sabato 3 giugno 2017
Sow (Fao): tra i profughi dell’onda jihadista, 515mila bambini affetti da malnutrizione acuta grave
Coumba Sow

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«La crisi nel bacino del lago Ciad ha provocato circa 2,5 milioni di sfollati. Dopo la Siria, è quindi la più importante crisi di profughi a livello mondiale e quella che cresce più velocemente. Si sta consumando una catastrofe». A lanciare l’allarme è Coumba Sow, coordinatrice in Africa occidentale e Sahel per l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao). In quest’area uno degli ostacoli principali è l’accesso per i media e le organizzazioni umanitarie che devono confrontarsi con un altissimo livello di insicurezza causato dalla minaccia jihadista.

Qual è la situazione dei bambini legata all’insicurezza alimentare in queste regioni?
Lo stadio nutrizionale delle popola- zioni colpite è particolarmente preoccupante. Si stima che dal 2017 siano circa 515mila i bambini affetti da malnutrizione acuta grave (Mas). Nello stesso periodo l’anno scorso erano 175mila. Secondo le ultime inchieste, i tassi di malnutrizione acuta globale (Mag) sono superiori del 10 per cento intorno alle regioni del lago Ciad. In Nigeria, per esempio, il tasso di Mag è del 9,5 per cento mentre di Mas è del 2,6 per cento. Negli Stati federali di Borno e Yobe ci sono sacche di malnutrizione acuta molto elevati, notizie che abbiamo potuto confermare solo negli ultimi giorni poiché quella zona è stata in gran parte inaccessibile per tanto tempo.

In che modo i governi della regione stanno cercando di affrontare tale crisi?
governi dei quattro Paesi colpiti, Camerun, Ciad, Niger e Nigeria, si sono mobilitati per rispondere ai bisogni delle popolazioni affette e per lanciare varie iniziative umanitarie appoggiate dalla Fao e dal Programma alimentare mondiale (Pam). Per esempio in Nigeria l’Agenzia nazionale per la gestione delle emergenze (Nema) e l’Agenzia degli Stati federali per le emergenze (Sema) sono in prima linea per portare viveri e beni di differente tipologia agli sfollati. Bisogna però far notare che questi territori devastati dai conflitti hanno alla radice gli effetti del cambiamento climatico e anche una totale assenza di investimenti nei settori agricoli e rurali. È quindi fondamentale che i governi locali agiscano con l’obiettivo di intervenire finanziando progetti sostenibili legati all’agricoltura e allo sviluppo.

In quali termini la Fao riesce a collaborare con le autorità locali della regione?
Esistono dei legami molto stretti e un dialogo continuo tra la Fao e le autorità governative. Lo ha ribadito il direttore della Fao, Graziano Da Silva, insieme al primo ministro ciadiano durante la sua visita in Ciad avvenuta lo scorso aprile. Le loro discussioni erano mirate ai pochi mezzi che hanno gli abitanti maggiormente dipendenti dall’agricoltura, l’irrigazione e la pesca. La situazione è grave poiché negli ultimi cinquant’anni il lago Ciad ha perso il 90 per cento della sua massa d’acqua . Mentre in Nigeria, Da Silva ha incontrato alcuni alti funzionari governativi con cui ha discusso della disoccupazione giovanile nel settore rurale, il rafforzamento della resilienza delle persone più vulnerabili e la nutrizione dei bambini. Per la Fao i primi partner nei Paesi in questione sono i ministeri dell’agricoltura, subito dopo vengono gli organi decentralizzati dello Stato.

Quali saranno le vostre operazioni future?
La Fao ha sviluppato una strategia triennale per migliorare la sicurezza alimentare e la nutrizione nel bacino del lago Ciad, e rafforzare la resilienza delle comunità più colpite. I fondi necessari sono di circa 232 milioni di dollari per i quattro Paesi con l’obiettivo di assistere 3 milioni di persone, in particolar modo donne e giovani.

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