato il presidente. Ammettendo che gli Usa "sono stanchi di guerre senza vittoria", ha poi detto che le conseguenze di un rapido ritiro sarebbero "prevedibili e inaccettabili" perché "creerebbero un vuoto" di cui "i terroristi, inclusi Isis e al-Qaeda", potrebbero approfittare. La missione di combattimento Nato è terminata nel gennaio 2015, ma da allora gli insorti continuano a guadagnare terreno in varie zone.

Gli altri Paesi in campo

Il segretario alla Difesa Mattis, ha confermato in una nota che ci sarà un aumento di soldati, assicurando che "vari" Paesi alleati della Nato "si sono impegnati ad aumentare il loro numero di militari". Il segretario alla Difesa britannico, Michael Fallon, ha elogiato la decisione di Trump definendo l'impegno Usa "benvenuto" e affermando: "Dobbiamo restare in Afghanistan per contribure a costruire questa fragile democrazia e ridurre la minaccia terrorista all'occidente".

Dito puntato contro Islamabad

Trump ha detto che la Casa Bianca "continuerà ad appoggiare il governo afghano" e i suoi militari, ma "non è un assegno in bianco: il governo afghano deve assumersi la sua parte di impegno militare, politico ed economico", con "riforme reali, progressi reali e risultati reali. La nostra pazienza non è illimitata e terremo gli occhi aperti". Si è rivolto con durezza a Islamabad, che ha detto ha "molto da perdere" se continuerà a essere rifugio per i talebani: "Abbiamo pagato al Pakistan milioni di dollari, mentre ospitano gli stessi terroristi che stiamo combattendo. Questo deve cambiare e cambierà subito".

Diplomazia e taleban

Trump nel suo discorso ha detto che un giorno, "dopo uno sforzo militare efficace, forse sarà possibile avere un accordo politico che includa elementi dei talebani". E il segretario di Stato Rex Tillerson ha aggiunto che gli Usa "si stanno preparando ad appoggiare i colloqui di pace tra governo afghano e taleban senza precondizioni", per trovare un accordo che dia "legittimità politica" agli insorti.

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