sabato 29 agosto 2015
91 le persone giustiziate in Siria in agosto, portando la cifra totale a 3.156 in 14 mesi. L'emiro di Sirte minaccia vendette e chiede di consegnare le donne ai combattenti. "Gas mostarda contro i civili"
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Le atrocità perpetrate dai terroristi del Califfato sembrano non avere fine. Sono state 91 le persone giustiziate in Siria dall'Isis solo nell'ultimo mese, secondo un bilancio reso noto oggi dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). Un dato che fa salire a 3.156 i giustiziati (quelli di cui si è avuta notizia) nel Paese a partire dalla proclamazione del Califfato, 14 mesi fa. L'emiro di Sirte ai cittadini: consegnateci le donne Intanto in Libia i jihadisti dello stato islamico (Is o Isis)stanno inasprendo la pressione sugli abitanti di Sirte, dove è stato proclamato l'emirato, fedele al Califfato. "Decapiteremo i ribelli dell'opposizione dopo la preghiera del venerdì, gli abitanti di Sirte consegnino le loro figlie ai combattenti che le sposeranno", ha proclamato ieri il leader locale dell'Isis, Hassan al Karami, in un sermone nella moschea al Rabat di Sirte. Poco si conosce della figura di Karami, il cui pseudonimo è Abou Moaweya. Secondo un attivista dei diritti umani di Bengasi, citato dal sito International Business Times, in passato ha militato nella formazione Ansar al-Sharia dopo la caduta di Mummar Gheddafi nel 2011. Karami ha iniziato a farsi un nome in veste di predicatore, prima a Bengasi e poi a Derna, fino a quando non ha assunto un ruolo di primo piano a Sirte, "diventando Mufti di Daesh, grazie alle sue conoscenze". Secondo l'attivista Karami ha frequentato "una Kkwala, scuola privata islamica" e rispetto agli altri jihadisti, "ha una buona cultura alle spalle".Armi chimicheIntanto giungono testimonianze dell'uso da parte dei jihadisti di armi chimiche. Lanciate anche contro le popolazioni civili. (vedi link a fianco) Ma "sconfiggere lo stato islamico è possibile" Sconfiggere lo Stato Islamico "si può, se si vuole". Lo afferma il patriarca della Chiesa siro-cattolica Ignace Youssif III Younan in un'intervista alla Radio Vaticana in occasione della beatificazione, questo pomeriggio ad Harissa, in Libano, del vescovo siro-cattolico Flavien Michel Melki, martirizzato cento anni fa, il 29 agosto 1915, durante le persecuzioni dell'Impero Ottomano. "In Occidente, purtroppo - sottolinea Younan -, i Paesi non hanno ancora trovato un accordo sulla strategia da seguire e quindi lasciano che le cose vadano avanti in questo modo". "Vediamo anche il problema dei migranti: perché l'Unione Europea - e tutto l'Occidente - non trovano il coraggio di dire chiaramente il motivo per il quale queste migliaia di migranti arrivano con così tanti rischi, perché ci sono tanti morti? Perché non prendono una decisione comune a livello internazionale?", prosegue il patriarca siro-cattolico. "I Paesi arabi, che sono a maggioranza musulmana, hanno vasti territori e miliardi di dollari - aggiunge -. Allora perché non dare a questi poveri una sistemazione in qualche regione mediorientale, sotto l'egida delle Nazioni Unite, e poi aiutarli a ritornare nelle proprie case una volta che la situazione sarà migliorata? E invece nessuno ne parla: questi popoli hanno affinità di lingua, di religione e di cultura. Purtroppo, però, i governanti non sono in grado di far fronte a questo problema".    Per quanto riguarda poi la beatificazione di monsignor Melki, dice Younan, essa "è una consolazione che non si può descrivere, perché in questi tempi così difficili - per le sofferenze che patiamo, per le stragi che hanno luogo in Iraq e in Siria, per le violazioni dei diritti dell'uomo che vengono compiute, di fronte ai tanti cristiani che sono dovuti fuggire o sono stati rapiti - per noi questo è un segno di speranza e una grazia che ci è stata data dal Signore!". Il patriarca Sako: in Iraq serve un governo di emergenza nazionale Oggi in Iraq è necessario "un governo di emergenza nazionale", che sia in grado di rappresentare "tutte le componenti" del Paese, siano esse sciite, sunnite o curde, arabe o turcomanne, cristiane o yazide, per garantirne la salvezza e l'unità in un periodo critico. è quanto scrive il patriarca caldeo Louis Raphael I Sako in una lettera inviata alle massime autorità di Baghdad fra cui il presidente Fuad Masum, il primo pinistro Haider al-Abadi e il presidente del Parlamento Salim Abdullah al-Jabouri. Nel testo della lettera, riportata da AsiaNews, Sako si rivolge ai leader politici e istituzionali come "iracheno che ama il suo Paese" e "rispetta tutti gli iracheni". Il patriarca caldeo avverte che le riforme vanno discusse "saggiamente" perché godano di "legittimità" agli occhi dei cittadini. Inoltre, la classe politica e dirigente devono essere "equilibrate" e rispettose delle varie "componenti nazionali", scegliendo persone ad "alta integrità e professionalità". Servono riforme urgenti, per far uscire l'Iraq da una situazione di emergenza che ha messo in pericolo l'esistenza stessa dello Stato. Fra le priorità indicate dal capo della Chiesa caldea vi è anche il bisogno di "integrare le milizie" etniche e confessionali all'interno "dell'esercito regolare e della polizia". Queste forze necessarie per garantire sicurezza e unità al Paese, aggiunge, "non possono essere legate a partiti o correnti" come avviene oggi in cui, sul territorio, operano fazioni armate (fatta eccezione per la componente cristiana) che operano a difesa dell'interesse personale e soggettivo. "In questo modo - continua Sako - si aumenta la capacità dei militare e si rafforza l'unità nazionale". Raid contro l'Is La Turchia ha lanciato sulla Siria i primi raid aerei congiunti con la Coalizione internazionale anti-Isis a guida Usa. Lo annuncia Ankara. I caccia militari di Ankara, afferma un comunicato del ministero degli Esteri citato dai media turchi, "hanno colpito ieri in tarda serata obiettivi dell'Isis in Siria". Il 24 agosto Ankara aveva annunciato che Stati Uniti e Turchia avrebbero presto lanciato operazioni aeree congiunte e "ad ampio raggio" nel nord della Siria nell'ambito della coalizione internazionale che combatte contro l'Isis. Gli scavi archeologici di Pietrabbondante dedicati a Khaled al-Asaad "Dedichiamo il nostro lavoro di Pietrabbondante a Khaled al-Asaad, 82, archeologo, ucciso a Palmira il 18 agosto e a Kassim A. Yehya, 37, archeologo, ucciso nel Museo di Damasco il 12 agosto". Lo afferma Adriano La Regina dell'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte dopo aver individuato nel sito archeologico sannita "la Zecca dello Stato con la conservazione di monete in un'area contigua al Teatro Italico, insieme ad un importante ed antichissimo Tempio e ad un centro di amministrazione civica, che accentua, sul piano storico oltre che archeologico, il valore del sito sannitico di Pietrabbondante e impegna tutte le istituzioni nazionali, regionali e comunali a dare un prosieguo alle attività di scavo con l'obiettivo".

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