venerdì 18 febbraio 2022
Oltre 12 ospedali che offrono cure gratuite agli sfollati nel nordovest costretti a chiudere a causa dei tagli dei fondi internazionali
La maternità dell’ospedale al-Rahman nella regione di Idlib

La maternità dell’ospedale al-Rahman nella regione di Idlib - Ansa

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Oltre 12 ospedali che offrono assistenza e cure gratuite agli sfollati nel nordovest della Siria sono costretti a chiudere i battenti. I cospicui tagli ai fondi internazionali destinati alle strutture sanitarie stanno portando alla loro chiusura, con gravi minacce per la salute della popolazione. Bambini, donne e uomini che si trovano tra Idlib e la periferia di Aleppo vivono in condizioni di assoluta precarietà, senza tutele, né entrate economiche, e per loro l’assistenza gratuita è fondamentale.

Il dottor Adib Abdulrahman, responsabile del Haritan charity hospital for women and children di Idlib ha dichiarato che dopo i tagli annunciati da Relief International, il principale donatore della loro struttura, i medici stanno lavorando pro bono. «Assistiamo oltre 7mila pazienti al mese, ma così la situazione diventa insostenibile», ha dichiarato il medico. «Attualmente operiamo al 50% della nostra capacità, ma la mancanza di medicinali, attrezzature e persino carburante ci costringerà alla chiusura», ha aggiunto.
Claire San Filippo, responsabile della missione in Siria di Medici Senza Frontiere, conferma le preoccupazioni degli altri responsabili sanitari della regione. Parlando del ridimensionamento dei servizi offerti dall’ospedale pediatrico e ginecologico di Idlib ha dichiarato che questo aumenterà il rischio di complicazioni mediche sia per le madri, sia per i figli.

Nonostante la guerra e le violenze incessanti, il tasso di natalità resta alto anche tra gli sfollati e i bisogni della popolazione sono «enormi», secondo quanto ha riferito San Lorenzo. Di rischio di un «collasso totale» ha parlato il dottor Salem Abdan, direttore di Idlib Health Directorate. Abdan ha affermato che «difficilmente arriveranno aiuti prima di agosto e questo costituisce una minaccia per la salute della popolazione, tanto provata dal freddo, dalla malnutrizione, dal diffondersi di malattie che colpiscono soprattutto l’apparato respiratorio». Va ricordato che molti degli ospedali, in particolare dell’area nord-occidentale, sono stati distrutti o lesionati dai bombardamenti russo-governativi, che li hanno resi inagibili.

Non va meglio nel nord-est del Paese, dopo le ostilità dentro e intorno al complesso della prigione di Sin’a, nella città di al-Hasakeh. Le violenze hanno costretto alla fuga, secondo quanto riferisce l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, almeno 45mila persone. Dopo la cessazione delle ostilità, il 90% degli sfollati sono tornati nelle proprie case, in particolare nei quartieri di Ghweiran e al-Zouhour.

Nella Siria ormai divisa in almeno tre aree di influenza, anche la popolazione che vive nelle zone sotto il controllo governativo soffre per problemi legati all’emergenza sanitaria. Ad agosto il ministro della Sanità aveva cancellato le sedute gratuite di dialisi dagli ospedali pubblici. La situazione è velocemente degenerata, tanto da spingere nei giorni scorsi alcuni pazienti a lanciare un appello a commercianti e industriali di Aleppo, per chiedere un loro intervento a sostegno del pagamento delle cure e degli interventi chirurgici in favore delle persone meno abbienti. Gli enti di beneficenza, purtroppo, non hanno risposto all’appello.

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