venerdì 9 novembre 2018
Vietato chiedere l'asilo a chi entra illegalmente negli Stati Uniti. Una mossa per fermare i 5.500 centroamericani in marcia verso il confine
Migranti centroamericani della Carovana (Ansa)

Migranti centroamericani della Carovana (Ansa)

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Donald Trump ha firmato il provvedimento sulla stretta sul diritto di asilo per i migranti in arrivo negli Stati Uniti: chi entra illegalmente non potrà richiederlo. Una mossa dettata da quella che viene definita coma una «emergenza nazionale» ma che di fatto è stata approvata contro la Carovana in arrivo al confine tra Usa e Messico. Il presidente ha detto che gli Usa hanno bisogno di nuove leggi sull'immigrazione.

Vengono così imposti ai richiedenti asilo porti di ingresso designati dove presentare la loro istanza, prima di entrare negli Usa. Finora la legge consentiva di richiedere asilo anche ai clandestini. «In base a questo piano, gli alieni illegali non potranno più ottenere un ingresso libero nel Paese accampando richieste senza fondamento per ottenere l'asilo», aveva anticipato Trump durante una conferenza alla Casa Bianca.

La stretta non mancherà di provocare una serie di ricorsi legali, perché l'Immigration and Nationality Act (Ina) del 1969 prescrive chiaramente che tutti possono fare richiesta d'asilo, indipendentemente da come sono entrati negli Stati Uniti. L'amministrazione Trump ritiene tuttavia che altri parti dell'Ina diano a Trump l'autorità necessaria «per sospendere l'ingresso» di migranti se ciò «va a detrimento degli interessi degli Stati Uniti». La stessa giustificazione, accolta dalla Corte suprema, è stata usata per il "travel ban" contro l'ingresso di migranti provenienti da alcuni paesi.

La Carovana dei migranti è ripartita

Proprio ieri la Carovana dei migranti centramericani ha ripreso la marcia verso gli Stati Uniti dopo aver trascorso quasi una settimana a Città del Messico. «Siamo partiti per Queretaro» ha fatto sapere il giornalista honduregno Milton Benitez che viaggia con loro. Per arrivare al confine di Tijuana mancano ancora 2.800 chilometri.

Nella capitale messicana si erano radunati oltre 5.500 migranti, per lo più partiti dall'Honduras il 13 ottobre scorso e che finora hanno percorso più di 1.500 chilometri a piedi. Circa 200 migranti hanno manifestato sempre ieri davanti alla sede dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati a Città del Messico per ottenere 150 autobus. La loro richiesta è rimasta però senza risposta.

Il percorso che da Città del Messico porta al confine di Tijuana, nell'estremo nord-ovest, è il più lungo ma è anche il più sicuro. Mentre quello che va allo stato di confine di Tamaulipas, al confine con il Golfo del Messico, è pericoloso a causa della presenza dei cartelli della droga. Nel 2010, 72 migranti furono uccisi in questa area. «Noi madri, abbiamo figli: diciamo loro che la via più sicura è Tijuana. Ci sono molti che vogliono andare dall'altra parte perché non hanno figli», ha dichiarato una donna durante l'ultima assemblea prima di ripartire.

Una vittoria per i Dreamers

Intanto gli immigrati senza documenti presenti negli Usa hanno ottenuto un'importante vittoria legale: una corte d'appello ieri ha bocciato la decisione dell'Amministrazione repubblicana di mettere fine al Daca, il programma voluto da Barack Obama per proteggere dalla deportazione i cosiddetti Dreamers, i giovani nati negli Usa da genitori immigranti illegali.

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