mercoledì 19 gennaio 2022
Sono stati gli australiani e i neozelandesi a portare agli abitanti, l'80% dei quali sono senza casa, rifugi temporanei e generatori. Si teme che, insieme agli aiuti, possa arrivare il Covid
Un'immagine satellitare mostra le case coperte di cenere dell'isola di Tonga dove, sabato scorso, l'eruzione di un vulcano sottomarino ha provocato un violentissimo tsunami

Un'immagine satellitare mostra le case coperte di cenere dell'isola di Tonga dove, sabato scorso, l'eruzione di un vulcano sottomarino ha provocato un violentissimo tsunami - Ansa

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Sono atterrati, finalmente, nell'isola di Tonga nel Pacifico meridionale, dopo cinque giorni di isolamento a seguito dell'eruzione del vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Hàapai e del successivo tsunami, i primi aerei militari australiani e neozelandesi con aiuti per l'emergenza umanitaria e materiale di soccorso come contenitori d'acqua, kit igienici, rifugi temporanei, generatori e apparecchi di comunicazione e sistemi per la potabilizzazione dell'acqua.

Il primo aereo con aiuti umanitari appartenente alle forze aeree della Nuova Zelanda, è arrivato intorno alle 4 di oggi. L'aereo sarebbe dovuto atterrare all'inizio della settimana ma la coltre di cenere che copre l'aeroporto di Tonga ha impedito l'atterraggio in sicurezza. L'Unicef - è stato inoltre annunciato - sta inviando acqua ed altri beni con la nave australiana "HMAS
Adelaidè", che salperà in direzione di Tonga il 21 gennaio.

La pista dell'aeroporto internazionale Fuàamotu di Nukùalofa è stata ripulita dalla cenere e dai detriti che la ricoprivano. Secondo la CNN gli aiuti verranno distribuiti seguendo tutte le misure anti Covid. Il virus, infatti, non ha mai colpito l'isola, dove è stato confermato solo un caso dall'inizio dell'emergenza sanitaria - un viaggiatore neozelandese risultato positivo mentre era in quarantena - e si teme che possa farlo proprio adesso attraverso i soccorsi. Sono stati anche parzialmente ripristinati i collegamenti telefonici mentre per internet ci vorrà almeno un mese.

"Tonga è un Paese zero Covid e ha protocolli molto rigidi a riguardo", ha detto il portavoce dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), Jens Laerke. "Una delle prime regole dell'azione umanitaria è di non nuocere e vogliamo essere assolutamente sicuri che vengano seguiti tutti i protocolli necessari per l'ingresso nel Paese", ha aggiunto.

La Nuova Zelanda ha confermato l'arrivo di un C-130 Hercules mentre si attende l'arrivo, al porto di Nukùalofa, del pattugliatore d'altura Hmnzs Wellington e di altri soccorsi via mare. È già arrivato anche il primo di due C-17 australiani e una nave partirà da Brisbane per l'isola del Pacifico. Anche il Giappone ha annunciato l'invio di due C-130 con acqua potabile. Secondo le Nazioni Unite, sono circa 84.000 le persone - l'80% della popolazione - colpite dal disastro, che si sono ritrovate senza abitazione e senza acqua potabile.

Secondo gli scienziati della Nasa l'eruzione, avvenuta al largo di Tonga sabato scorso, sarebbe "500 volte più potente della bomba atomica sganciata su Hiroshima" e potrebbe trattarsi dell'esplosione più rumorosa avvenuta sulla terra dal 1883, quando esplose il vulcano Krakatoa in Indonesia. James Garvin, scienziato capo presso il Goddard Space Flight Center della Nasa, ha spiegato alla radio Npr che "il numero a cui siamo arrivati è attorno ai 10 megaton - 10 milioni di tonnellate - di equivalente in tritolo".

La vicinanza del Papa e la mobilitazione della Caritas

Il mio pensiero va alle popolazioni delle Isole di Tonga, colpite nei giorni scorsi dall’eruzione del vulcano sottomarino che ha causato ingenti danni materiali. Sono spiritualmente vicino a tutte le persone provate, implorando da Dio sollievo per la loro sofferenza”. Così, all'udienza del mercoledì, papa Francesco ha ricordato il disastro causato a Tonga dall’eruzione del vulcano sottomarino e dal successivo tsunami, che hanno cancellato intere zone. Papa Francesco, al termine dell'udienza generale ha ricordato "le popolazioni dell'isola di Tonga, colpite nei giorni scorsi". "Sono spiritualmente vicino a tutte le persone provate", ha detto il Papa, "implorando a Dio sollievo nella loro sofferenza. Invito tutti ad unirsi a me nella preghiera per questi fratelli e sorelle".

Un centinaio di case sono state danneggiate e una cinquantina distrutte nell’isola di Tongatapu. Tutte le abitazioni sono state distrutte nell’isola di Mango e solo due case hanno resistito nell’isola di Fonoifua; danni ingenti si sono riscontrati anche nell’isola di Nomuka.

La situazione nell'isola del Pacifico, dove l'aria rischia di essere irrespirabile per colpa della cenere, preoccupa la comunità internazionale. Ci vorrà, infatti, almeno un mese per riparare il cavo sottomarino che permette le comunicazioni tra l'arcipelago e il resto del mondo, mentre le vittime accertate continuano ad essere tre. Oltre alla mancanza d'acqua e alla qualità dell'aria scarseggia anche il carburante. Si teme anche l'insorgere di malattie legate all'acqua, dato che le ondate di marea hanno causato l'inondazione di 2-3 isolati nell'entroterra.

Anche Caritas sta cercando di rispondere ai bisogni della popolazione colpita e sul territorio può contare su un team di volontari. Il Ministro degli Affari Esteri e del Commercio ha detto che “Sono stati distribuiti gli aiuti che grazie a Caritas Tonga e a Caritas Nuova Zelanda erano già stati stoccati in alcune zone. Questi aiuti comprendono attrezzature per la depurazione dell’acqua, taniche, kit per l’igiene, secchi e rubinetti”.

Dai pochi aggiornamenti arrivati, Caritas Australia sottolinea che la devastazione ha colpito soprattutto le isole periferiche. C'è inoltre un urgente bisogno di acqua potabile e di rifugi, soprattutto per le comunità sulla costa le cui case sono state travolte dalle onde dello tsunami. Anche le strade e i ponti sono stati danneggiati. Le comunicazioni sono interrotte e contatti con l’esterno sono possibili solo tramite telefono satellitare.

Caritas Italiana manifesta vicinanza alla Caritas locale e, in collegamento con la rete internazionale, è pronta a sostenerne gli interventi in favore di quanti sono stati colpiti da questa emergenza.

L'eruzione vulcanica di sabato scorso, che ha innescato uno tsunami con onde alte fino a 15 metri in mare aperto, è la più potente degli ultimi 30 anni. Lo scenario che si sta delineando è quasi apocalittico, con la cenere che continua a ricoprire spiagge, infrastrutture e abitazioni, mentre due isole minori sono state praticamente distrutte con pochissime case rimaste in piedi.

L'isola di Tonga colpita dall'eruzione di un vulcano sottomarino che, secondo gli scienziati della Nasa, sarebbe 500 volte più potente della bomba sganciata su Hiroshima

L'isola di Tonga colpita dall'eruzione di un vulcano sottomarino che, secondo gli scienziati della Nasa, sarebbe 500 volte più potente della bomba sganciata su Hiroshima - Ansa

Il movimento d'acqua causato dall'eruzione è stato avvertito fino in Alaska. Tante le incognite in questa fase: dall'allarme per una

possibile contaminazione delle falde acquifere e delle riserve alimentari al cavo sottomarino danneggiato che ha di fatto
isolato l'arcipelago dal resto del mondo.

Disabile in mare su un tronco per 24 ore: salvo

Lisala Folau stava imbiancando la sua casa sull'isola di Atata sabato quando suo fratello e un nipote sono arrivati ad
avvertirlo dello tsunami. In un attimo le onde li hanno travolti e l'acqua era dappertutto. Lui e una nipote si sono arrampicati
su un albero. "Io sono disabile, cammino molto male, un bambino cammina meglio di me", ha detto il falegname raccontando la sua incredibile storia ad una radio locale. Appena le onde si sono abbassate hanno deciso di scendere ma proprio in quel momento un'altra onda li ha travolti e trascinati in mare aperto. A quel punto non avevano appigli, erano le sette di sera ed era buio
pesto. Lisala e la nipote galleggiavano, trascinati dalla corrente, chiamandosi a vicenda.

A un certo punto dalla riva ha sentito la voce del figlio che gridava il suo nome, ma ha deciso di non rispondergli sapendo che avrebbe rischiato la vita per salvarlo. Così ha cercato un tronco al quale aggrapparsi pensando che almeno, se fosse morto, la sua famiglia avrebbe recuperato il cadavere. Invece, con il suo mezzo di fortuna, è riuscito ad arrivare su un'altra isola, Toketoke. Lì ha visto una motovedetta della polizia, ha preso uno straccio e ha cominciato ad agitarlo ma non è riuscito a farsi vedere. Nel frattempo si era fatto giorno e lui ha deciso di provare a spostarsi verso un'altra isola ancora, Polòa, dove è arrivato attorno alle 18 di sera.

"Ho gridato aiuto ma non c'era nessuno. Pensavo a mia nipote che era stata spazzata via, mentre io ero riuscito a sopravvivere", ha raccontato. Alle 21 finalmente è riuscito ad arrivare a Sopu, dove si è trascinato barcollando sulla strada asfaltata ed è stato soccorso da un'automobilista.

Il quotidiano inglese "Guardian", che ha riportato la sua incredibile storia, non è stato in grado di stabilire cosa sia successo al fratello e ai nipoti del falegname. Tuttavia, solo tre persone sono state confermate come morte in seguito allo tsunami che ha travolto l'arcipelago e nessuna di Atata. L'avventura di Falala è diventata virale sui social media. Uno dei suoi figli
Talivakaola ha scritto un post su Facebook per esprimere la sua gratitudine: "Una storia che non dimenticherò mai in vita mia...
piango quando penso a mio padre che nuotava nell'Oceano dopo lo tsunami... Mi si spezza il cuore immaginandoti a bere l'acqua
del mare papà, ma sei un uomo forte".

Improbabile un'eruzione simile a quella di Tonga nei mari italiani secondo il vulcanologo Boris Behncke

Il vulcanologo tedesco Boris Behncke, ricercatore dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia presso l'Osservatorio Etneo di Catania, ha detto che è difficile immaginare un'eruzione di un vulcano marittimo di portata simile a quello delle Tonga nei mari italiani. "Un'eruzione così violenta di un vulcano sottomarino non me l'ha aspetto nei nostri mari", ha detto l'esperto che ha spiegato come il Marsili, il vulcano sommerso più grande d'Europa e del Mediterraneo, che si trova nel Tirreno tra Palermo e Napoli, si trovi a "una profondità molto grande", rispetto al vulcano delle Tonga, e come "la pressione della colonna di acqua sopprime in gran parte la sua energia esplosiva". "Non è escluso, invece, che il vulcano di Tonga erutterà ancora", ha detto Behncke, perché già "in passato, circa un migliaio di anni fa, ha registrato un'eruzione simile, molto violenta. Sembra dunque ciclico".

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