martedì 5 febbraio 2019
L’intesa è stata raggiunta, anche grazie alla Comunità di Sant'Egidio, dopo settimane di trattative tra la presidenza della Repubblica Centrafricana e 14 gruppi ribelli
L'annuncio dell'accordo in Sudan

L'annuncio dell'accordo in Sudan

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«Oggi è un grande giorno per la Repubblica centrafricana e per tutti i suoi abitanti». Sono queste le parole di Smail Chergui, commissionario dell’Unione Africana (Ua), dopo l’ennesimo accordo di pace raggiunto tra vari gruppi di ribelli e il governo. I negoziati sono durati circa due settimane e hanno riscontrato grandi difficoltà di comunicazione. «Abbiamo finalizzato l’accordo di pace nella capitale sudanese, Khartum, tra il governo e 14 gruppi armati – ha spiegato Chergui –. Ora il popolo centrafricano potrà iniziare un processo di riconciliazione, intesa e sviluppo». In mattinata la firma a Khartum e, dopo qualche giorno, si firmerà anche nella capitale centrafricana, Bangui.

Il brutale conflitto civile in Centrafrica è iniziato nel 2012, quando le forze ribelli a maggioranza musulmane della coalizione Seleka hanno spodestato l’ex presidente, François Bozizé. Da allora gli scontri con i gruppi di militanti anti-balaka, formati da guerriglieri provenienti soprattutto dalla comunità cristiana, hanno prodotto «migliaia di morti», nessuno sa quanti con precisione. Sono invece più esatte le cifre degli sfollati interni, «oltre un milione», e dei rifugiati, almeno «570mila», affermano i dati della Missione delle Onu nel Paese.

Nonostante i numerosi accordi già firmati in passato, gran parte del settore diplomatico, locale e straniero, si ritiene questa volta più soddisfatta e fiduciosa. «È un grande giorno per il Centrafrica poiché l’accordo rappresenta un passo importante per la stabilizzazione del Paese», spiega ad Avvenire Mauro Garofalo, esponente della Comunità di Sant’Egidio che da un anno e mezzo si sta occupando come “facilitatore” del processo di pace. «La speranza è che già dai prossimi giorni si possa assistere a una progressiva riduzione delle violenze a cui purtroppo abbiamo assistito in questi ultimi mesi. La comunità internazionale sostiene questo accordo e – sottolinea Garofalo –, come Sant’Egidio, continueremo a sostenere la pacificazione del Centrafrica anche durante la fase di implementazione».

Per la prima volta si sono riuniti attorno a un tavolo tutti i principali leader dei 14 gruppi armati che da anni seminano il terrore nel Paese. «Da oggi – conclude Garofalo – ci si dovrà impegnare per il rispetto di un progressivo disarmo dei ribelli, già cominciato nei mesi scorsi, e per una riconciliazione nella società civile e nelle comunità religiose».

La Repubblica Centrafricana ha conquistato l’indipendenza dalla Francia nel 1960. Per decenni, però, ha conosciuto vari colpi di Stato, violenze e il saccheggio delle proprie risorse: specialmente oro, diamanti e altre pietre preziose. Vari gruppi armati, indipendentemente dalla religione a cui dicono di appartenere, hanno occupato vaste zone del Paese con le armi, attaccando ribelli rivali e civili innocenti. Le violenze sono spesso scoppiate nelle chiese o nei campi profughi dove gli insorti prendevano di mira anche donne, bambini e anziani. Il presidente centrafricano, Faustin-Archange Touaderà, ha dimostrato di non essere in grado di gestire la crisi né dentro né fuori dalla capitale Bangui.

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