sabato 6 agosto 2022
Un incontro denso di questioni da trattare. La Turchia punta a un ruola di potenza regionale riconosciuta, aiutando la Russia a trovare un'intesa con l'Ucraina. I nodi siriano e curdo
Erdogan, a sinistra, e Putin si incontrano a Sochi in cerca di punti comuni

Erdogan, a sinistra, e Putin si incontrano a Sochi in cerca di punti comuni - Reuters

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Quattro ore di idillio. Turchia e Russia più unite che mai. Il numero uno di Ankara, Recep Tayyip Erdogan, è volato ieri a Sochi dall’omologo russo, Vladimir Putin per aprire «una nuova pagina» nelle relazioni fra i due Paesi. Un incontro – il secondo dall’inizio della guerra, dopo quello del 19 luglio a Teheran – a tutto campo, dove i due leader hanno toccato diversi dossier, alcuni dei quali guardati da prospettive diverse, come la Siria. Ma la parola d’ordine è stata rendere ancora più salde le relazioni bilaterali. E questo semplicemente perché, al netto delle differenze, a entrambi conviene.

L’accoglienza del presidente Putin è stata particolarmente calorosa. Del resto, in questo momento, la Turchia rappresenta se non il più affidabile, di sicuro il meno discontinuo alleato su cui può contare. L’incontro si è svolto a porte chiuse fra i due capi di Stato, ed è stato poi allargato alle due delegazioni. Nessuna conferenza stampa, ma dalle dichiarazioni iniziali si è capito che il programma era vasto.

Il presidente Putin ha iniziato ringraziando personalmente Erdogan per l’accordo del grano, facendo però notare che nell’intesa «rientra anche quello russo»: il riferimento è a fatto che, oltre alle navi partite dai porti ancora sotto il controllo dell’Ucraina, presto solcheranno le acque del Mar Nero anche quelle che trasportano grano ucraino ma custodito in porti controllati da Mosca e i fertilizzanti russi.

Il capo del Cremlino ha anche dichiarato che dovrebbe essere tutta l’Europa a ringraziare la Turchia, non solo per lo sforzo di mediazione compiuto per i carichi di cereali, ma anche per la questione gas. «Il Turkstream – ha spiegato Putin – è una delle arterie più importanti per rifornire l’Europa di gas. Funziona correttamente e senza guasti, a differenza di tutti gli altri canali di fornitura degli idrocarburi russi. Quindi penso che gli europei dovrebbero essere grati alla Turchia per aver assicurato il transito ininterrotto del nostro gas verso il mercato europeo».

Ed è proprio l’energia a fare da volano per l’ulteriore saldatura delle relazioni fra i due Paesi. Il prossimo anno, in occasione del centenario della Repubblica turca, dovrebbe entrate in funzione la prima unità della prima centrale nucleare nella storia del Paese, costruita dalla russa Rosatom. Un appuntamento al quale Erdogan tiene molto.

Le differenze di vedute ci sono, soprattutto sulla Siria, dove Erdogan, in autunno, forse già da fine agosto, pensa di intraprendere la quarta operazione militare nel nord del Paese per limitare la presenza curda. Un’ipotesi davanti alla quale Mosca di mostra tiepida. «È molto importante – ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov – evitare qualsiasi azione che possa portare alla destabilizzazione della Siria».

Ma la Turchia è preziosa, soprattutto in vista di una mediazione sul cessate il fuoco in Ucraina, dove Erdogan potrebbe spingere per aiutare l’alleato di convenienza, tanto che ieri ha dichiarato che «la fine della guerra è impossibile ignorando la Russia». Per Ankara, riuscire a mediare, significherebbe accreditarsi definitivamente come grande player regionale.

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