mercoledì 8 settembre 2021
Amnesty International ha documentato torture e arresti arbitrari perpetrati dai servizi di sicurezza del regime di Assad nei confronti di decine di profughi. Tra le vittime anche donne e bambini
Prove di normalità in Siria: il 5 settembre in 3,6 milioni sono tornati in classe

Prove di normalità in Siria: il 5 settembre in 3,6 milioni sono tornati in classe - Ansa

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La Siria è di nuova sul banco degli accusati per «orribili violazioni » dei diritti umani. La denuncia viene da un nuovo rapporto di Amnesty International che parla di torture, stupri, arresti arbitrari perpetrati dai servizi di sicurezza siriani del regime di Bashar al-Assad contro decine di profughi siriani rientrati nel proprio Paese. I casi documentati riguardano 66 persone – tra cui 13 bambini – rientrate in Siria tra il 2017 e la primavera del 2021, provenienti da Francia, Germania, Turchia, Giordania, Libano ed Emirati Arabi Uniti. I servizi di sicurezza, si legge nel documento, «hanno sottoposto donne, bambini e uomini (...) a detenzioni illegali e arbitrarie, torture e altri maltrattamenti, in particolare stupri e violenze sessuali», a volte contro i bambini. In totale, il rapporto dal titolo “Stai andando verso la tua morte” documenta 59 casi di uomini, donne e bambini arrestati arbitrariamente al rientro in Siria, nella maggior parte dei casi per accuse di terrorismo.

In 33 di questi casi, le persone arrestate sono state torturate nel corso degli interrogatori o durante la detenzione. Amnesty International documenta 27 casi di sparizione forzata, in cinque dei quali le autorità hanno comunicato alle famiglie il decesso in carcere. Quattro detenuti scomparsi sono stati, invece, rilasciati mentre di 17 non si sa più nulla. Amnesty fa anche riferimento a «14 casi di violenza sessuale perpetrati dalle forze dell’ordine, tra cui sette stupri commessi contro cinque donne, un adolescente e una bambina di cinque anni». Gli ex profughi hanno riferito di essere stati accusati di «tradimento » o di «terrorismo» dai loro aguzzini proprio per la loro decisione di lasciare la Siria. Tra le testimonianze riportate dall’Ong, quella di Ola, tornata dal Libano nel 2019 insieme al fratello. Questi è stato subito arrestato alla frontiera. Lei è stata interrogata più volte sui motivi per cui aveva lasciato la Siria e per cui era ritornata. Cinque mesi dopo, le hanno comunicato che il fratello era morto in carcere.

C’è anche la storia di Ismael: «Mi torturavano con la corrente elettrica nello spazio tra un occhio e l’altro. Sentivo tremare tutto il corpo e desideravo morire». Commentando il rapporto, Marie Forestier, ricercatrice di Amnesty sui diritti dei migranti e dei rifugiati, ha sollecitato agli Stati che ospitano rifugiati siriani a «continuare a fornire loro riparo e proteggerli dalle atrocità del governo di Damasco». «Il governo Assad – ha spiegato – cerca di descrivere la Siria come un Paese in ripresa. La realtà è che le autorità siriane stanno commettendo le stesse sistematiche e massicce violazioni dei diritti umani che hanno costretto milioni di persone a fuggire all’estero».

«Quei governi che affermano che la Siria ora è un Paese sicuro – ha aggiunto Forestier, alludendo probabilmente a Danimarca e Svezia che stanno riducendo le protezioni – ignorano clamorosamente la terribile realtà sul terreno e mettono nuovamente a rischio le vite dei rifugiati». «Sollecitiamo i governi europei a garantire lo status di rifugiato alle persone arrivate dalla Siria e a porre immediatamente fine ai loro rimpatri, diretti o indiretti che siano». Un appello è rivolto dalla ricercatrice anche ai governi di Libano, Turchia e Giordania che «devono a loro volta proteggere i rifugiati siriani, come chiede il diritto internazionale, evitando rimpatri forzati».

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