mercoledì 28 ottobre 2020
La bambina era stata costretta a sposarsi con un 44enne dopo la conversione all'Islam. Vane le insistenze in tribunale dei familiari, dei legali e delle organizzazioni a sostegno
La bambina il giorno della sua Prima Comunione

La bambina il giorno della sua Prima Comunione - Agenzia Fides

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Non sono servite le implorazioni della madre e nemmeno l’insistenza dei legali e delle organizzazioni che sostengono la sua famiglia. Martedì, la 13enne Arzoo Raja è stata riconsegnata dall’Alta Corte del Sindh, principale organo giudiziario di questa provincia del Pakistan, alladulto musulmano che il 13 ottobre l’ha rapita, violentata e costretta alla conversione prima di sposarla il giorno successivo con rito islamico.

Secondo le testimonianze, Arzoo è arrivata in tribunale circondata da decine di donne e uomini che hanno anche bloccato ogni tentativo dei congiunti di avvicinarla. Quando la madre è svenuta, alcuni parenti l’hanno aiutata a sdraiarsi su una vicina panchina spruzzandole acqua sul viso fino a quando si è ripresa ed è entrata in aula. Uno strazio filmato e postato su Facebook Live, dove è stato visto migliaia di volte.

Durante l’udienza i giudici hanno convalidato il matrimonio della giovanissima cristiana in base ai soli documenti presentati dal marito, che ne avrebbero attestato l’età legale per il matrimonio e la volontà di farsi musulmana. Quest’ultima confermata, forse per paura, dalla stessa Arzoo alla madre durante un breve incontro alla fine dell’udienza.

Arzoo era stata rapita mentre giocava sulla strada davanti a casa e due giorni dopo i genitori che ne avevano denunciato il sequestro erano stati chiamati dalla polizia a visionare i documenti riguardanti il matrimonio con il 44enne Azhar Ali e la conversione della giovane che ha dovuto prendere il nome di Fatima.

Prima di indicare nell’11 novembre la data della prossima udienza, la corte ha chiesto all’Avvocatura generale del Sindh che nessun arresto venga eseguito in base alla denuncia della famiglia. “Questa legge è cieca. Quel tossicodipendente la venderà”, è stato il commento del padre, Lal Raja. Il timore è che, se non sarà restituita ai familiari, la ragazza possa essere presto ceduta ad altri uomini o avviata alla prostituzione come successo in casi più volte denunciati che hanno come vittime giovani donne di fede cristiana o indù.

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