martedì 28 aprile 2015
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Il terribile terremoto del 25 aprile, con epicentro a metà strada tra le città di Kathmandu e di Pokhara, nel Nepal centrale ha seminato morte e distruzione in Tibet, Bangladesh, India settentrionale e Bangladesh. La macchina dei soccorsi si è messa subito in moto. Non solo gli stati ma anche organizzazioni, associazioni, ordini religiosi... I Camilliani Anche la Camillian Task Force (Ctf) dei religiosi Camilliani sta arrivando con il suo team a Kathmandu. Un aereo partito da New Dehli è arrivato nel pomeriggio di martedì. Il team sanitario, coordinato da Fratel Madhu, farà base presso il Centro pastorale del Vicariato Apostolico e, di intesa con Caritas Nepal, opererà in due villaggi nei dintorni della città cercando di intervenire sulle priorità soprattutto di carattere sanitario (campi di soccorso medico, distribuzione di tende, assistenza medica e medicinali). A Kathmandu i malati e le persone ferite giacciono in gran parte all’aperto. Alcuni medici chirurghi hanno allestito una sala operatoria all’interno di una tenda nel parco del Kathmandu Medical College. La gente è in coda per l’acqua erogata dai camion, mentre i pochi negozi ancora aperti hanno ormai esaurito le scorte alimentari di prima necessità sui loro scaffali. Le squadre di soccorso stanno usando gli elicotteri per il trasporto aereo di decine di persone, due alla volta, bloccate a quote più elevate. Nella capitale sono stati predisposti i bagni chimici; alcune organizzazioni umanitarie locali stanno organizzando la distribuzione di cibo; dall’estero si intensificano gli sforzi per ottenere attrezzature mediche, medicinali, cibo, acqua, coperte, tende e squadre di ricerca e di salvataggio per i dispersi e/o sepolti sotto le macerie anche nelle zone più interne del Nepal. La grande sfida ora sono gli interventi umanitari, per i quali i Camilliani lanciano un appello: “Esortiamo i Paesi stranieri ad inviare materiale di soccorso e squadre mediche. La situazione è anche peggiore nelle zone rurali più remote. Le vie di comunicazione sono state bloccate da frane e molti villaggi e comunità sono senz’acqua ed elettricità, sopravvivendo con cibo recuperato e senza alcun aiuto esterno”. Gesuiti Padre Borniface Tigga, superiore regionale dei Gesuiti del Nepal, riferisce che i 68 gesuiti presenti nel paese, come altre comunità religiose e il Vicariato stesso, non hanno subito perdite di vite umane né gravi ferite, anche se sono stati danneggiati alcuni edifici delle istituzioni religiose. “Quando sarà passato il pericolo delle scosse di assestamento valuteremo più attentamente la situazione per mettere al sicuro coloroa cui prestiamo servizio”, dice padre Tigga all'agenzia Fides. “Le comunità locali e tutti coloro che non sono stati colpiti dal sisma sono impegnati nelle operazioni di soccorso – prosegue Tigga -. I gesuiti del Nepal hanno risposto immediatamente a questa terribile tragedia. Il Collegio San Francesco Saverio ha raggiunto due villaggi sperduti nel distretto di Dhading portando teloni sotto cui ripararsi e alimenti di base. Un’altra distribuzione di materiale è in corso nel distretto di Kavre. Molte strade sono bloccate e quindi è difficile raggiungere molti luoghi”. I salesiani Anche i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) presenti in Nepal stanno tutti bene, come informa Ans, e pur risentendo dello shock, sono impegnati a collaborare di fronte all’emergenza. Solo qualche muro delle loro opere è crollato in seguito al sisma, ma non hanno subito danni irreparabili. Come tutta la popolazione, per ordine del Governo, non possono rientrare nelle loro case e quindi si riparano sotto le tende all’esterno, mentre cercano di portare aiuto e conforto alla popolazione così provata. Medici senza frontiere Sono 38 gli operatori di Medici Senza Frontiere arrivati in Nepal, con base a Katmandu e Ghorka. La città di Katmandu ha subito un livello di distruzione relativamente basso. Ma moltissime persone dormono all’aperto in tende o ripari di fortuna perché hanno paura di rientrare nelle proprie case a causa delle scosse di assestamento. Questo è motivo di preoccupazione perché nei prossimi giorni si prevedono temporali. Msf sta lavorando per avere una visione completa dei bisogni in particolare al di fuori di Katmandu, in aree accessibili solo via elicottero. Le équipe di Msf stanno cercando di accedere alle aree più remote e isolate per valutare nel più breve tempo possibile la situazione e avviare subito il proprio intervento in base ai bisogni effettivi. La priorità è raggiungere le persone che non hanno ancora ricevuto assistenza. Sono state valutate le condizioni di due importanti ospedali di Katmandu (il Bir Hospital e il Teaching Hospital). Entrambi hanno accolto molti feriti e stanno finendo le scorte di materiali. Al Bir Hospital i pazienti dormono in tende all’aperto. Un’équipe chirurgica dotata di kit chirurgico d’emergenza è arrivata a Katmandu nella notte e si sta preparando a intervenire. Un’altra équipe ha effettuato una valutazione aerea via elicottero delle aree circostanti Katmandu. Di 65 villaggi visti, circa 45 risultano distrutti o gravemente danneggiati. Sono zone isolate e accessibili soltanto via elicottero. Un villaggio, Warpak, a 45 chilometri d Ghorka ha subito danni ingenti e un’équipe sta organizzando un intervento mirato. La città di Bhaktapur (a est di Katmandu) è molto danneggiata. L’ospedale non ha una sala operatoria funzionante e tutti i casi vengono inviati a Katmandu. Le persone vivono all’aperto in ripari di fortuna e le condizioni igienico-sanitarie sono preoccupanti. Si sta organizzando la distribuzione di beni di sollievo, kit per l'igiene e per cucinare che sono in arrivo. Un cargo con un ospedale gonfiabile è in arrivo da Bordeaux a Katmandu. Un’équipe sta valutando le condizioni di campi di fortuna a Katmandu e Bhaktapur, con un’attenzione particolare sulla disponibilità di acqua e le condizioni igienico-sanitarie.
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