lunedì 17 luglio 2017
Le religiose hanno costruito anche un cappella in legno per le celebrazioni: i combustibili trasportati sono «dannosissimi per l'ambiente». Con loro anche un gruppo di ambientalisti
La Messa celebrata domenica sul sito dell'oleodotto

La Messa celebrata domenica sul sito dell'oleodotto

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Stanno bloccando, con una cappella fatta con le loro mani, quattro banchi e un altare in assi di legno, la costruzione di una conduttura di gas naturale in Pennsylvania, sfidando un’importante azienda americana. Una battaglia coraggiosa per proteggere il Creato proprio come chiede loro l’ordine al quale appartengono e l’enciclica di Papa Francesco Laudato si'.

Un gruppo di suore americane, “Adoratrici del sangue di Cristo”, hanno sfidato l'azienda che vuole costruire la conduttura, la “ Atlantic Sunrise Pipeline”, che opera nella parte orientale degli Stati Uniti e la compagnia di gasdotto, Williams Partners, che ha provato a negoziare con le religiose senza successo. Proprio oggi la battaglia finisce in tribunale mentre le suore si preparano a vegliare anche 24 ore su 24 nella cappella usata come barricata se fosse necessario.

"La conduttura va contro tutto ciò in cui crediamo", ha dichiarato Linda Fisher, 74 anni, una delle consorelle impegnate nella battaglia. L'ordine a cui appartengono le suore, che conta 2.000 monache in tutto il mondo ed è stato fondato dall’Italiana santa Maria De Mattias, a Acuto, in provincia di Frosinone, è già sceso in campo in Brasile contro la costruzione di una centrale idroelettrica e in Guatemala contro una miniera d'oro. Adesso è la volta della piccola comunità di Lancaster County mettere in pratica "l'etica del suolo", che è a fondamento della loro congregazione. Domenica, alla Messa, si sono raccolti più di 300 fedeli e sostenitori negli spazi all'aria aperta della minuscola cappella, circondata dai campi di granoturco. Il tratto dell'Atlantic Sunrise Pipeline nel mirino è lungo 10.200 miglia, dal Texas a New York, e coinvolge anche gli Stati frontalieri. In realtà è il progetto di ampliamento di una pipeline che già esiste, la TransCon Natural Gas, un cantiere gigantesco da oltre 3 miliardi di dollari. Quando sarà terminato fornirà gas naturale a 7 milioni di abitazioni e porterà crescita economica, occupazione e abbasserà i costi dell'energia, dicono dalla società costruttrice. "È un progetto importante", lo difende un portavoce della Williams, Christopher Stockton.

"Dall'avvento dello shale gas, la Pennsylvania produce la quantità maggiore di gas naturale in Usa dopo il Texas. Ma non vi sono le infrastrutture per unire queste aree con i mercati. Ora avranno accesso al gas naturale della Pennsylvania". La Williams non compra la terra ai proprietari, paga solo per scavare il terreno agricolo, mettere le tubazioni e poi restituisce i terreni. Sulla carta, a sentire Stockton, l'azienda compenserà gli agricoltori per le colture perdute e verificherà se la produzione, dopo l'installazione degli impianti, tornerà alla normalità. Le suore, però, hanno sottolineato come la conduttura trasporterebbe combustibili molto pericolosi per l’ambiente e non sostenibili per chi crede davvero nella preservazione del Creato. "Noi puntiamo all'energia sostenibile”, hanno dichiarato le “Adoratrici del sangue di Cristo”, “E questi combustibili fossili danneggiano in modo grave l’ecosistema al quale apparteniamo”. Soltanto all’apparenza l’azienda darebbe loro una scelta, secondo le suore, senza, in realtà, cambiare minimamente i suoi progetti. Le suore, che hanno anche la gestione di una casa di riposo, vicino al terreno, sono parte di un gruppo di una trentina di proprietari terrieri che non ha firmato l'accordo con l'azienda. Ed è proprio durante un pranzo nella residenza delle religiose, che il gruppo di attivisti “Lancaster Against Pipelines” ha partorito l'idea di costruire una cappella come baluardo. Nella denuncia, presentata in tribunale, le suore sostengono che l'autorizzazione federale al gasdotto viola la loro libertà religiosa. Se la Williams vince e ottiene subito i diritti sulla terra, gli attivisti della “Lancaster Against Pipelines” sono pronti a cominciare una veglia ininterrotta al sito per impedire la distruzione della cappella. Ora la parola passa ai giudici. La sentenza è attesa nelle prossime ore.

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