mercoledì 21 giugno 2017
Il sovrano ha esonerato principe Mohammad bin Nayef e nominato al suo posto il proprio figlio Mohmmad bin Salman: si crea una situazione senza precedenti
Mohmmad bin Salman, nominato erede al trono dell'Arabia Saudita e, a destra, il cugino Mohammad bin Nayef (Ansa/Ap)

Mohmmad bin Salman, nominato erede al trono dell'Arabia Saudita e, a destra, il cugino Mohammad bin Nayef (Ansa/Ap)

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Con una mossa a sorpresa, re Salman d’Arabia Saudita ha esonerato stamattina dal suo incarico il primo erede al trono, principe Mohammad bin Nayef (abbreviato in MbN), e nominato al suo posto il proprio figlio Mohmmad bin Salman (MbS), già secondo in linea di successione. La decisione chiude (ma forse apre uno nuovo) un capitolo nella lotta dinastica in Arabia Saudita. Finora, la successione al trono è stata appannaggio dei figli – tra loro fratellastri – del fondatore del regno, Abdul-Aziz: prima Saud, poi Faisal, Khaled, Fahd, Abdallah e ora Salman.

Ma poiché gli ultimi figli di Abdul-Aziz sono ormai in età avanzata, si è deciso qualche anno fa di passare alla seconda generazione, ossia ai nipoti di Abdul-Aziz. La lotta dei “due Mohammad” era arcinota: MbN, che occupa il dicastero dell’Interno, è considerato vicino agli americani, grazie alla sua collaborazione nella lotta al terrorismo, ma l’accerchiamento operato dal cugino MbS non gli lasciava molto spazio di manovra. Neppure all’interno dell’amministrazione americana. Nelle nuove nomine pubblicate due mesi fa, veniva indicato come nuovo ambasciatore saudita nientemeno che il fratello di MbS, mentre altri principi vicini a MbS venivano piazzati come vice di quei pochi responsabili della sicurezza e dell’intelligence fedeli a MbN. Con la decisione odierna, si assiste a una concentrazione del potere tra le mani di una sola persona (di soli 32 anni, oltretutto) che è senza precedenti nella storia del regno wahhabita.

MbS è da due anni ministro della Difesa (sua la disastrosa avventura nello Yemen), ma anche capo della Corte reale (il Royal Diwan), presidente del Consiglio per gli Affari economici e lo sviluppo, presidente del Consiglio di amministrazione dell’Aramco, la maggiore compagnia petrolifera al mondo e altro ancora. Un monopolio, questo, che non lascia presagire nulla di buono in una regione agitata da ogni parte.

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