sabato 29 febbraio 2020
Un giovane cristiano pakistano, Christian Saleem Masih, è stato torturato e ucciso dal suo datore di lavoro per aver utilizzato l'acqua del suo pozzo per lavarsi. Il fatto è accaduto a Masih
 Giovane cristiano ucciso per avere usato l'acqua dei musulmani
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Torturato e ucciso, colpevole di avere “contaminato” il pozzo da cui aveva attinto acqua per lavarsi dopo il lavoro. L’atroce fine del 22enne Saleem Masih ripropone ancora una volta le pratiche discriminatorie che colpiscono i cristiani del Pakistan. Il termine “chura”, con cui il giovane era stato apostrofato prima che gli venisse inferta una “lezione” sollecitata dal latifondista Sher Dogar, è infatti particolarmente oltraggioso e si riferisce a individui di infima provenienza e professione.

Picchiato e torturato anche con una sbarra di ferro rovente, il giovane ha riportato fratture al braccio destro e alle costole prima di perdere conoscenza. Trasportato all’ospedale di Lahore, capoluogo del Punjab, è deceduto il 28 febbraio, tre giorni dopo l’aggressione subita nel Baguyana. Dopo il ricovero, era però riuscito a segnalare che l’aggressione aveva avuto come motivazione l’odio religioso. Era stato lo stesso Sher Dogar a chiamare la polizia, ribadendo di avere voluto punire il cristiano per “avere commesso un crimine” contaminando il suo pozzo, ma il possidente ha anche cercato di mettere a tacere la famiglia di Saleem Masih.

Per l'avvocatessa cristiana Tabassum Yousaf, attiva per chiedere il rispetto dei diritti delle minoranze e impegnata a restituire alla famiglia la 14enne Huma Younus, costretta come altre coetanee alla conversione e al matrimonio con un adulto musulmano, la vicenda di Saleem mostra come in Pakistan “non si alzi alcuna voce per contrastare queste ingiustizie contro le minoranze”.

Giovedì scorso a Ginevra, durante la sessione del Consiglio per i Diritti umani, l’Alto Commissario Onu per i Diritti umani, Michelle Bachelet, ha indicato come “le minoranze religiose in Pakistan continuano a subire violenza, attacchi ripetuti contro i loro luoghi di preghiera e discriminazione”, aggiungendo che “nonostante le raccomandazioni” il governo pachistano “non ha modificato o cancellato provvedimenti legislativi che hanno portato a violenze contro le minoranze religiose come pure ad arresti arbitrari e persecuzione”.

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