lunedì 27 settembre 2021
La Pontificia accademia premia Recinella, ex avvocato di Wall Street che ha scelto di diventare cappellano laico nel braccio della morte in Florida. «Dio non vuole un sistema basato sulla vendetta»
Proteste contro le esecuzioni in Florida

Proteste contro le esecuzioni in Florida - A>nsa

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Dale Recinella, cappellano nel braccio della morte in Florida, laico, martedì sera riceve a Roma il premio “Custode della vita”, indetto dalla Pontificia accademia per la vita. «È un immenso onore. Non tanto per me, quanto per tutti gli uomini e le donne la cui vita è sospesa, mentre i politici cercano di ucciderli con la pena di morte. Questo evento rappresenta una importantissima dichiarazione, direttamente dal cuore della nostra Chiesa cattolica, che la vita ha valore ed è permeata di dignità umana. Dimostra che l’uccisione compiuta per vendetta non risponde alla volontà di Dio. Le persone davvero credenti sono sconvolte quando scoprono che Dio non vuole il nostro sostegno a tutto ciò, e inorridiscono quando viene loro rivelata la verità sul funzionamento della pena di morte». Da avvocato di Wall Street, benessere economico e successo, ventidue anni fa, è diventato cappellano in carcere, nel braccio della morte in Florida. «Lo sono diventato aiutando, come volontario a tempo pieno, il sacerdote che assisteva tutti i condannati a morte e i reclusi in isolamento a lungo termine della Florida. E ha svolto questa missione da solo per 17 anni. Sono stato la sua ombra per un anno intero, al termine del quale mi ha chiesto se, d’accordo con mia moglie Susan, ero disposto a continuare il suo ministero e gestire tutto ciò che un laico può fare. Era il giugno 1999».


Susan, al fianco di Dale, lavora molto con le famiglie dei condannati. Ma prima Dale racconta un episodio. «Nel 1998, quando sono andato per la prima volta nel braccio della morte della Florida, a visitare, passando di cella in cella, gli oltre 420 condannati, mi sono presentato a ciascuno. Uno di loro mi ha chiesto: davvero eri un avvocato della finanza di Wall Street? Ho risposto che era vero. E ho raccontato un po’ della mia storia, descritta in dettaglio nel mio secondo libro (“Nel braccio della morte”, Edizioni San Paolo, 2012, ndr). Il detenuto riusciva a stento a trattenersi. Mi ha detto: “Se Gesù ha potuto salvare un avvocato della finanza di Wall Street gretto e avido di denaro come te, non avrà alcuna difficoltà a salvare me».
A proposito di libri, il primo è un dettagliato studio su Bibbia e pena di morte, purtroppo non tradotto in italiano. «Negli Usa diamo per scontato che, poiché in effetti esiste una pena di morte nella Bibbia, allora il Signore sia favorevole alle condanne capitali. Nel mio primo libro (“The biblical truth about America’s death penalty”, 2004, ndr), dimostro che non si può utilizzare la Bibbia per sostenere la pena di morte degli Usa. Proprio non si può». Da non dimenticare che dietro un condannato ci sono le vittime e le famiglie, sia delle vittime sia dei detenuti. «Spesso dico: la pena di morte non lascia sopravvissuti», non fa prigionieri. «Forse oggi – continua – solo il condannato viene ucciso dalla pena di morte, ma tutti coloro che si trovano a contatto con essa ne vengono feriti e danneggiati. Ciò include i familiari del condannato, i familiari della vittima del crimine, le guardie e il personale che lavorano nel carcere. Recentemente la Carolina del Sud ha deciso di riattivare la pena di morte dopo dieci anni senza esecuzioni. Ron McAndrew, ex direttore del carcere avvengono le esecuzioni in Florida, ha chiesto ai politici di non farlo, pensando alle brave guardie e al personale che lavora nel carcere dove effettueranno le esecuzioni. Nell’articolo ha descritto in dettaglio i danni psicologici che le guardie e il personale subiranno, in particolare quelli dotati di forte rettitudine morale».
Dale ha la concretezza di chi conosce la realtà e per gli Usa ha una proposta, in linea con il Vangelo e con un maggiore grado di civiltà. «La vera soluzione è di avviarci verso un modello di giustizia riparativa. È la risposta che la Chiesa ci chiede di dare, di cui hanno bisogno le vittime dei crimini, la comunità e il colpevole. Richiede uno sforzo e un impegno molto maggiori rispetto all’uccisione vendicativa. Ma Dio pensa che noi possiamo farcela, con il Suo aiuto. Altrimenti non ce lo chiederebbe».

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