martedì 1 febbraio 2022
Anche la Corte penale internazionale dell'Aja si appresta ad aprire un'indagine a vasto spettro. Anche l'Italia invia un gruppo di investigatori forensi
Investigatori raccolgono prove dei bombardamenti russi a Kharkiv

Investigatori raccolgono prove dei bombardamenti russi a Kharkiv - Genya SAVILOV / AFP / Ansa

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Sono più di 600 i russi sospettati dall’Ucraina di aver commesso crimini di guerra. Almeno 80, già iscritti sul registro degli indagati della Procura di Kiev. Molti finiranno anche tra i sospettati della Corte penale internazionale, che si appresta a far scattare una delle più grandi inchieste di sempre.

L’elenco comprende «militari, politici e agenti di propaganda russi di alto livello», ha dichiarato il procuratore generale di Kiev, Iryna Venediktova, nel corso di una conferenza stampa all’Aja, al termine di un incontro con il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi) Karim Khan. Sarà un’inchiesta «monstre», con una caccia ai criminali senza precedenti nella storia recente. È stato annunciato che Estonia, Lettonia e Slovacchia hanno deciso di unirsi a una squadra investigativa internazionale, formata originariamente da Ucraina, Lituania e Polonia. Anche l’Italia ha inviato un gruppo di investigatori ed esperti forensi. I team, che affiancano i 42 inquirenti dispiegati dal procuratore della Corte dell’Aja, stanno collaborando con la procura internazionale che Kiev aprirà un proprio ufficio di coordinamento delle indagini.

Né la Russia né l’Ucraina sono membri della Cpi, ma Kiev ha accettato la giurisdizione del tribunale e sta collaborando con l’ufficio del Procuratore internazionale. Questo espone al rischio di vedere coinvolti nelle indagini anche militari delle forze ucraine, perciò Khan ribadisce che Mosca dovrebbe avere tutto l’interesse a cooperare con l’Aja.

«Se ci sono accuse dalla Federazione Russa, se ci sono informazioni in loro possesso, se stanno conducendo le proprie indagini o azioni penali o se hanno informazioni rilevanti, dovrebbero condividerle con noi», ha aggiunto. Secondo Khan ci sono buone probabilità che i sospettati possano essere assicurati alla giustizia (i processi all’Aja possono svolgersi solo in presenza degli imputati e mai in contumacia), ma preferisce non rispondere quando gli chiedono se lo stesso Vladimir Putin possa finire nella lista degli indagati.

C’è un precedente di cui Mosca sa di dover tenere conto. Se anche, per il momento, le inchieste internazionali non arrivassero ad ottenere prove sufficienti sui mandanti politici dei crimini, certo non potranno dormire sonni tranquilli i fedelissimi di Putin sul terreno. A marzo, infatti, il procuratore della Corte dell’Aja ha chiesto l’emissione di mandati d’arresto contro tre attuali ed ex funzionari dell’Ossezia del Sud. Sono sospettati di crimini di guerra contro la popolazione di origine georgiana. Tra le imputazioni: tortura, detenzione illegale, presa di ostaggi e l’espulsione illegale di persone.

Si tratta di accuse rivolte anche ai due capi delle repubbliche separatiste del Donbass (Donetsk e Luhansk) i quali, vista la cooperazione di Kiev con l’Aja, potrebbero venire catturati nel corso di blitz delle forze armate ucraine. L’anno scorso, la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che la Russia è responsabile delle violazioni dei diritti umani commessi in Ossezia, un precedente che peserà anche nel contesto giudiziario ucraino.

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