giovedì 20 agosto 2020
La famiglia aspettava di poter denunciare la scomparsa della 15enne da oltre un mese. Il timore dei genitori è la conversione forzata all'islam e il matrimonio per Saneha
Saneha ragazza cristiana rapita da un musulmano sposato

Asia News

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Una ragazza minorenne cristiana è stata rapita in Pakistan da un uomo musulmano, sposato e con quattro figli. A dare la notizia è l'agenzia AsiaNews che riporta i dettagli della vicenda della 15enne, Saneha Kinza Iqbal, cristiana tenuta in ostaggio da oltre un mese da un 30enne musulmano, Saeed Amanat, sposato e con quattro figli.

Il rapimento è avvenuto lo scorso 22 luglio, ma la famiglia della ragazza ha potuto solo ieri consegnare la denuncia perché la polizia si rifiutava di aiutarli. La famiglia di Saneha teme che la loro figlia vada ad accrescere il numero di ragazze cristiane che, dopo un rapimento e una conversione forzata all’islam, vengono maritate ai musulmani.

Solo grazie all’aiuto di un’associazione che sostiene i diritti delle donne (la Association of Women for Awareness and Motivation, Awam), la famiglia è riuscita ieri 19 agosto, a distanza di un mese dal rapimento, a presentare la denuncia alla stazione di polizia di Jhang Bazar a Faisalabad.

Saneha è la più piccola di cinque figli del pastore protestante Morris Masih, 55 anni, che risiede nella Nasrat Colony Jhang Road a Faisalabad. È conosciuta come una studentessa di scuola superiore tenace e brillante e sogna di diventare una rappresentante pubblica governativa.

Il rapitore, Saeed Amanat, è guardiano all’entrata del settore di ortopedia dell’Allied Hospital di Faisalabad. Il 2 giugno scorso, la madre di Saneha, Rukhsana Bibi, è scivolata e si è ferita all’anca. E’ stata ricoverata nel settore ortopedia fino al 13 giugno. Il lavoro di Saeed Amanat gli ha permesso di incontrare Saneha, che ha spesso accompagnato la madre all’ospedale, e di procurarsi notizie su dove viveva. L’uomo abita in un villaggio a 60 km da Faisalabad, è sposato e ha quattro figli.

Il 22 luglio scorso, Saneha è andata alle 5.30 in chiesa per le sue preghiere del mattino, ma non è più ritornata a casa. Dopo una lunga attesa, la famiglia ha iniziato a cercare la ragazza, chiedendo dapprima notizie ai vicini. Alcuni hanno detto che la ragazza era stata vita in un’auto con degli sconosciuti e in particolare qualcuno ha fatto il nome del guardiano dell’ospedale, Saeed Amanat.
Il fratello di Saneha, Waseem Morris, 26 anni, ha provato a informare la polizia della scomparsa di Saneha, ma senza esito. Si è rivolto quindi direttamente al padre di Saeed Amanat, che ha ammesso il crimine del figlio. Questi, dapprima, davanti agli anziani del villaggio, ha promesso che Saneha sarebbe ritornata a casa sua, ma alcuni giorni dopo ha cambiato idea.

Lo scorso 28 luglio, la famiglia del pastore Morris Masih ha poi ricevuto una telefonata dal rapitore e delle minacce se avessero osato fare qualunque azione per riportare Saneha a casa.

È stato solo grazie all'associazione Awam che la polizia ha accettato la denuncia mercoledì 19 agosto, a un mese di distanza dalla scomparsa della ragazza. Ora l’associazione sta muovendo personalità influenti per far rilasciare la giovane minorenne Saneha.

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