giovedì 17 agosto 2017
Dopo le violenze di Charlottesville scatenate proprio dalla decisione di rimuovere una statua del generale Lee, molte città spostano monumenti, lapidi e targhe.
Via le statue degli eroi confederati, vessilli dei suprematisti. Trump: triste
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Nel giorno in cui l'Ucraina dichiara di essere un paese «libero» dalle statue di Lenin (ne sono state distrutte 1320), negli Stati Uniti entra nel vivo la guerra dei monumenti. Nel mirino le statue e le effigi dedicati a generali confederati (gli eroi degli Stati del Sud che combatterono contro l'Unione del Nord nella guerra di secessione americana tra il 1861 e il 1865), diventati dei simboli per i suprematisti bianchi e razzisti. Facile capire perché: tra le motivazioni della guerra c'era anche la volontà di mantenere la schiavitù dei neri nelle piantagioni del Sud.

La guerra dei monumenti si è diffusa in tutti gli Stati Uniti dopo i drammatici fatti di Charlottesville: la protesta dei suprematisti bianchi - e la conseguente mobilitazione degli attivisti anti-razzismo - era scattata in seguito all'annunciata rimozione da parte del Comune di una statua del generale confederato Lee. Ne erano seguiti scontri, con una giovane morta e 19 feriti.



Il New York Times oggi pubblica la mappa di tutte le statue di generali o semplici soldati delle forze confederate che sono state rimosse (IN ROSSO) e che potrebbero essere rimosse presto (IN NERO) per evitare che possano essere danneggiate da vandalismi.


Ieri all'alba per ordine del sindaco a Baltimora sono state spostate quattro statue. La città è a grande maggioranza afroamericana e due anni fa è stata teatro di una delle più violente rivolte del movimento Black Lives Matter, movimento di rivendicazione della popolazione nera. Una mossa tesa a scongiurare che potesse succedere quello che lunedì notte è successo a Durham, North Carolina, dove i dimostranti hanno abbattuto la statua di un soldato confederato, eretta nel 1924, con la polizia che è intervenuta arrestando 4 persone.


È stato invece spostato nel cimitero di Gainsville un altro monumento ai soldati confederati che da 113 anni si trovava nel centro della cittadina universitaria del nord della Florida, non lontana da New Orleans, dove lo scorso aprile sono stati quattro i monumenti confederati rimossi.


Per il presidente americano Donald Trump è "triste" che statue e monumenti che celebrano eroi e conquiste delle forze confederate siano rimossi.


Lo ha scritto su Twitter, a proposito di opere rimosse o abbattute nei giorni scorsi e che i suprematisti bianchi vogliono invece restino al loro posto, anche dopo le violenze scoppiate a Charlottesville per la rimozione della statua del generale Robert E. Lee. "È triste vedere la storia e la cultura di questo nostro grande Paese fatte a pezzi dall'eliminazione dei nostri bei monumenti e statue", ha scritto Trump sul social network.



Secondo il Southern Poverty Kaw Center, Splc, gruppo di difesa dei diritti civili, ci sono oltre 1500 simboli confederati sul suolo pubblico americano, soprattutto nel Sud degli stati Uniti. Tra essi monumenti, memoriali, statue, nomi di scuole pubbliche, contee e città.


Il governatore dello Stato di New York e il sindaco della città hanno entrambi chiesto di rimuovere i simboli confederati dalla metropoli. In particolare nella base dell'esercito di Fort Hamilton, a Brooklyn, una strada è intitolata al generale Robert E. Lee e un'altra al generale Thomas Stonewall Jackson. "In considerazione degli eventi di questa settimana - ha scritto il governatore Cuomo - compresa la violenza e il terrorismo perpetrati dai suprematisti bianchi a Charlottesville, sollecito l'esercito americano a considerare la decisione di rinominare queste strade".


Anche il sindaco Bill de Blasio ha annunciato che effettuerà una revisione di tutti quelli che possono essere simboli di odio
nella città, mentre i discendenti sia di Lee che Stonewall Jackson si sono detti d'accordo con la rimozione delle statue dei loro antenati.

Oltre alle statue, la controversia si sposa anche sulla bandiera confederata, rossa, bianca e blu, che fu il vessillo di battaglia delle truppe guidate dal generale Lee. Per molti americani bianchi del Sud la bandiera confederata è simbolo del patrimonio storico e dell'orgoglio regionale, ma per altri rappresenta il razzismo, lo schiavismo e la lunga storia di oppressione degli afroamericani. Per questo motivo la bandiera è stata rimossa dal Parlamento statale del South Carolina. Elementi della bandiera però compaiono ancora nei vessilli di Alabama, Arkansas, Florida, Georgia e Mississippi, che peraltro è l'unico stato che mostra l'intera bandiera nel suo emblema ufficiale.

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