mercoledì 10 agosto 2022
Taipei lancia nuove esercitazioni: «Pechino vuole alterare lo status quo nello Stretto e nell’intera regione». Dal continente la replica: in arrivo altre esercitazioni
Esercitazioni militari a Taiwan in risposta a quelle di Pechino

Esercitazioni militari a Taiwan in risposta a quelle di Pechino - Ansa/Afp

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Non semplici esercitazioni intimidatorie, ma la preparazione di «un piano per invadere l’isola». Taiwan punta ancora il dito contro la Cina in quello che sembra ormai un pericoloso gioco al rialzo, condotto sull’orlo scivoloso dei massicci dispiegamenti militari da ambedue le parti. Secondo il ministro degli Esteri di Taiwan, Joseph Wu, Pechino «sta commettendo una grave violazione del diritto internazionale», che avrà un «grave impatto» sui trasporti nella regione. Per Taipei la visita sull’isola, durata in tutto 19 ore della speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, è stata solo «un pretesto» che il gigante asiatico ha utilizzato per accerchiare l’isola. «La Cina usa le esercitazioni nella sua guida militare per preparare un’invasione di Taiwan», con la reale intenzione è di «alterare lo status quo nello Stretto di Taiwan e nell’intera regione», ha insistito il ministro degli Esteri dell’isola. «La democrazia non si piegherà mai alle intimidazioni delle autocrazie», ha concluso.

La mobilitazione da entrambe le parti è massiccia. Taiwan ha avviato esercitazioni di artiglieria nel sud dell’isola, a Pingtung, per simulare la difesa dell’isola in caso di attacco da parte delle Forze armate cinesi nelle quali verranno utilizzati centinaia di soldati e quaranta obici. «La minaccia della forza militare dell’esercito cinese non è stata ridotta», si legge in una nota emessa dal ministero della Difesa di Taipei mentre Pechino annunciava nuove esercitazioni di artiglieria nel Mar Giallo meridionale tra l’11 e il 13 agosto prossimi. Secondo Taiwan, dieci navi e 45 aerei militari dell’Esercito popolare di liberazione cinesi (Pla) sono stati rilevati intorno all’isola. «Almeno 16 caccia da combattimento (otto SU-30, otto J-16) hanno volato sulla parte orientale della linea mediana dello Stretto di Taiwan», non riconosciuta da Pechino, ma tradizionalmente rispettata. Le nuove incursioni si aggiungono alle 100 circa finora contate da Taiwan a partire dal 4 agosto, giorno di inizio delle più grandi manovre mai fatte dalla Cina intorno all’isola “ribelle”.

Ben diversa è la lettura di Pechino che parla di esercitazioni «aperte e trasparenti». La Cina nega l’esistenza di una «linea mediana» nello Stretto di Taiwan, non ufficiale, ma tradizionalmente rispettata, che divide l’isola dalla Cina e definisce «irreprensibili» le misure prese negli ultimi giorni. «Taiwan fa parte del territorio cinese e non esiste una linea mediana», ha detto il vice ministro degli Esteri cinese, Ma Zhaoxu. Le esercitazioni militari cinesi vicino all’isola hanno l’obiettivo di «salvaguardare la sacra sovranità e l’integrità territoriale della Cina – ha aggiunto Ma – e le nostre misure sono pubbliche e appropriate, in linea con il diritto interno e internazionale e sono irreprensibili».

Per Pechino dietro l’escalation ci sarebbe la regia degli Stati Uniti e l’«indebito» accostamento del dossier Ucraina a quello di Taiwan. Yang Xiyu, membro del China Institute of International Studies, ha detto al Global Times – l’organo semi ufficiale del Partito comunista cinese – che Biden «ha deliberatamente criticato le mosse della Cina, ma ha evitato di parlare di ciò che le ha innescate». «Gli Stati Uniti stanno spostando i loro strumenti utilizzati in Ucraina dal 2014 nell’isola di Taiwan per portare avanti la falsa affermazione che “l’Ucraina di oggi è il Taiwan di domani”», ha affermato Yang.

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