martedì 10 novembre 2020
Arzoo Raja, 13 anni, ora è in una casa protetta, in attesa che il tribunale decida se riconsegnarla alla famiglia o al suo aguzzino. Ma i giudici riconoscono la sua giovane età
La piccola Arzoo nel giorno della sua Prima Comunione

La piccola Arzoo nel giorno della sua Prima Comunione - .

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Il riconoscimento della sua effettiva età potrebbe essere il punto di svolta nella vicenda di Arzoo Raja, la 13enne di fede cattolica sequestrata il 13 ottobre davanti a casa nella città pachistana di Karachi da un adulto con l’aiuto di alcuni complici e nel giro di poche ore abusata, sottoposta alla conversione all’islam e a un matrimonio che sollevano forti dubbi su una adesione volontaria da parte della ragazza.

Proprio sulla coercizione (e l’abuso sessuale) e la giovane età si basa la strategia della famiglia per ottenere la restituzione di Arzoo e arrivare a una condanna per il 46enne Ali Azhar. In questo sostenuta da organizzazioni per i diritti umani e la libertà religiosa all’interno e all’estero, tra cui Aiuto alla Chiesa che soffre.

L’Alta Corte della provincia meridionale del Sindh, di cui Karachi è capoluogo, ha smentito una decisione presa in precedenza e ha dichiarato di accogliere quanto indicato sul certificato anagrafico rilasciato alla nascita. Determinante anche il riconoscimento di un’età “tra i 14 e i 15 anni” da parte della commissione medica a cui il 5 novembre la stessa corte aveva chiesto un parere. Fino alla prossima udienza prevista il 23 novembre, la ragazza resterà quindi sotto custodia, separata dal “marito” nella casa protetta dove era stata inviata dai giudici alcuni giorni fa.

L’avvocata Tabassum Yusef, già coinvolta nel tentativo di restituire alle famiglie altre vittime di sequestro per conversione e matrimonio, ha invece negato la notizia circolata di un annullamento del matrimonio decretato dalla Corte. “La corte provinciale è chiamata ad applicare la legge del Sindh che, come le altre province, ha una sua autonomia legislativa. La legge prevede, oltre a una età legale per il matrimonio di 16 anni, che non possa esserci matrimonio forzato con un minore. Tace però, sia sulla conversione (che comunque in ambito islamico deve precedere l’unione formale), sia sull’annullamento di matrimonio. In questo caso, ad esempio, l’unione non potrà essere annullata, ma il “marito” non potrà incontrare la ragazza fino alla sua maggiore età. Allo stesso tempo però – prosegue l’avvocatessa Tabassum - Arzoo non potrà rientrare in famiglia se non avrà il consenso dello “sposo”. Nella legge in vigore vi sono evidenti lacune da colmare, sia a livello provinciale, sia nazionale”.

All’udienza di domenica dell’Alta Corte era presente anche Ali Azhar, in stato di arresto per ordine dei giudici. Su di lui pesano le accuse di sottrazione di minore, sequestro e violenza sessuale e ovviamente una eventuale condanna peserà sulla sorte ragazza.

È una vicenda particolarmente complessa quella della 13enne, aggravata peraltro da una non facile situazione familiare che rischia di complicare ulteriormente una rapida soluzione della vicenda e potrebbe suggerire per lei una soluzione diversa dal rientro a casa una volta chiusa la vicenda legale.

La sua, va ricordato, non è però un’esperienza unica. È purtroppo simile – anche se aggravata dalla giovanissima età - a quella di tante giovani donne delle minoranze, almeno un migliaio ogni anno, coinvolte in vicende drammatiche la cui soluzione è resa problematica dalla convivenza della legge civile (che impone un limite di 16-18 anni al matrimonio) con quella religiosa che abbassa fino a 12 anni questa età. Anche, però, per il disinteresse e a volte la connivenza con i sequestratori da parte di autorità e polizia. Un realtà ha radici in connessioni personali, nella comune appartenenza islamica e nella condizione di sostanziale emarginazione delle minoranze religiose.

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