giovedì 16 gennaio 2020
La ragazza, 14 anni, dovrebbe essere condotta in aula il 3 febbraio. È il primo caso di conversione e matrimonio forzato che giunge dinanzi a un'Alta Corte, grazie ad Aiuto alla Chiesa che Soffre
L'avvocatessa della famiglia di Huma, Tabassum Yousaf

L'avvocatessa della famiglia di Huma, Tabassum Yousaf - da Aiuto alla Chiesa che Soffre

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Svolta storica per il caso di Huma Younus e per tutte le altre ragazze cristiane rapite e convertite forzatamente all'islam in Pakistan. Come riferisce ad Aiuto alla Chiesa che Soffre l'avvocatessa della 14enne cattolica, Tabassum Yousaf, stamane i due giudici dell'Alta Corte del Sindh, Muhammad Iqbal Kalhoro e Irshad Ali Shah, hanno chiesto al poliziotto incaricato delle indagini di condurre in aula Huma nel corso della prossima udienza, fissata per il 3 febbraio. Se ciò dovesse accadere, sarà la prima volta che una vittima di conversione forzata testimonierà in tribunale.

La vicenda della giovane, rapita il 10 ottobre scorso, ha già visto altri due importanti primati: si tratta di un primo caso di conversione e matrimonio forzato che giunge dinanzi a un'Alta Corte pachistana, e anche della prima volta in cui si chiede l'applicazione del Child Marriage Restraint Act, legge che vieta i matrimoni con minori, entrata in vigore nel 2014 in Sindh e finora mai applicata.

«Fino a oggi nessuna famiglia era riuscita a chiedere giustizia - spiega l'avvocato Yousaf - perché i cristiani sono poveri e poco istruiti e non hanno i mezzi necessari per l'assistenza legale. Nel loro dramma i genitori di Huma sono stati fortunati, perché Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) si è fatta carico di tutte le spese legali. Altrimenti non saremmo potuti arrivare a questo punto». Il sostegno di Acs ha inoltre permesso di affiancare alla Yousaf, che segue il caso pro bono, anche un avvocato musulmano della Corte Suprema, Mujahhid Hussein. La sua esperienza, unita alla sua fede islamica, può fare la differenza.

Tuttavia non sarà facile riportare a casa Huma, anche a causa della sospetta corruzione e della connivenza delle forze di polizia con i rapitori. «Stamattina in aula - riferisce l'avvocatessa - il funzionario incaricato delle indagini Akhtar Hussain ha riferito che lo scorso 9 gennaio Huma è stata convocata al tribunale di primo grado per firmare una dichiarazione in cui afferma di essere maggiorenne. Né io, né i genitori ne eravamo al corrente, e simili procedure non potrebbero avvenire in assenza di entrambe le parti. È chiaro come la polizia stia aiutando il sequestratore».

Se il rapitore, il musulmano Abdul Jabbar, sostiene soltanto a parole che la ragazza sia maggiorenne, i genitori di Huma hanno fornito in aula altri due documenti che ne attestano la minore età: un attestato della scuola e il certificato di battesimo della parrocchia cattolica St. James di Karachi. Entrambi i documenti portano la data di nascita di Huma: 22 maggio 2005.

In attesa della prossima udienza, i genitori di Huma lanciano attraverso Acs l'ennesimo accorato appello: «Faccio appello alla comunità internazionale e ai grandi mezzi di comunicazione. Vi chiedo di alzare la voce in difesa di Huma. Mia figlia ha 14 anni, se vostra figlia di 14 anni stesse subendo tutto questo, voi che cosa fareste, quanto soffrireste? Considerate la nostra bambina come se fosse vostra figlia. Aiutateci per favore!».

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