giovedì 6 novembre 2014
Sull'ultimo episodio di ferocia in Pakistan, il cardinale ai microfoni di Radio Vaticana: «Esiste questa legge sulla blasfemia: la comunità internazionale non dovrebbe intervenire?».
La vicenda I DOSSIER
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L'uccisione dei due cristiani in Pakistan, arsi vivi perché accusati di blasfemia, è una "barbarie" e non si può rimanere "passivi". Lo dice il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, ai microfoni di Radio Vaticana."Sono scioccato, si rimane senza parole di fronte ad un atto di tale barbarie. Quello che è ancora più grave - dice Tauran - è che è stata invocata la religione in modo specifico. Ora, una religione non può giustificare crimini di questo genere. Esiste questa legge sulla blasfemia, che rappresenta un problema: la comunità internazionale non dovrebbe intervenire?".Alla domanda se sia necessario un intervento specifico dell'Onu, Tauran replica: "Io chiedo: si può rimanere così passivi di fronte a crimini dichiarati legittimi dalla religione?" Il cardinale ricorda che in Pakistan "dall'anno in cui è stata introdotta la Legge sulla blasfemia, ci sono state circa 60 esecuzioni. E questa cosa non tocca soltanto i cristiani: sono colpite anche altre minoranze, come avvocati, oppositori al regime che sono stati uccisi in maniera barbara. Ci si trova quindi di fronte ad un grande problema".Sulla possibile connivenza della politica e delle forze dell'ordine il cardinale rileva: "È certo che ci sia, incontestabilmente, una connivenza. A quale livello, questo non lo so. In ogni caso, sono dell'opinione che si debba denunciare pubblicamente questo tipo di atteggiamento, soprattutto perché i nostri cristiani percepiscano la solidarietà della Chiesa, che è la loro famiglia". "Spero", conclude Tauran, che ci sia una reazione da parte dei leader musulmani.
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