sabato 25 aprile 2020
Sono due contadine centenarie le decane della grande pandemia in Spagna, simbolo di resilienza della vita dopo essere sopravvissute anche alla “peste” del XIX secolo, la «Spagnola»
Elisa Velasco, che compirà 105 anni il mese prossimo ed era un bebè nel 1915, quando suo padre fu colpito dalla Spagnola

Elisa Velasco, che compirà 105 anni il mese prossimo ed era un bebè nel 1915, quando suo padre fu colpito dalla Spagnola

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Sono due contadine centenarie le decane della grande pandemia in Spagna, simbolo di resilienza della vita dopo essere sopravvissute anche alla “peste” del XIX secolo passata sotto il nome di «Spagnola».

Ana Del Valle, 107 anni a ottobre, aveva soli sei anni quando vide morire la sorella per l’influenza, che fra il 1918 e il 1920 spazzò via 50 milioni di persone.
Lei la superò e da allora non ha smesso di lottare, temprata come un’intera generazione dal duro lavoro nei campi e dalle privazioni della Guerra Civile, a Ronda, profondo sud in Andalusia. Rimasta presto vedova a tirare avanti i 4 figli, che le hanno dato 5 nipoti e 4 bisnipoti. Il 20 marzo Ana era fra i 28 contagiati nella residenza per anziani “Dolores Ibarruri” di Alcalá del Valle (Cadice), dove è ospite dal 2012. Furono trasferiti in ambulanza a un centro medico a La Linea de la Concepción, fra le proteste e i lanci di pietre di un gruppo di giovani che tentava di impedire l’accesso ai «vecchi infetti». Ana è stata in terapia intensiva.
E ne è uscita. «Ha appena superato il terzo test negativo», ha raccontato a “El Pais”, la nuora Paqui, colma di gratitudine per i medici che «hanno lottato per lei come se avesse 18 anni». È ancora debole e fragile, ma «ha cominciato a camminare con un deambulatore e non ha più il coronavirus».


Come Elisa Velasco, che compirà 105 anni il mese prossimo ed era un bebè nel 1915, quando suo padre fu colpito dalla Spagnola. Stringendo il bastone appare sorridente all’aperto nella casa per anziani Los Rosales de Ponferrata, in Castilla y Leon. Nell’immagine diffusa dai nipoti sui social, ha un cartello al collo che certifica: «Elisa, 104 anni. Ho vinto il Covid». Da fine marzo ha avuto sintomi con febbre. E martedì è infine uscita dall’isolamento.

Ma, come racconta, il direttore del centro, non si capacita del perché, fra tanta euforia e applausi, nessuno le dia un abbraccio. Tarda un po’ a riconoscere i bisnipoti che le fanno visita, ma non ha perduto il sorriso sereno. Lo stesso col quale nel suo paesino d’origine, Viñales, con il marito Daniel coltivava la terra fra gli stenti della guerra. Lui è morto 30 anni fa, ma Elisa è andata avanti badando ai suoi e a se stessa anche dopo aver spento 100 candeline.

Con Ana, Elisa è fra i 95.708 guariti, il cui incremento di 3.353 unità superava ieri i 2.994 nuovi contagi. Un’inversione della curva che marca in totale 223.759 positivi e 22.902 vittime, ma in numero inferiore alle 400 al giorno da venerdì. Per le autorità sanitarie, dati che lasciano sperare. Mentre oggi, dopo un mese e mezzo di isolamento, i minori di 14 anni, accompagnati da un genitore nel raggio di un chilometro da casa, potranno godersi l’ora d’aria.


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