martedì 10 aprile 2018
Un cacciatorpediniere con missili a 100 chilometri da Tartus, sede di una base russa. Trump cancella il viaggio in Sud America. Damasco invita gli ispettori dell'Opac. Esodo da Duma.
Bambini indossano mascherine antigas in una foto diffusa domenica 8 aprile dai Caschi bianchi, volontari civili siriani (Ansa)

Bambini indossano mascherine antigas in una foto diffusa domenica 8 aprile dai Caschi bianchi, volontari civili siriani (Ansa)

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Il cacciatorpediniere americano USS Donald Cook, armato con missili Tomahawk, ha lasciato il porto cipriota di Larnaca dove era ormeggiato ed è diretto verso il Mediterraneo orientale, nel raggio d'azione della Siria. Lo riferisce il Washington Examiner, citando fonti della Marina.

Secondo il giornale, la nave da guerra statunitense sarebbe giunta a circa 100 chilometri dal porto siriano di Tartus, dove c'è una base della marina militare russa. Non risultano al momento conferme ufficiali da parte delle forze armate Usa.

Il presidente americano, Donald Trump, ha duramente condannato il presunto attacco chimico lanciato il 7 aprile contro Duma, nella Ghouta orientale, accusando Damasco di essere responsabile, insieme ai suoi alleati russo e iraniano. Trump ha promesso che gli Stati Uniti risponderanno «con forza» all'«orribile attacco» chimico a Duma, annunciando una decisione a breve. Anche la Francia ha assicurato che se sarà accertato che «la linea rossa» dell'uso delle armi chimiche «è stata superata», arriverà «una risposta».

La Casa Bianca ha reso noto che Trump ha cancellato il suo primo viaggio in America Latina. Il presidente rimarrà a Washington «per supervisionare la risposta statunitense alla Siria e vigilare sugli eventi globali». Trump era atteso sabato a Lima al Vertice delle Americhe e domenica a Bogotà. Al suo posto andrà il vicepresidente Mike Pence.

Le reazioni di Mosca e Ankara

«Non credo che vi sia il rischio di un conflitto armato fra la Russia e gli Usa in Siria» ha detto Mikhail Bogdanov, vice ministro degli Esteri e inviato speciale del presidente Vladimir Putin in Medio Oriente. «Alla fine il buon senso dovrebbe prevalere sulla follia», ha aggiunto. Lo riporta l'agenzia russa Tass.

Sul presunto attacco con i gas in Siria è intervenuto anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Parlando al gruppo parlamentare del suo Akp ad Ankara, ha detto: «Maledico chi ha compiuto questo massacro nella Ghouta orientale e a Duma. Chiunque abbia compiuto questo massacro ne pagherà il prezzo, e sarà certamente un prezzo alto».

Erdogan, tuttavia, non ha criticato apertamente Assad, citando solo la propria telefonata di ieri con Putin, maggior alleato di Damasco, insieme con l'Iran. «Ho parlato ieri con Putin, i colloqui continueranno oggi e domani», ha detto. La presidenza ha fatto sapere che ieri Erdogan ha espresso «preoccupazione» a Putin.

Damasco invita gli ispettori dell'Opac

Il governo siriano ha invitato l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) a inviare un team a Duma per indagare sul presunto attacco chimico dello scorso fine settimana, per il quale gli Usa accusano Damasco. Lo riferisce l'agenzia ufficiale Sana. E l'Opac ha accettato l'invito, affermando che invierà presto sul luogo alcune squadre per indagare sull'accaduto.

Dopo l'attacco i miliziani e civili lasciano Duma

Nel frattempo decine di pullman con a bordo circa 5.000 tra miliziani e civili trasferiti da Duma, l'ultima roccaforte anti-governativa siriana est di Damasco, sono giunti oggi nel nord del paese in una zona affidata al controllo di fatto della Turchia. Lo riferiscono fonti locali a nord di Aleppo, dove i 56 autobus con a bordo i miliziani di Jaysh al Islam, arresisi a Duma dopo il presunto attacco chimico di sabato scorso, sono arrivati col benestare di Russia, Iran, governo siriano e Turchia.


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