venerdì 21 maggio 2021
Entrato in vigore nella notte, dopo 11 giorni di guerra che hanno causato la morte di 227 vittime tra i palestinesi e 12 tra gli israeliani. L'Egitto garante dello stop ai razzi sulle città
Un uomo e ciò che resta della sua casa, distrutta dai bombardamenti a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza

Un uomo e ciò che resta della sua casa, distrutta dai bombardamenti a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza - Ansa / Afp

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Regge la tregua tra Israele e Hamas, ma si registrano scontri sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme. Secondo le forze dell'ordine israeliane, al termine della preghiera del venerdì centinaia di giovani palestinesi hanno cominciato a lanciare pietre e molotov agli agenti, che hanno reagito facendo irruzione. Quindici persone sono rimaste ferite.

Stamani la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha accolto "con favore" il cessate il fuoco entrato in vigore nella notte. "Esorto entrambe le parti a consolidarlo e a stabilizzare la situazione a lungo termine. Solo una soluzione politica porterà a tutti pace e sicurezza durature", scrive su Twitter.

Dopo la doccia fredda di mercoledì, quando il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva gelato il pressing di Washington per una tregua imminente nella Striscia di Gaza, ieri è stata la giornata della svolta. Dopo ore in cui si sono rincorse indiscrezioni sul cessate il fuoco, in serata il gabinetto di sicurezza riunito da Netanyahu ha approvato la sospensione unilaterale delle ostilità, il cui inizio è stato stabilito per le 2 della notte ora locale (l’1 in Italia). Poco dopo anche Hamas ha confermato il cessate il fuoco «simultaneo e reciproco» dopo 11 giorni di guerra. In precedenza la Casa Bianca riferiva di una telefonata tra Joe Biden e il presidente egiziano al-Sisi – vero regista della mediazione – e di notizie di un avanzamento verso il cessate il fuoco nel conflitto israelo-palestinese, definendole incoraggianti. Dovrebbe essere l’Egitto il garante dello stop del lancio di razzi di Hamas da Gaza.

Già ieri mattina il portale israeliano di notizie Walla aveva riferito che i colloqui si stavano svolgendo tramite due canali: i servizi di intelligence egiziani e l’inviato delle Nazioni Unite in Medio Oriente, Tor Wennesland. Il New York Times aveva precisato l’iniziativa di un cessate il fuoco per «fasi». La prima fase includerebbe la cessazione degli attacchi israeliani contro infrastrutture di Hamas e dei tentavi di uccidere esponenti del movimento islamista. Hamas, invece, interromperebbe completamente i lanci di razzi contro le città israeliane. Israele ha chiesto anche che venga bloccata la costruzione dei tunnel verso il confine e interrotte le manifestazioni violente lungo il confine con Gaza.

Ci sarebbero anche altre fasi successive al cessate il fuoco, come il ritorno dei corpi di due soldati israeliani uccisi a Gaza nel conflitto del 2014, in mano a Hamas, e di due civili israeliani detenuti dalla fazione palestinese. In cambio Israele permetterebbe l’ingresso di merci e denaro a Gaza. Israele, scriveva ieri il Wall Street Journal, avrebbe «ammesso» di essere vicino al raggiungimento dei suoi obiettivi militari. Nei giorni scorsi Biden aveva sottolineato più volte a Netanyahu la necessità di intraprendere una de-escalation in vista di un cessate il fuoco. Parole a cui però il premier israeliano aveva risposto evidenziando che le operazioni sarebbero proseguite fino al raggiungimento degli obiettivi, cioè la sicurezza degli israeliani. Biden «vuole vedere la fine della violenza e la sospensione» delle operazioni militari di Israele «il più velocemente possibile», aveva detto ieri la Casa Bianca. A schierarsi con il suo invito anche il leader centrista israeliano Yair Lapid, a cui il presidente Reuven Rivlin ha affidato il mandato di formare il nuovo governo.

«L’escalation ha fatto crescere la sofferenza delle persone sulle due parti. Questo ci preoccupa molto. Pertanto il governo tedesco sostiene gli sforzi internazionali a favore di un cessate il fuoco», aveva rimarcato ieri a Tel Aviv il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas. «Siamo pronti ad «allargare l’operazione a Gaza, se necessario», era stato invece il monito del ministro della Difesa israeliano Benny Gantz. Prima della tregua gli attacchi da entrambe le parti erano proseguiti.

Tra gli altri obiettivi, l’esercito israeliano aveva distrutto un sistema di lancio multiplo di razzi di Hamas collocato a Khan Yunis, nel sud della Striscia. Da Gaza (227 le vittime) erano stati lanciati altri razzi verso le città israeliane: sono ormai oltre 4mila dall’inizio dell’escalation, con 12 morti. Sono state bersagliate le comunità israeliane attorno alla Striscia, e poi le città di Ashkelon, Ashdod, Beer Sheva. Netanyahu ha anche riferito che è stato abbattuto un drone di fabbricazione iraniana armato con esplosivo. A New York, nel frattempo, il ministro degli Esteri palestinese Riad al-Malki e l’ambasciatore israeliano negli Usa e all’Onu, Gilad Erdan, si accusavano a vicenda di «genocidio» durante la riunione dell’Assemblea Generale. La tregua, insomma, rischia di partire all’insegna della tensione.

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