sabato 15 aprile 2017
Il leader punta a trasformare la repubblica da parlamentare a presidenziale. Se ce la farà potrebbe restare al potere fino al 2034 senza reali contrappesi istituzionali
Erdogan punta ai superpoteri con il referendum (Ansa)

Erdogan punta ai superpoteri con il referendum (Ansa)

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Per la Turchia arriva l'ora della verità. Dopo settimane di campagna elettorale infuocata, dentro e fuori i suoi confini, oltre 55 milioni di votanti sono chiamati nella giornata di domenica alle urne per il referendum sul "super-presidenzialismo". La grande scommessa di Recep Tayyip Erdogan, che in caso di vittoria potrebbe restare al potere fino al 2034, senza troppi contrappesi, giunge alla prova delle urne tra molte incertezze.

Negli ultimi giorni, la tendenza si è rovesciata a favore del "sì", dopo una partenza in sordina. Ma per i sondaggi quello di domani sarà un testa a testa. Di certo, fino all'ultimo il presidente non si è risparmiato nei comizi. Con il silenzio elettorale scattato solo nel tardo pomeriggio, ha parlato in 4 diversi quartieri di Istanbul, su entrambe le sponde del Bosforo, scegliendo quelli dove si stimano più indecisi. "Domani è molto importante, dovete assolutamente andare a votare. La nuova Costituzione porterà la fiducia e la stabilità che serve al Paese per crescere", ha ribadito Erdogan, rivolgendosi anche agli elettori degli altri partiti. "È un sì per una nazione, una bandiera, una patria, uno stato", è tornato a ripetere, pensando soprattutto ai voti decisivi dei nazionalisti.

"La Turchia è a un bivio. Domani prenderemo la nostra decisione. Vogliamo un sistema parlamentare democratico o il governo di un uomo solo?", è stato l'appello finale da Ankara di Kemal Kilicdaroglu, leader del principale partito di opposizione, i kemalisti del Chp, mentre migliaia di attivisti per il "no" sfilavano lungo il Bosforo con in mano le bandiere rosse con la Mezzaluna della Turchia.

Chiusura a Diyarbakir, "capitale" del sud-est, per il partito filo-curdo Hdp, che ha chiesto un "no" per "la pace, la libertà e la democrazia", dopo una campagna irta di ostacoli. Come rilevato dagli osservatori internazionali dell'Osce, oltre 140 suoi rappresentanti di lista, che in Turchia sono gli unici a poter presenziare allo spoglio, sono stati rimossi d'ufficio. Gli attivisti del "no"
hanno inoltre denunciato oltre 100 episodi di violenze e intimidazioni.

Su tv e giornali, indicano i dati, è stata preponderante la presenza di Erdogan e dei suoi, specie dopo l'eliminazione con un decreto dello stato d'emergenza delle sanzioni previste per le violazioni alla par condicio.

Ad accompagnare domani i turchi negli oltre 167 mila seggi sarà anche l'allarme sicurezza. Per il terzo giorno consecutivo, l'antiterrorismo ha compiuto retate in grande stile per arrestare presunti militanti dell'Isis sospettati di preparare "attacchi sensazionali" contro le urne. Proprio oggi, sabto, a Istanbul sono finite in manette 47 persone, tra cui 41 foreign fighter, alcuni accusati anche di legami con l'attentatore uzbeko di Capodanno al nightclub 'Reinà. Domani, il dispiegamento di forze sarà massiccio, con 380 mila agenti in tutto il Paese, 34 mila solo a Istanbul. Altri 17 mila saranno a guardia delle
infrastrutture strategiche, per evitare i rischi di black out, che in passato avevano scatenato dubbi sulla correttezza dello
spoglio. Nel sud-est a maggioranza curda, saranno impegnate anche 50mila "guardie del villaggio": una presenza che i curdi
dell'Hdp contestano come intimidatoria verso i propri elettori.

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