venerdì 8 marzo 2013
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​Si stende sempre più minacciosa l’ombra della minaccia nordcoreana. Pyongyang agita lo spettro di una guerra nucleare preventiva, poco tempo dopo aver testato con successo una nuova bomba atomica e un razzo vettore intercontinentale. Secondo i tecnici sudcoreani, che hanno recuperato in mare resti del missile, la versione militare del razzo Uhna-3 potrebbe colpire obiettivi a oltre 10mila chilometri di distanza. Abbastanza da impensierire gli Stati Uniti. Inquadrati in un’agenzia ad hoc dell’esercito, i missili nordcoreani dipendono direttamente dal presidente Kim Jong-un, capo supremo delle forze armate. I vettori a più lungo raggio, Taepodong-2 (6mila chilometri) e Taepodong-1 (2.000 chilimetri), sono ubicati in piattaforme fisse nel poligono di Musudan-ri, e sono sviluppati in collaborazione con i tecnici iraniani, da tempo impegnati in Corea anche nelle ricerche sulla miniaturizzazione delle testate. L’arsenale atomico nordcoreano, invece, sarebbe limitato a pochissimi prototipi di ordigni, non ancora perfezionati per l’impiego operativo. Ma nessuno può escludere che il Paese disponga di qualche testata pronta ad essere lanciata contro la Corea del Sud, il Giappone e Guam, base statunitense nel Pacifico. Pyongyang dispone ormai di due reggimenti di missili Nodong 1 (1.000 chilometri), equivalenti ad alcune centinaia di vettori, armabili anche con testate chimiche. Il Giappone, che si trova a soli 10 minuti di tiro, sta sviluppando un articolato sistema antimissilistico e aumentando le riserve di plutonio militarizzabile. Così come la Corea del Sud.
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