sabato 8 aprile 2017
È un uzbeko padre di famiglia. Sarebbe lui l'attentatore che venerdì a bordo di un camion rubato ha mietuto vittime tra la folla che faceva acquisti in centro. Il bilancio: 4 morti e 10 feriti
L'arrestato era filo-Daesh. Esplosivo a bordo del camion
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L'uomo arrestato in Svezia e principale sospettato per l'attentato di venerdì a Stoccolma ha pubblicato in passato su Facebook materiale di propaganda del Daesh e messo "mi piace" a una foto del massacro della maratona di Boston dell'aprile 2013. Lo scrive il giornale svedese Aftonbladet. Il 39enne di origine uzbeka «non parlava mai di politica né di religione, ma solo di come guadagnare di più per mandare i soldi alla famiglia», racconta un conoscente. Il sospettato è padre di quattro figli e lavora in un'azienda di costruzioni, secondo lo stesso quotidiano.

L’arresto è avvenuto venerdì, a Marsta alla periferia di Stoccolma, poco dopo l’attentato. L'accusa è di «omicidio con carattere terroristico». L'uomo è sospettato di essere stato alla guida del camion che, correndo a zig zag, ha falciato la folla. Secondo gli investigatori assomiglia alla persona individuata come il guidatore del tir nei video delle telecamere di sorveglianza: è stato fermato all’interno di un negozio, aveva con sé un passamontagna e tracce di vetri rotti sugli abiti.

Sul fronte delle indagini c’è anche da registrare il ritrovamento di una borsa con esplosivo all’interno del camion.

Sabato mattina la polizia ha compiuto diverse perquisizioni a Farsta, località a sud della capitale.

Il bilancio dell’attentato è di 4 vittime. Dieci persone sono ancora ricoverate in ospedale, mentre 5 sono state dimesse; 4 sono ferite in modo grave e due sono in terapia intensiva. Tra i ricoverati c'è anche un bambino, ma le sue ferite non sono considerate gravi.

I fatti di venerdì 7 aprile: camion a zig zag sulla folla

Un altro attacco di terrorismo, questa volta a Stoccolma in Svezia. Un altro mezzo pesante mandato a schiantarsi sulla folla. La dinamica ricorda quella del recente attentato di Londra e dei meno recenti, ma più cruenti, atti di terrorismo a Berlino e Nizza.

Il fatto è avvenuto poco prima delle 15 ora italiana. Un camion, risultato rubato, si è lanciato sui passanti nella principale via pedonale della capitale svedese, Drottningatan, frequentata per lo shopping. Testimoni parlano di un uomo solo alla guida. Il veicolo sarebbe poi andato a schiantarsi contro un grande magazzino, prendendo fuoco. Testimoni, citati dai media svedesi, riferiscono di avere sentito anche esplosioni di arma da fuoco.

Il camion era di proprietà della fabbrica di birra Spendrups, che in mattinata ne aveva denunciato il furto: «Mentre il nostro camionista scaricava qualcuno è salito in cabina e ha portato via il camion». Una dinamica che ricorda da vicino quella della strage di Berlino, al mercatino di Natale.

La polizia svedese ha invitato i cittadini a evitare il centro di Stoccolma. L'intera zona è stata circondata e sorvolata da elicotteri. In via precauzionale è stata chiusa e recintata la sede del Parlamento. Chiusa anche l'intera rete della metropolitana. Evacuata la stazione ferroviaria centrale.

Il terrorista è riuscito a darsi alla fuga. È scattata una vasta operazione per catturarlo.

Il premier: «Attacco terroristico»

Il premier svedese Stefan Lofven ha dichiarato che tutti gli elementi indicano che si sia trattato di «un attacco terroristico». «La Svezia è stata attaccata - ha detto - e tutto fa supporre un attentato».

Il vicario della diocesi: città sotto choc, chiese aperte

«È una città sotto choc» ha raccontato al telefono padre Fredrik Emanuelson, uno dei vicari della diocesi di Stoccolma, raggiunto
dall'agenzia Sir mentre è chiuso in macchina, nella zona ovest della capitale. Il vicario abita nel centro storico, vicino alla cattedrale, a 15 minuti a piedi dal luogo dell’attentato. La polizia «vuole che il centro storico sia evacuato», spiega, ma tutti i mezzi di trasporto sono bloccati e «le persone non sanno come muoversi e dove andare»; così «coloro che si trovano al lavoro restano nei luoghi di lavoro e aspettano che cambi la situazione». Le linee telefoniche sono intasate perché «tutte le persone stanno cercando di mettersi in contatto con i familiari, tanti mi telefonano per sapere…».

In queste situazioni, spiega padre Emanuelson, le chiese, anche quelle che di solito sono chiuse, sia luterane sia cattoliche, vengono aperte «perché la gente abbia un posto per parlare, trovare un caffè, pregare. Le chiese sono questi punti di riferimento». Il vescovo, Anders Arborelius, stava rientrando a Stoccolma dalla Germania.

Bagnasco: non possiamo restare indifferenti

Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), ha inviato un messaggio al vescovo di Stoccolma, Anders Arborellus. «Non possiamo essere indifferenti al modo con cui si banalizza la vita umana e si distrugge la sicurezza e la pace» scrive Bagnasco. «Mentre la Chiesa si avvia a celebrare il mistero pasquale, invita a guardare a Cristo Crocifisso certi della sua risurrezione davanti a questo terribile evento», ricorda il cardinale assicurando «la preghiera per i feriti e per il conforto delle famiglie tanto duramente colpite».

Nel 2010 attacco nella stessa zona

La zona dov'è avvenuto l'attentato di venerdì è la stessa in cui l'11 settembre 2010 un 29enne iracheno fece esplodere due autobombe con sei bombole di gas liquefatto nel primo attacco kamikaze in Scandinavia. Risultarono feriti due passanti.

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