giovedì 5 agosto 2021
La principale oppositrice all'ultimo dittatore d'Europa: «Questo non è uno sprint ma una gara sulla lunga distanza. Lui è sempre più debole, e la sta perdendo»
Svetlana Tikhanovskaya, 39 anni, è costretta a vivere in esilio in Lituania

Svetlana Tikhanovskaya, 39 anni, è costretta a vivere in esilio in Lituania - Ansa

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Classe 1982, una laurea in pedagogia, Svetlana Tikhanovskaya è il personaggio chiave dell’opposizione al presidente Aleksandr Lukashenko. Moglie del politico e blogger Sergeij Tikhanovsky, ha deciso di candidarsi al suo posto contro lo zar di Minsk, Aleksandr Lukashenko, dopo che il marito è stato arrestato. Tikhanovsky era una delle figure più in vista del panorama politico bielorusso e nei mesi precedenti le elezioni era finito in carcere insieme con altri oppositori in modo tale da non poter partecipare alla corsa ai seggi e non rappresentare quindi un problema per Lukashenko, che guida il Paese dal 1994. Un clima di oppressione che è stato poco apprezzato dall’elettorato e che ha convinto Svetlana Tikhanovskaya ad andare avanti al posto del marito. Accolta con sorpresa, e anche con un filo di scetticismo, è stata invece autrice di una campagna elettorale molto efficace, che l’ha vista tenere comizi in tutti gli angoli della ex Repubblica sovietica, con un crescendo di consensi. Nelle ultime fasi prima del voto, è nato un vero e proprio duello a distanza con il presidente Lukashenko, che un giorno è arrivato a dichiarare che la Bielorussia non era pronta per avere un presidente donna. Prima della classe fin dai tempi delle elementari, viene descritta come una bambina timida, ma molto determinata. Madre di due figli, ha dovuto mettere da parte la carriera per accudire il primogenito, nato quasi completamente sordo. Pochi giorni dopo l’esito delle elezioni e l’inizio delle rivolte, è stata costretta a fuggire a Vilnius, in Lituania, dove vive tutt’ora. Nel dicembre 2020, lei e altri oppositori bielorussi, hanno ricevuto il premio Sakharov per la libertà di pensiero.

«Stiamo correndo una gara sulla lunga distanza. E la vinceremo. Ci vorrà tempo, ma un giorno la Bielorussia sarà libera». Svetlana Tikhanovskaya, la principale oppositrice del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, usa una metafora olimpica per descrivere la situazione nel Paese, proprio nei giorni in cui la velocista Kristina Timanovskaja, critica nei confronti del regime, ha evitato il rimpatrio forzato grazie a un visto umanitario concesso dalla Polonia. Il 9 agosto sarà il primo anniversario da quelle elezioni dove, davanti a un risultato palesemente contraffatto, il popolo bielorusso ha dato vita a proteste senza precedenti contro quello che viene considerato l’ultimo dittatore d’Europa. Manifestazioni che hanno cambiato anche la sua vita.​

Come ha vissuto questi 12 mesi?

Abbiamo lavorato parecchio. Attorno a me si è formato un team di persone competenti, che ha garantito una ricerca costante ed efficace. Grazie a loro abbiamo ottenuto grandi risultati. All’inizio temevamo che lo slancio si sarebbe esaurito presto. Poi abbiamo capito che questo non è uno sprint, è una gara sulla lunga distanza. Quando abbiamo compreso questo, il nostro modo di continuare a combattere è cambiato.

Il popolo bielorusso ha lottato per mesi, ma Lukashenko è ancora al potere. Quanto potrà durare ancora, secondo lei?

Nessuno può dare una data precisa ed è anche piuttosto difficile da prevedere. Ci sono tanti fattori che influiscono sulla situazione. Una cosa però la posso dire: il regime diventa sempre più debole Lukashenko ha sempre meno margine di manovra. Lui e i suoi stanno distruggendo il loro stesso regime con le loro azioni violente e le loro dichiarazioni.

I membri più importanti dell’opposizione bielorussa, come lei, sono all’estero per motivi di sicurezza. Quelli rimasti a Minsk sono finiti in prigione. C’è ancora qualcuno libero?

In realtà sì, perché la nostra lotta è diversa dalle altre. Non abbiamo una organizzazione rigidamente verticale. Ci sono più leader
che operano contemporaneamente. Molti sono dietro le sbarre. Ma altri si stanno formando, e sono sempre di più. Quando abbiamo iniziato a costruire la nostra opposizione, abbiamo pensato: è molto più facile distruggere una struttura organizzata verticalmente. Per questo ci siamo sviluppati in maniera diversa, creando connessioni orizzontali fra persone. Ora in Bielorussia è attivo un movimento partigiano clandestino. In particolare, sono sempre più attivi i cyber-partigiani. Stanno cercando di distruggere il regime dall’interno, operando soprattutto su database chiave, come quelli della polizia e delle agenzie di sicurezza interna. Se crollano queste strutture il regime è seriamente minacciato.


Deve agire in modo clandestino anche la stampa, vista la crescente mancanza di libertà e il gran numero di giornalisti in carcere.

Esattamente. Quasi tutti i media indipendenti si sono spostati su Internet. Va però detto che la gente in Bielorussia ha smesso di credere ai canali ufficiali molto tempo fa e si è rivolta a media online come Telegram. Lì riusciamo a comunicare ancora con chi è rimasto in patria. Chiamiamo regolarmente i nostri attivisti con Zoom o altro programmi. I nostri volontari stampano giornali, volantini da Internet con le loro stampanti e li distribuiscono nelle cassette postali dei vicini. Stanno nascendo anche nuovi editori. Quando un regime è contrastato da una larga maggioranza, emergono sempre nuove figure pronte a combattere.

Immaginiamo che domani Lukashenko lasci il potere. Lei che fa?

Quello che ho promesso in campagna elettorale. Rilascio dei prigionieri politici e fine delle violenze, ripristino dello Stato di diritto e convocazione di nuove elezioni.

Come si immagina la Bielorussia di domani?

Sarà un Paese libero, con elezioni regolari. Le persone potranno scegliere senza forzature. Non avranno paura di camminare per strada ed essere seguiti. Non avranno paura che uomini armati senza segni di identificazione entrino in casa loro, creando scompiglio e portando via chi vi abita. I genitori sapranno che riabbracceranno i loro figli la sera, perché non può succedere loro nulla. I diritti e le opinioni delle persone saranno rispettati. Sarà un Paese che avrà un posto fra le nazioni europee.

A proposito. Negli ultimi mesi lei ha compiuto un lungo tour che l’ha portata a incontrare i principali leader mondiali. Gli ultimi in ordine di tempo sono stati il presidente Usa, Joe Biden, e il premier britannico, Boris Johnson. Ma ha parlato anche con le figure chiave in Ue. Sono stati colloqui utili?

Sono stati incontri molto proficui. Abbiamo portato all’attenzione di tutto il mondo l’esistenza di una dittatura disumana in Europa. Il regime ormai a livello internazionale è totalmente delegittimato. Abbiamo creato una vasta rete di solidarietà attorno al popolo bielorusso. E siamo riusciti a indebolirlo anche economicamente, grazie alle sanzioni. Privare il regime dei fondi è il primo passo per abbatterlo.

Sono risultati importanti. Ma con la Russia come la mettiamo? Ammettiamo che il regime di Lukashenko finisca, Mosca rimarrà comunque un partner fondamentale con cui relazionarsi…

Sponsorizzando la violenza di Minsk, Putin sta minando il rispetto e la fiducia del popolo bielorusso nei confronti della Russia. I nostri Paesi rimarranno vicini. Ma vogliamo avere un rapporto chiaro e definito con tutti. Siamo favorevoli a negoziare la cooperazione a condizioni reciprocamente vantaggiose. Ma chiediamo il rispetto di due condizioni, sulle quali non intendiamo contrattare: la sovranità del nostro Paese e il rispetto della volontà del popolo bielorusso.

Lei è in esilio da quasi un anno, come è cambiata la sua vita dal punto di vista umano?

Non vedo mio marito dal maggio 2020. Sono riuscita a parlargli al telefono solo una volta. E non riesco a stare con i nostri figli tutto il tempo di prima. La sera cerco sempre di essere con loro quando vanno a dormire. Di leggere loro qualche pagina di un libro. La mia bambina mi chiede “Dov’è papà? Perché non viene da noi?”. È tutto molto doloroso. Ma so che il mio lavoro avvicina il giorno in cui lui e migliaia di altre persone costrette in condizioni disumane potranno essere rilasciate. Questo è ciò che fa lavorare me e tutto il mio team in modo ancora più intenso verso una nuova Bielorussia. Libera.

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